Quando il rosso è nero + Fatherland

di Qiu Xiaolong


di Robert Harris


E’ mia abitudine ormai da un bel po’ di tempo leggere più libri contemporaneamente: mi piace molto, e non ho mai problemi a seguire le varie trame. Ecco, questi due libri fanno eccezione, infatti mi hanno fatto confondere spesso, perché il caso (e le sfide!) ha voluto che li leggessi insieme e li ho trovati simili sotto molti aspetti. In entrambi c’è un omicidio che sembra nascondere un significato politico, un Partito che detta legge e a cui bisogna uniformarsi, un poliziotto che cerca di fare comunque il suo dovere, ovvero scoprire la verità.
La cosa più curiosa è che quel Partito che incombe sul protagonista, lo incalza e lo ostacola al tempo stesso, è politicamente diametralmente opposto nei due libri: se mi consentite la citazione uno è rosso, l’altro è nero.
Allora ho deciso di commentarli nello stesso post, altrimenti avrei ripetuto in entrambi tutta questa manfrina iniziale!
Ah, un’altra cosa che i due libri hanno un comune, ma solo per me, e che non ho capito nessuno dei due titoli!
Le recensioni le faccio comunque separate, qui dico solo che ho trovato Fatherland più avvincente, ma nel complesso meno bello di Quando il rosso è nero, soprattutto perché i personaggi di quest’ultimo mi sono piaciuto molto, invece in Fatherland mi davano l’idea di “già visto”. Ma ne parlo più approfonditamente nella recensione.

Quando il rosso è nero

Nei ricordi le cose si addolciscono miracolosamente. Era un verso di una poesia russa letta durante gli anni del liceo, ma che non aveva mai capito. Adesso, con il passare degli anni, ci era riuscito.

Shanghai, anni ’90. L’omicidio di Yin Lige non è un caso come tutti gli altri: la donna ha un passato di “scrittrice dissidente”, per cui il Partito teme delle implicazioni politiche, e fa pressioni perché sia concluso in fretta sull’agente Yu Guangming e sul suo capo, l’ispettore Chen. Quest’ultimo, però, ha appena preso le ferie, di cui ha diversi arretrati da smaltire, per lavorare ad una traduzione che gli frutterà molti soldi. Pensa che Yu possa cavarsela benissimo da solo nell’indagine, ma poi, un po’ per le pressioni per segretario di partito Li, un po’ per la curiosità che il caso gli ha suscitato, non riesce a tenersene del tutto lontano.

Quando ho iniziato a leggere questo libro credevo che fosse ambientato nel presente dell’autore, invece poi ho scoperto che il romanzo è del 2004, ma l’ambientazione è di una decina di anni prima. Non è per niente difficile capire il perché di questa decisione dell’autore: gli anni ’90 sono per la Cina anni di notevoli cambiamenti, quando il Paese si apre all’occidente e al capitalismo, e cominciano a nascere i primi ricchi (i signori Dollaroni, li chiamano nel libro), e la differenza di pensiero tra una generazione e l’altra è spesso abissale (emblematica la scena del bar quando Chen inorridisce un po’ di fronte al tè Lipton servito in bustina, ma si rende conto che invece Nuvola Bianca considera fico e di classe bere il tè così invece che sfuso).
La storia gialla è quindi una scusa per analizzare la società cinese, soprattutto grazie agli abitanti della shikumen* dove viveva la vittima, che offrono un sacco di tipi e di storie diverse che scopriamo durante le indagini e gli interrogatori. Mi è comunque piaciuto molto il mistero, soprattutto perché girava intorno ad un libro e a due scrittori. In effetti questa credo sia la cosa che più mi è piaciuta in questo romanzo, il fatto che la letteratura (anche se per la maggior parte quella cinese, che non conosco) fosse sempre molto presente, soprattutto grazie al personaggio dell’ispettore Chen, che è poi quello che mi è piaciuto di più! :) Chen ha studiato letteratura all’università, avrebbe voluto fare lo scrittore, ma per diverse ragioni ha dovuto intraprendere la carriera in polizia, e alla fine è diventato un misto tra le due cose: un ispettore appassionato al lavoro investigativo, che ha a cuore i casi da risolvere, e che ha sempre una citazione letteraria adatta a qualsiasi situazione in cui si trova! :) L’ho adorato! :)
Belli comunque tutti i personaggi, anche quelli che conosciamo solo per poco, come il “buongustaio frugale” Ran. :) Il mistero è interessante, anche se non è propriamente né thriller né giallo classico, non c’è colpo di scena finale, si arriva alla verità piano piano, insieme agli investigatori. Mi è un po’ spiaciuta una cosa nel finale, cioè quando lo scapestrato Cai, va da Yu per ringrazialo di averlo scarcerato, e promette di rigare dritto da allora in poi e occuparsi della famiglia. Mi è sembrata una redenzione un po’ forzata, un’aggiunta un po’ melensa a un lieto fine che comunque c’era già stato: insomma, una cosa superflua, inserita forse per non lasciare in sospeso nessuna delle storie anche solo accennate.

A parte questo particolare, e l’orrore che ho provato quando due personaggi mangiano la sauna di gamberi, proprio un bel romanzo!

Dammi 4 parole

Indagini e letteratura: bello!

