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Se c’è il Piano, deve coinvolgere tutto.
Belbo
Che meraviglia di romanzo!!
Pesantuccio l’approccio, non posso negarlo, il primo capitolo ha faticato a farsi leggere, ma presto la storia e la scrittura di Eco mi hanno catturato, e non ho trovato più nulla di pesante. È rimasta, però, fino alla fine, la sensazione di capire meno della metà di quello che leggevo… non che sia una cosa del tutto negativa questa: vorrà dire che prima o poi mi toccherà rileggerlo, per vedere se ci capisco un po’ di più! :)
Il personaggio di Belbo è senz’altro quello che mi è piaciuto di più, fin da subito. Mi è piaciuta innanzitutto la sua ironia, ma soprattutto i suoi racconti, sia quelli scritti su Abulafia (stracolmi di citazioni letterarie, chissà quante non ne ho colte!), sia le rievocazioni della sua infanzia durante la guerra.
Bellissimo personaggio anche Lia, peccato che non le sia stato dato più spazio.
Ho amato moltissimo anche i Templari. Non ho potuto fare a meno di pensare un pochettino al videogioco Broken Sword che alla sua prima avventura (l’unica che ho giocato) indagava proprio sui Templari: leggendo il libro ho ritrovato un sacco di punti in comune! Allora non era per nulla una sciocchezza, quel gioco! ;)
Ma, a parte il gioco, i Templari hanno un fascino indiscutibile, a causa del mistero e della leggenda che li circondano, e adesso ho proprio voglia di leggere qualche saggio sull’argomento.
Insomma, questo romanzo si legge adorando ogni pagina, a partire già dalle citazioni che introducono ogni nuovo capitolo: belle, e azzeccatissime! Poi, più ci si addentra nel Piano, più il coinvolgimento aumenta: spesso anch’io, come Belbo nel romanzo, dimenticavo che era tutto un’invenzione!
E che emozione gli ultimi capitoli! Mi sono finalmente rifatta dello smacco de Il nome della rosa, perché quello quando l’ho letto la prima volta purtroppo sapevo già tutto, per colpa della mia professoressa delle medie in primis, e poi forse avevo pure visto prima il film, non ricordo bene. Stavolta invece mi sono potuta godere tensione e inquietudine che crescevano sempre più!
Se ne Il nome della rosa veniva attribuito un enorme potere ai libri, ne Il pendolo di Foucault Eco esalta il potere dell’immaginazione e della suggestione. Tutto il romanzo, infatti, si basa sul fatto che tre amici abbiano deciso, per gioco, di mescolare un po’ di lettere, un po’ di Storia, e creare!
Confermo il mio amore incondizionato per Eco! Lo trovo soprattutto un narratore divertente ed emozionante. Divertente perché prende in giro tutti: i suoi personaggi, i grandi della letteratura, noi lettori, e forse anche se stesso. Ed è indiscutibilmente un maestro nel creare la tensione!
La storia mi ha talmente coinvolto, che più di una volta mi sono chiesta: e se tutto questo romanzo non fosse altro che il contributo di Eco al Piano? Il suo modo per mandare un messaggio ai Templari? Oh my God!!! Il potere dell’immaginazione e della suggestione ha colpito anche me!!!! ;)
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Un po’ di frasi tra le più belle e/o significative.
Diotallevi e Belbo erano entrambi di origine piemontese e dissertavano sovente su quella capacità, che hanno i piemontesi per bene, di ascoltarti con cortesia, di guardarti negli occhi, e di dire “Lei dice?” in un tono che sembra di educato interesse ma che in verità ti fa sentire oggetto di profonda disapprovazione.
Ma gavte la nata, levati il tappo. Si dice a chi sia enfiato di sé. Si suppone si regga in questa condizione posturalmente abnorme per la pressione di un tappo che porta infitto nel sedere. Se se lo toglie, pffffiiisch, ritorna a condizione umana.
Belbo
Casaubon: L’argomento ontologico di sant’Anselmo è stupido. Dio deve esistere perché posso pensarlo come l’essere che ha tutte le perfezioni, compresa l’esistenza. Confonde l’esistenza nel pensiero con l’esistenza nella realtà.
