Notre-Dame de Paris – Libri VI – VII – VIII


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Sapere aude
Osa sapere

(sul muro della stanza segreta di Frollo)

Cominciamo ad entrare nel vivo della storia! Niente più capitoli descrittivi, qui si vive passione e dolore a ogni pagina!

ATTENZIONE SPOILER!
Gli spoiler (anticipazioni sulla trama) non sono segnalati in alcun modo, poiché occupavano gran parte del commento.
Leggete a vostro rischio e pericolo!

Rivediamo, anche se solo per un po’, Gringoire, che mi piace sempre molto come personaggio. E, come lui, mi sto affezionando molto anche a Djali!! ^_^

Però, in questi capitoli, mi è piaciuto soprattutto il personaggio di Esmeralda. Innanzi tutto, è l’unica a provare sentimenti umani per Quasimodo, anche se proprio lei era l’unica ad avere un motivo valido per avercela con lui, perché l’aveva spaventata tentando di rapirla!

E quanta pena mi fa la sua ingenuità! Un po’ vorrei anche prenderla a schiaffi per come pende dalle labbra di Phoebus, però non riesco a non scusare il suo slancio d’amore per il bell’ufficiale che l’ha salvata, e la sua fiducia in colui che ama e che quindi crede degno di ogni stima! Povera davvero, contesa tra due uomini che vogliono solo possederla!

Frollo mostra finalmente tutta la sua crudeltà! Ad un certo punto quasi quasi mi stava anche facendo pena, quando dice ad Esmeralda:

Tu soffri, è vero? hai freddo, la notte ti accieca, la prigione ti serra: ma forse tu hai ancora qualche luce in fondo a te, non foss’altro che il tuo amore di bambina per quell’uomo vano che ingannava il tuo cuore! Mentre io porto la prigione dentro di me, e l’inverno, e il ghiaccio, e la disperazione: ho la notte nell’anima.

Trovo che su questo abbia ragione: Esmeralda ha la sua innocenza e il suo cuore che non le permettono di essere del tutto svilita, e la sostengono anche in quest’ora buia. Lui invece è marcio dentro. Però la comprensione per Frollo dura pochissimo: il fatto che lui, assassino, non solo sta per far morire un’innocente al posto suo, ma ha anche il coraggio di dichiararsi più sfortunato di lei, di sentirsi lui la vittima in questa situazione… questo proprio non si può perdonare!!!

Per fortuna, chi l’avrebbe mai immaginato, arriva un altro eroe (sarei tentata di dire, un vero eroe) a salvare la fanciulla: Quasimodo! E più ancora che all’Epifania, quando era stato incoronato Papa dei Matti, stavolta davvero diventa l’idolo della folla incostante, che brama solo qualcosa di sensazionale, poco importa che sia l’impiccagione di una povera ragazza, o il suo imprevisto salvataggio.

Un’ultima cosa, che non c’entra nulla con la storia, ma mi ha fatto fare un grande applauso mentale alla bravura di Hugo:

Quando io vi parlo di queste cose, vi fanno l’effetto di cose vecchie, è vero?… a me invece fanno l’effetto di cose giovani…

È la madre di Fleur-de-Lys che parla a Phoebus, essendosi forse resa conto del fastidio che prova il capitano ogni volta che lei ricorda i bei tempi andati. In una sola frase, quanta verità, quanta dolceamara malinconia! Il personaggio men che secondario che finora era servito al massimo a far sorridere, all’improvviso si ammanta di realismo, mi viene fuori dalla pagina, mi commuove, mi sorprende, mi conquista! Poco male se non la vedremo più, in fondo di lei mi importa poco. Ma mi ha regalato un rigo di beatitudine letteraria! :)

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Un po’ di frasi

L’uditore era sordo: poco male per un uditore. Tanto è vero che maestro Florian non giudicava per questo con minor congruenza e sempre in mono inappellabile. È accertato che a un giudice basta saper fingere di ascoltare; e il venerabile uditore sapeva far questo meglio di ogni altro, in quanto la sua attenzione non poteva essere distratta da nessun rumore.
[…]
Se per caso capitava che la sua infermità si tradisse per qualche apostrofe incoerente o per qualche domanda inintelligibile, la cosa passava per profondità presso alcuni per imbecillità presso altri. In ambedue i casi l’onore della magistratura era salvo, perché un giudice può essere benissimo profondo o imbecille a suo piacere, ma sordo no.

– Avete mai veduto la berlina in azione, mia cara Mahiette?
– Oh, sì! A Reims.
– Eh! Ma che cosa può mai essere quella vostra berlina di Reims? Sarà una gabbiaccia dove non capitano altro che villani. Una miseria!
– Dei villani? Al Marché-aux-Draps! a Reims! Che bellezza di assassini che ci si son visti, invece: gente che aveva ucciso padre e madre! altro che villani! Per chi ci prendete, Gervaise?

I piani di quelle prigioni più si affondavano nel suolo più si rimpicciolivano e si rabbuiavano. Erano tante zone in cui si graduavano le sfumature dell’orrore. Dante non avrebbe potuto trovare niente di peggio per il suo inferno. Quegli imbuti di orridume terminavano generalmente in un pozzo a fondo di tino nel quale Dante ha messo Satana e la società metteva i condannati a morte. Una volta sotterrati laggiù addio giorno per sempre, addio aria, vita, ogni speranza [in italiano nel testo], non si usciva se non per andare alla forca o al rogo. Qualche volta una creatura umana marciva là dentro; la giustizia umana chiamava questo: dimenticare.

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