Un commento su una mostra, un libro, un pittore
Questa rubrica sarà postata di mercoledì, ma sicuramente non ogni mercoledì. Si parla di arte, di artisti, di musei, di archeologia, di architettura… tutti argomenti che mi appassionano ma di cui non sono sicuramente un’intenditrice. Lo scopo di questa rubrica è quindi fare una chiacchierata su cose che vedo, sento, leggo, eccetera. Spero vi piacerà! :)
a cura di Francesca Marini, presentazione di Renato Guttuso
Titolo: Caravaggio
Genere: arte
Curatori: Francesca Marini, Renato Guttuso (presentazione)
Nazione: Italia
Anno prima pubblicazione: 2003
Casa Editrice: Rizzoli/Il Corriere della Sera
Pagine: 188
Link al libro: ANOBII
Come è possibile che ancora oggi, dopo Kandinsky o Mondrian, il passante più casuale, o il patito di Pollock o di Rauschenberg, o il più condiscendente elettore dell’arte ludica, entri in San Luigi dei Francesi e senta riaprirsi in petto una piaga che credeva chiusa per sempre?
Renato Guttuso
Leggendo questa frase di Guttuso, scritta nella presentazione del libro, mi vengono i brividi e le lacrime agli occhi, perché ricordo di quando sono andata anch’io a San Luigi dei Francesi e ho potuto vedere dal vivo quello che secondo me è il quadro più bello di Michelangelo Merisi da Caravaggio, la Vocazione di San Matteo. Non me ne intendo molto di arte, quel poco che so è quel che mi ricordo di quanto ho studiato in Storia dell’Arte al Liceo, però so che adoro Caravaggio: tra tutti gli artisti che ho studiato e di cui ho sentito parlare lui è quello che più mi ha colpito. Parlando con un’amica di questo pittore tempo fa mi chiedevo: chissà che cosa avrebbe potuto dipingere se non avesse dovuto “sottostare” alle richieste dei committenti! Peccato non aver potuto vedere cosa avrebbe disegnato per conto suo! Ho poi scoperto che in realtà qualche quadro per lui solo il Merisi l’ha anche fatto, ma ne parlerò dopo. Quel che qui mi preme di citare è la risposta che mi diede questa amica: non sono d’accordo, secondo me la grandezza di Caravaggio sta proprio nell’aver realizzato a modo suo le opere commissionategli, cioè, insomma, è nel fare quello che facevano tutti gli artisti a lui precedenti e contemporanei, che ha potuto mostrare la sua peculiarità. Riflettendoci, penso che possa aver avuto ragione lei. In ogni caso, comunque, secondo me è il pittore più geniale che sia mai esistito.
Così quando ho scoperto che alle Scuderie del Quirinale c’era una mostra tutta dedicata a lui, ho deciso che ci dovevo andare. Ho prenotato verso la fine di aprile, e il primo giorno festivo che aveva ancora qualche turno di visita libero era ieri, il 2 giugno! Per consolarmi della lunga attesa, mi sono letta questo libro che avevo in casa da tempo, ma non avevo ancora letto, e che ho finito proprio ieri.
Non stavo più nella pelle, più leggevo il libro, più scoprivo cose nuove, più avevo voglia di andarci, e finalmente ieri è arrivato il gran giorno!
Il segnalibro che ho usato durante la lettura, è stato realizzato da rosella che me l’ha regalato in occasione dello scambio natalizio di segnalibri nel gruppo Readers Challenge. L’ho scelto perché con suo aspetto da “dipinto a mano” mi sembrava quello più adatto per un libro dedicato ai dipinti (ed era anche delle giuste dimensioni!). |
L’emozione è stata veramente grande, non mi sarei staccata più dai quadri, solo che poi adocchiavo da lontano i successivi e allora correvo a vedere anche quelli. La mostra era organizzata al primo e al terzo piano del Palazzo, divisa in una decina di sale, con pannelli esplicativi ogni tanto, e tutto buio. Sì, forse in omaggio a colui che ha fatto del contrasto tra luci e ombre il suo, come dire, cavallo di battaglia, il suo tratto identificativo, le sale della mostra erano al buio, le uniche luci erano (ovviamente) dirette verso i quadri. Così mentre ero in contemplazione, che so, della centomilaliresca Canestra di frutta (che è molto più piccola di come immaginavo!) mi saltava all’occhio, tra le teste degli altri visitatori, nel buio circostante, che più in là c’era per esempio un Giuditta e Oloferne, allora mi staccavo per andare a vegetare lì davanti un altro po’ di minuti!