Belbo: Sì, ma è stupida anche la confutazione di Gaunilone. Io posso pensare a un’isola nel mare anche se quell’isola non c’è. Confonde il pensiero del contingente col pensiero del necessario.
Casaubon: Una lotta tra stupidi.
Belbo: Certo, e Dio si diverte come un pazzo. Si è voluto impensabile solo per dimostrare che Anselmo e Gaunilone erano stupidi. Che scopo sublime per la creazione, che dico, per l’atto stesso in virtù del quale Dio si vuole. Tutto finalizzato alla denunzia della stupidità cosmica.
Casaubon: Siamo circondati da stupidi.
Belbo: Non si scappa. Tutti sono stupidi, tranne lei e me. Anzi, non per offendere, tranne lei.
Appartengo a una generazione perduta, e mi ritrovo soltanto quando assisto in compagnia alla solitudine dei miei simili.
Casaubon, sul perché frequenta così spesso il bar Pilade
Comportati da stupido e diventerai impenetrabile per l’eternità. Abracadabra, Manel Tekel Phares, Pape Satan Pape Satan Aleppe, le vierge le vivace et le bel aujourd’hui, ogni volta che un poeta, un predicatore, un capo, un mago hanno emesso borborigmi insignificanti, l’umanità spende secoli a decifrare il loro messaggio.
Casaubon
Si può essere ossessionati dal rimorso tutta la vita, non per aver scelto l’errore, di cui almeno ci si può pentire, ma per essersi trovati nell’impossibilità di provare a se stessi che non si sarebbe scelto l’errore…
Belbo
“O basta là,” disse Belbo. Solo un piemontese può capire l’animo con cui si pronuncia questa espressione di educata stupefazione. Nessuno dei suoi equivalenti in altra lingua o dialetto (non mi dica, dis donc, are you kidding?) può rendere il sovrano senso di disinteresse, il fatalismo coi cui essa riconferma l’indefettibile persuasione che gli altri siano, e irrimediabilmente, figli di una divinità maldestra.
…come un libro, o come un incantesimo, che è poi la stessa cosa.
Agliè
Mi stavo chiedendo chi siamo noi. Noi che riteniamo Amleto più vero del nostro portinaio. Ho diritto di giudicare costoro, io che vado in giro cercando Madame Bovary per farle una scenata?
Belbo
Ma tutti stavamo lentamente smarrendo quel lume intellettuale che ci fa sempre distinguere il simile dall’identico, la metafora dalle cose, quella qualità misteriosa e folgorante e bellissima per cui siamo sempre in grado di dire che un tale si è imbestialito ma non pensiamo affatto che gli siano cresciuti peli e zanne, e invece il malato pensa “imbestialito” e subito vede colui che abbaia o grufola o striscia o vola.
– Significato della parabola?
– Chi le ha detto che le parabole debbono avere un significato? Ma ripensandoci bene, forse vuol dire che spesso per provare qualcosa bisogna morire.
Casaubon e Belbo
“Dammi due giorni per rifletterci.” Quando Lia chiede due giorni per rifletterci è per dimostrarmi che sono stupido. L’accuso sempre di questo, e lei risponde: “Se capisco che sei stupido sono sicura che ti voglio bene davvero. Ti voglio bene anche se sei stupido. Non ti rassicura?”
Guai a fare finta, ti credono tutti.
Lia
Occorre che l’autore muoia perché il lettore si accorga della sua verità.
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Ho adorato questo libro, più andavo avanti e più mi prendeva in modo spasmodico, fino alle sconcertanti scene finali, davvero. Eco è un grande, e un altro suo romanzo che mi ha affascinato e fatto ridere a crepapelle è stato Baudolino.
ciao
(adesso ti linko sul blog)
Adoro Baudolino!!!!! Divertentissimo!!!
Io sono fermamente decisa a leggere almeno tutti i romanzi di Eco, e poi magari pure qualcuno dei suoi saggi…. Scrive troppo bene!!!
Grazie della visita, e del link! :)