Scheda del libro

Titolo: Quando il rosso è nero
Autore: Qiu Xiaolong
Serie: Ispettore Chen
Titolo originale: When Red Is Black
Anno prima pubblicazione: 2004
Casa Editrice: superPocket
Traduzione: Fabio Zucchella
Pagine: 285
sito ufficiale dell’autore (in inglese): Qiu Xiaolong
aNobii: LINK

Un po’ di frasi

L’agente Yu Guangming, della polizia di Shanghai, ancora barcollava sotto il peso del colpo. Non se n’era accorto subito, ma adesso che l’impatto cominciava a fare effetto si sentiva stritolato. Dopo mesi e mesi di continue riunioni e infiniti negoziati, aveva perso l’appartamento al Nuovo Villaggio di Tianling. Era un alloggio nuovo, e gliel’avevano assegnato in via ufficiale; il conferimento era stato perfino annunciato alla centrale, tra fragorosi applausi.
[incipit]

Bisogna essere un pupazzo di neve
per rimanere in piedi sotto la neve
ad ascoltare lo stesso messaggio
del vento urlante
con pazienza imperturbabile.
Osservare la scena
senza perdersi in essa
mentre un corvo affamato e sperduto
comincia a beccarti il naso rosso,
una carota, in apparenza.

(Poesia di Yang Bing dal titolo Pupazzo di neve)

«La tartaruga fa bene agli uomini stanchi di mezza età» gli sussurrò all’orecchio.
Era una tartaruga enorme, mostruosa. Con la testa tagliata e il guscio cosparso di zenzero a fette e di scalogno tritato, riempiva la piccola stanza di un aroma da sogno.

[explicit]

Fatherland

– Cosa si può fare se si dedica la vita a smascherare i criminali, e a poco a poco ci si accorge che i veri criminali sono quelli per cui si lavora? Cosa si può fare quando tutti ti dicono di non preoccuparti perché tanto non ci puoi fare niente ed è successo molo tempo fa?
– Immagino che si perda la ragione.
– Oppure può succedere di peggio. La si può ritrovare.
Xavier e Charlie

Berlino, aprile 1964. Siamo in un mondo in cui la Germania nazista ha vinto la Seconda Guerra Mondiale, e controlla buona parte dell’Europa. In un mattino piovoso viene ritrovato un cadavere sulle rive di un lago. Xavier March, investigatore della squadra omicidi della Kriminalpolizei, viene chiamato ad indagare.

Come ho già detto, ho trovato questo libro molto avvincente, un vero thriller come si deve, con in più l’ambientazione ucronica che è sempre molto affascinante. E’ poi tra l’altro la stessa che avevo incontrato ne La svastica sul sole. Qui però c’è molto meno spazio per la riflessione, e molto più per l’azione, ma mi è comunque piaciuto molto, soprattutto perché in Fatherland il mistero ruota attorno alla fine degli ebrei: avendo i nazisti vinto la guerra, non sono state rese note le atrocità dei campi di concentramento, gli stessi tedeschi ignorano cosa sia successo agli ebrei, sanno solo che sono stati mandati a Est.
Il voto e mezzo in meno rispetto a Quando il rosso è nero è dovuto al fatto che le vicende dei personaggi avevano un sapore stantio di “già visto, già letto”, in particolare l’ho trovato molto ma molto simile a Gorky Park: anche qui, il Partito è politicamente esattamente all’opposto, ma la sua interferenza nella vita del protagonista è più o meno la stessa. Poi c’è la ragazza suo malgrado coinvolta nel mistero (e i due ovviamente si innamorano), e non manca l’ex moglie. E soprattutto March è davvero molto simile ad Arkady Renko come personaggio, o almeno questa è l’impressione che mi ha dato, ma ammetto che forse ero condizionata da tutti gli altri punti in comune che avevo trovato. Per questo motivo sono stata tentata di dare a questo libro solo 3 stelline, ma alla fin fine è stata comunque una piacevole lettura, e il thriller era ben gestito, e diverso da quello di Gorky Park, per cui sono rimasta comunque sulle 4.
Il finale è tronco e tristissimo: non sappiamo che fine ha fatto Charlie, anche se March è convinto che sia al sicuro, e lui lo lasciamo mentre sta, probabilmente, per essere ucciso. Non sappiamo neanche, quindi, se le informazioni che i due hanno raccolto verranno rese pubbliche, che succederà alla Germania e al Presidente Kennedy (non quel Kennedy!). Di solito non mi dispiacciono i finali lasciati in sospeso, però almeno potevano darci la conferma della salvezza di Charlie!.

Dammi 4 parole

Ucronico fa sempre figo

Scheda del libro

Titolo: Fatherland
Autore: Robert Harris
Titolo originale: Fatherland
Anno prima pubblicazione: 1992
Casa Editrice: Mondadori (I MITI)
Traduzione: Roberta Rambelli
Pagine: 370
aNobii: LINK

Segnalibri: quello che ho usato durante la lettura (in alto a destra), è stato realizzato da Larein

Un po’ di frasi

Nubi pesanti avevano gravato su Berlino per tutta la notte, e indugiavano ancora in quello che passava per mattino. Alla periferia occidentale della città, sprazzi di pioggia scorrevano come fumo sulla superificie del lago Havel.
[incipit]

March si tolse il berretto, lo lanciò sull’erba nello stesso modo in cui suo padre aveva avuto l’abitudine di lanciare le pietre piatte sull’acqua del mare. Poi estrasse la pistola dalla cintura, si assicurò che fosse carica, e si avviò verso gli alberi silenziosi.
[explicit]


* shikumen: edificio di due/tre piani a mattoni neri/grigi. Ogni abitazione è collegata alle altre e disposta in stretti vicoli. Ogni vicolo ha un’entrata caratterizzata da un arco di pietra il cui nome è letteralmente Shikumen.

2 pensieri riguardo “Quando il rosso è nero + Fatherland

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