Home » Spiegelman » Maus Maus Pubblicato venerdì 28 Gennaio 2011; 15:31mercoledì 21 Agosto 2019; 18:08 da PhoebesLascia un commento Racconto di un sopravvissuto di Art Spiegelman Titolo: Maus Sottotitolo: Racconto di un sopravvissuto Titolo originale: Maus: A Survivor’s Tale Genere: fumetto Autore: Art Spiegelman Nazionalità: statunitense Prima pubblicazione: 1991 Ambientazione: Polonia, anni 30 e 40 del XX secolo Personaggi: Art Spiegelman, Vladek Spiegelman, Anja Casa Editrice: Einaudi Traduzione: Cristina Previtali Pagine: 292 Provenienza: Biblioteca, 12 gennaio 2011 Link al libro: GOODREADS – ANOBII inizio lettura: 21 gennaio 2011 fine lettura: 27 gennaio 2011 Voto: 9/10 E siamo arrivati a campo di concentramento di Auschwitz. E sapevamo che da qui noi non usciamo più… sapevamo… che ci uccidono con gas e poi buttano in forni. Era il 1944… sapevamo tutto. E eravamo qui. I genitori di Art Spiegelman sono due sopravvissuti di Auschwitz. In questo libro racconta la loro storia attraverso i racconti del padre. Una piccola storia in immagini, per raccontare l’orrore più grande. A sinistra, il segnalibro che ho usato durante la lettura, e mi è stato regalato da Martj perché ho indovinato una citazione nella Sfida delle citazioni nel gruppo Readers Challenge. Invece il segnalibro a destra, dedicato al libro, è mio! Non ricordo quando ho sentito parlare per la prima volta di questo graphic novel, ma ricordo che mi stupì e incuriosì la scelta di rappresentare i personaggi come animali. Sapevo vagamente che parlava dell’Olocausto e che gli ebrei erano visti come topi, e i tedeschi come gatti, visione abbastanza metaforica. Però credevo che questa scelta narrativa implicasse il racconto di una storia di fantasia, ambientata in un mondo di fantasia in cui sarebbe ovviamente stato facile riconoscere l’Europa della Seconda Guerra Mondiale. Ma non è così. Se si esclude l’animalità di personaggi (oltre alle due specie citate ci sono anche polacchi/maiali, francesi/rane e americani/cani), la storia è proprio quella del padre di Spiegelman, compresa di particolari personali e a volte anche poco edificanti (per esempio la sua estrema tirchieria che lo fa assomigliare allo stereotipo dell’ebreo strozzino). Così attraverso il parlare stentato di un vecchio brontolone viene fuori un racconto agghiacciante e poetico, una storia di dolore e amore. Una storia che vorremmo dimenticare, ma che dovremmo invece avere sempre nella memoria, e non solo nel giorno a lei dedicato. Ho letto questo libro adesso principalmente perché l’ho iscritto alla sfida La lettura e l’immagine; soltanto dopo averlo preso in Biblioteca ho pensato che avrei potuto farne coincidere la lettura con la Giornata della Memoria. Infatti avrei voluto postare questa recensione ieri, ma il libro l’ho finito in serata, e non ho fatto in tempo. Però, come dicevo, poco male, certe cose è meglio ricordarle sempre. Parafrasando Lorenzo e Luca: o è la Giornata della Memoria tutti i giorni, o non lo è mai. Quindi, in quanto a tema, ovviamente, niente da obiettare. Ma questo libro è veramente bellissimo nella sua interezza. La crudezza di certe scene non è mitigata dal fatto che i protagonisti siano topi, si soffre e ci si commuove comunque intensamente. Il parlare sgrammaticato di Vladek mi ha conquistata, sentiti direttamente dalla sua voce i ricordi di quegli anni hanno un fascino tutto particolare! Ho apprezzato moltissimo anche la traduzione, soprattutto per la nota introduttiva in cui la traduttrice spiega alcune particolarità linguistiche, e il modo in cui ha scelto di tradurle. Insomma, questo libro è stupendo, reale e vagamente onirico al tempo stesso. È una testimonianza preziosa e un capolavoro per cui mi sento veramente grata all’autore. Mi dispiace solo per una cosa: ora devo andare a restituirlo alla Biblioteca!!! Dammi 4 parole Un topo sanguina storia (Questa frase si rifà al titolo della prima parte del libro: “Mio padre sanguina storia”. Mi è piaciuta talmente tanto che ho voluto riportarla nella mini recensione!) Sfide La Sfida infinita (o quasi)… quarta edizione! La Sfida Nascosta 2011 Sfida “Dammi 4 Parole” SFIDA: la lettura e l’immagine La sfida dell’ALFABETO 2011 Un po’ di frasi e immagini Rego Park, N.Y. circa 1958 Ricordo che era d’estate. Avevo dieci o undici anni… («Chi arriva ultimo a scuola è uno scemo!») … stavo pattinando con Howie e Steve… mi si sganciò un pattino. «Ehi! Ragazzi aspettatemi!» «Scemo! Ah ah!» «A-aspettatemi! … Snk. Snf» Mio padre aggiustava qualcosa davanti casa. «Artie! Vieni! Tieni qui un momento quando sego.» «Snrk?» «Perché piangi Artie? Stringi meglio legno.» «So-sono caduto e i miei amici m-mi hanno lasciato qui.» Smise di segare. «Amici? Tuoi amici?… Se chiudi loro insieme in stanza senza cibo per una settimana… allora tu vedi cosa è amici! …» [incipit] – La mamma non era tanto attraente, vero? – Non così come Lucia… ma se tu parlavi poco poco con lei, ti innamoravi di lei sempre di più. Art e suo padre E siamo arrivati a campo di concentramento di Auschwitz. E sapevamo che da qui noi non usciamo più… sapevamo… che ci uccidono con gas e poi buttano in forni. Era il 1944… sapevamo tutto. E eravamo qui. – Molti giovani tedeschi ne hanno piene le tasche di storie sull’Olocausto. Sono cose successe ancora prima che nascessero. Perché dovrebbero sentirsi in colpa? – Chi sono io per dirlo? Ma molte società che fiorirono nella Germania nazista sono più ricche che mai. Non so… forse TUTTI devono sentirsi in colpa. TUTTI! PER SEMPRE! Giornalista e Art – Ahimé! Temo proprio di non capire. – Sì… Auschwitz nessuno può capire. Art e suo padre explicit Leggi> Quindi… ferma tuo registratore, ti prego. Sono stanco di parlare, Richieu. E ho raccontato bastanza storie, per ora… Condividi:FacebookTwitterTumblrPinterestPocketWhatsAppTelegramE-mailStampaMi piace:Mi piace Caricamento... Correlati