Tao-teh-ching
di Lao-Tzu
Titolo: Il libro del Tao
Sottotitolo: Tao-teh-ching
Titolo originale: Tao Te Ching (in Wade-Giles), Dàodéjīng (pinyin), 道德經 (cinese)
Genere: saggio, filosofia
Autore: Lao-Tzu
Nazione: Cina
Anno prima pubblicazione: VI secolo a.C.
Casa Editrice: Newton Compton
Traduzione: Girolamo Mancuso
Pagine: 85
Link al libro: ANOBII
La via che si può considerare la via non è una via invariabile; i nomi che si possono considerare nomi non sono nomi invariabili.
[incipit]
Quando Lao-Tzu vide la decadenza di Zhou, decise di partire verso Occidente. Giunto al confine, il doganiere gli chiese come “pedaggio” di scrivere un libro. E lui scrisse il libro del Tao.
Questo libro l’avevo iniziato molto tempo fa, e poi abbandonato. Ora la sfida della filosofia mi ha dato l’occasione per leggerlo, finalmente!
È un testo difficile, fatto di brevissimi capitoli spesso molto criptici, ma proprio per la brevità e la concisione si legge comunque con piacere.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura. |
Molto bella questa edizione della Newton, ricca di note del traduttore che approfondiscono ogni tanto alcune frasi*, riportando le parole cinesi e motivando le scelte della resa in italiano, o fornendo a volte qualche versione alternativa. Nell’interessante introduzione, scritta sempre dal traduttore Girolamo Mancuso, viene riportato un brano di Fung Yu-lan: per ben fatta che sia, la traduzione finisce sempre con l’essere più povera dell’originale: per coglierne tutta la ricchezza, bisognerebbe leggere tutte le traduzioni già fatte e quelle ancora da fare. Fung si riferisce sempre a questo libro, ma è una considerazione secondo me valida un po’ per tutti i libri. Leggevo proprio ieri su QUESTO BLOG una frase di Pennac: «È vero ancora che Yasmina Melaouah, Manuel Serrat Crespo, Evelyn Passet e alcuni altri miei amici traduttori dubitano che “la finestra”, “a janela”, “das Fenster”, “the window” o “la fenêtre” indichino esattamente la stessa cosa, poiché nessuna si affaccia sugli stessi rumori né si richiude sulle stesse musiche.» Infatti già normalmente quando leggo un libro tradotto mi faccio mille problemi, mi secca non essere in grado di leggere l’originale, e di dover “sottostare” alla versione propostami da un altro, che, per quanto bravo (e non sempre i traduttori, purtroppo, lo sono!) mi dà comunque la sua interpretazione. In questo caso la difficoltà risulta esasperata, in quanto pare che questo testo sia considerato dai più come intraducibile. Paradossalmente forse proprio per questo è il testo cinese antico più tradotto in Occidente!
Va bè, tra le tante lingue che mi piacerebbe non dico parlare, ma almeno sapere leggere, il cinese è abbastanza in fondo alla lista, per cui mi accontento del comunque ottimo lavoro fatto da Mancuso! :)
Ovviamente da un libro fatto di massime non potevo che tirare fuori un sacco di frasi da condividere: ammetto che alcune non le ho capite, ma mi sono sembrate bellissime lo stesso!
Sfide
Un po’ di frasi
Si cuoce l’argilla per fare un vaso: nel suo non-essere sta l’utilità del vaso.
* Tra l’altro, ho trovato interessantissima una curiosità che Mancuso ha inserito anche se non è direttamente collegata col testo. Riguarda il termine xing che significa “nome di famiglia, cognome”: questa parola è scritta con un carattere che ha come chiave semantica il carattere “donna”: è probabile quindi che all’epoca in cui fu inventata la scrittura in Cina esisteva un sistema di discendenza matrilineare.