I colori, le luci, la perfezione di ogni particolare… ogni dipinto mi pareva più bello dell’altro! Aspettavo con ansia che la folla si diradasse un po’ per potermi piazzare proprio davanti al quadro, al limite della striscia dei sensori (e sono riuscita a non far suonare mai l’allarme! ;>). Ad un quadro, in particolare, mi sono dovuta avvicinare molto per osservarlo bene: l’Incoronazione di spine; perché in basso a sinistra, il bordo dell’armatura del soldato, mi sembrava fosse tridimensionale, avevo proprio l’impressione che uscisse dalla tela!
Mi spiace solo per una cosa: erano davvero un po’ pochine le opere esposte, in confronto all’immensa mole di quadri dipinti nella sua seppur breve vita da Michelangelo Merisi! Mancava per esempio quello che ho citato all’inizio, la Vocazione di San Matteo, rimasta nella chiesa di San Luigi dei Francesi, e anche altri due quadri che amo molto, la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro, che si trovano invece nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Ma va bè, questi quadri li avevo già visti, e sono sempre lì, a Roma, in quelle due chiese che tra l’altro, se non ricordo male, sono anche vicine. Invece molte altre opere presenti alla mostra venivano non solo da tutt’Italia, ma anche dal mondo intero (Texas, Gran Bretagna, Austria…), perciò probabilmente questa era davvero per me l’unica occasione di poterle vedere dal vero!
L’unica assenza di cui davvero mi sono dispiaciuta molto è stata quella della Decollazione di san Giovanni Battista (che si trova a Malta), unica opera, a quanto ne so, che porta la firma dell’autore.
Ma questa è stata veramente l’unica delusione, per il resto ho vissuto questa visita con sempre crescente emozione!
Che meraviglia la Cena in Emmaus! Conoscevo già questo dipinto, non l’avevo mai visto dal vivo, e non sapevo che pare sia stato dipinto da Caravaggio per se stesso, senza nessuna commissione (ecco, come dicevo all’inizio, la smentita della mia supposizione!). Quanto mi sono persa davanti alla Cattura di Cristo, che sul libro non mi aveva particolarmente colpito! Così come è successo anche per il Concerto e per Amor vincit omnia. Quest’ultimo in particolare merita qualche spiegazione in più. Ho letto sul libro che nel 1630 Joachim von Sandrart venne incaricato da Vincenzo Giustiniani di inventariare la sua ricchissima collezione di opere d’arte, tra cui alcuni lavori di Caravaggio. A proposito di Amor vincit omnia, von Sandrart disse:
Sinceramente, guardando la riproduzione sul libro, non capivo cosa ci fosse di così eccezionale. Inutile dire che dal vivo la cosa mi è divenuta subito chiara! Non è diventato d’improvviso il mio preferito, ma non fatico a capire perché secondo von Sandrart le altre opere sfigurassero al confronto di questa!
Bene, ho parlato del pittore e della mostra e anche già un po’ del libro, mi resta da dire solo riguardo al libro che è semplice, interessante e abbastanza completo (anche se mancavano alcune opere che poi alla mostra ho visto).
Insomma, sono più che soddisfatta di questa lettura e (ovviamente!) ancor più di questa visita!!!
Ah, un’ultima sciocchezzuola: all’uscita della mostra c’era anche un negozietto/libreria, con molte cose a tema Caravaggio. Volevo approfittare dell’occasione e comprare Il colore del sole di Camilleri, libro appunto su Caravaggio. Purtroppo era terminato! :( E così questo libro dovrà vegetare nella mia wishlist ancora per un po’!