Titolo: Tre uomini a zonzo Serie: Three Men (2) Titolo originale: Three men of the bummel Genere: umoristico, viaggio Autore: Jerome Klapka Jerome (Society – Wikipedia) Nazione: Regno Unito Anno prima pubblicazione: 1900 Ambientazione: Germania, Foresta Nera; fine XIX secolo Personaggi: Harris, George, J Casa Editrice: BUR Traduzione: Alberto Tedeschi Pagine: 240 Link al libro: ANOBII
Voto:8 e 1/2/10
Io desidero essere altrettanto leale con i lettori di questo libro ed esporne coscienziosamente qui tutte le manchevolezze: non voglio che qualcuno lo legga credendo di trovarci quello che non c’è.
Non vi sarà nessuna informazione utile in questo libro.
Jerome racconta in prima persona un altro viaggio con gli amici Harris e George, stavolta in Germania, nella Foresta Nera, per allargare le innumerevoli prese in giro anche alle popolazioni dell’Europa continentale! :)
Ero un po’ titubante all’idea di leggere questo libro: dopo Tre uomini in barca, un capolavoro, potrà Jerome ripetersi?, mi chiedevo. Poi una recensione favorevole mi ha convinta! Bè, sì, alla mia domanda posso rispondere affermativamente: Jerome riesce a replicare egregiamente! Certo, è un secondo libro, quindi sempre inferiore al primo se non altro perché sai già cosa ti aspetta, non c’è più quella sorpresa che ti fa gridare al genio… ma quasi! XD
Veramente divertenti le avventure dei tre amici a zonzo, assurde ma anche così vere, ancora adesso, a più di un secolo di distanza! Interessantissima la tappa a Praga, su cui sto leggendo in questo periodo il saggio di Ripellino Praga magica.
Molto carini anche i disegni di L. Raven Hill presenti nella mia edizione, che erano poi quelli della prima edizione del 1900.
Nell’ultimo capitolo Jerome ci regala anche un po’ di serietà (del resto, l’aveva precisato nel titolo: CAPITOLO XIV. Che è serio come si conviene a un capitolo di commiato. Le ultime righe sono molto malinconiche, ma veramente belle! Non contengono spoiler, per cui non le coprirò, ma sono comunque le ultime righe del libro, per cui avviso: ATTENZIONE, STATE PER LEGGERE LA FINE DEL LIBRO!!
«Che cos’è, precisamente, il Bummel*?» domandò George. «Come lo si potrebbe tradurre?»
«Io lo definirei un viaggio, lungo o breve, senza una meta precisa» spiegai. «L’unica regola fissa, nel Bummel, consiste nel ritornare entro un dato tempo al punto di partenza. Talvolta, si va per strade affollate, talvolta attraverso campi e sentieri, talvolta si dispone di poche ore oppure di qualche giorno. Ma, breve o lungo che sia il viaggio, e dovunque ci conduca, il nostro pensiero è sempre fisso sulla sabbia che scorre nella clessidra. Chiniamo la testa in cenno di saluto e sorridiamo a molte persone che incontriamo; con qualcuna sostiamo a far quattro chiacchiere, oppure ci accompagniamo per un tratto. Vediamo molte cose interessanti e spesso ci sentiamo un po’ stanchi. Però, nel complesso, ci siamo divertiti, e la fine del Bummel desta in noi un po’ di rammarico.»
[explicit]
Di che cosa stiamo parlando, di preciso, Jerome? Del viaggio, del libro, o della vita?
Grazie a…
…eccentrika, la cui recensione mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro.
(Poche, purtroppo! Ne avrei volute riportare molte di più!).
«Quel che ci occorre» disse Harris «è un diversivo.»
[incipit]
«Il fiume non è più quello d’un tempo» dissi. «C’è qualche cosa che non saprei definire… una certa umidità… nell’aria del fiume… Quando ci vado, mi si acutizza immancabilmente la lombaggine.»
«Hai ragione» disse George. «Non so come sia, ma non riesco più a dormire nelle vicinanze del fiume. Ho passato una settimana al villino di Joe, in primavera; be’, ogni notte mi svegliavo alle sette e non riuscivo più a chiudere occhio.»
«Prima di preparare il bagaglio» diceva mio zio, «si deve fare una lista di quello che occorre.»
Era un uomo metodico.
«Prendi un pezzo di carta» cominciava «fa’ l’elenco di tutto ciò che ti può servire in viaggio, poi rileggi la lista e vedi se c’è qualcosa di cui, eventualmente, puoi fare a meno. […]»
Era il sistema che lui stesso usava. Una volta fatta la lista, la rileggeva con cura, come consigliava di fare anche agli altri, per vedere se non aveva dimenticato nulla. Poi la rileggeva e cancellava tutto quanto poteva essere superfluo.
Dopo di che, perdeva la lista.
Ogni vallata ove l’uomo ha la sua dimora possiede la propria canzone. Vi dirò la trama; potete volgerla in versi e metterla in musica per conto vostro.
C’era una volta una fanciulla, sopraggiunse un baldo giovane, l’amò e cavalcò via.
E’ una monotona canzone scritta in molte lingue.
Non riuscimmo ad attuare interamente il nostro programma, per il semplice fatto che le azioni umane sono sempre inferiori agli umani propositi. E’ facile dire e credere, alle tre del pomeriggio, che «ci alzeremo alle cinque del mattino, faremo una colazione leggera alle cinque e mezzo, e partiremo alle sei».
A fare i conti con la mia coscienza, ci penso io. Mi alzo alle sette ogni giorno, da una settimana in qua, e calcolo che sia la mia coscienza ad avere un debituccio verso di me.
George
Alle estremità di ogni ponte si trova un agente che insegna al tedesco come deve attraversarlo. Se l’agente non ci fosse, il tedesco si metterebbe probabilmente a sedere e aspetterebbe che il fiume abbia finito di passare.
* il traduttore di google mi dà “baldoria” come significato di “bummel”, ma penso si potrebbe tradurre, in questo caso, più appropriatamente “andare a zonzo”, visto che è il termine usato da Jerome nel titolo originale del libro.
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