di John William Polidori
Durante un inverno, proprio nel pieno della stagione mondana londinese, frenetica e dissipata, cominciò a fare le sue prime apparizioni nei salotti più eleganti un aristocratico che attirava l’attenzione più per la stravaganza dei modi che per la nobiltà dei natali. Egli osservava con distacco l’allegria della gente che lo circondava, senza peraltro parteciparvi. Pareva attratto soltanto dalle risate argentine delle fanciulle; con una sola occhiata egli riusciva a soggiogarle infondendo in quei cuori spensierati un brivido di sgomento. Coloro che avvertivano questa sensazione di paura, non sapevano spiegarsene la ragione: alcuni la attribuivano a quel suo occhio grigio e freddo come la morte che pareva posarsi sui volti senza penetrarli e che giungeva, invece, fino ai più riposti congegni del cuore. Lo sguardo di lui, in effetti, colpiva come un raggio di piombo che pesava sulla pelle senza attraversarla.
[incipit]
Il giovane Aubrey stringe amicizia con il misterioso Lord Ruthven, e insieme a lui compie un viaggio nell’Europa del sud. Lusingatissimo da questa amicizia, Aubrey dovrà presto ricredersi, perché scoprirà un animo malvagio nel suo compagno, e deciderà così di abbandonarlo. Ma il Male aveva solo iniziato a mostrarsi…
Continua ad affascinarmi la storia di quell’estate a Villa Diodati, sul lago di Ginevra, quando Mary Godwin Wollstonecraf, con il futuro marito Percy Shelley, la sorellastra Claire, Lord Byron e il suo medico personale, Polidori, ammazzavano il tempo nei giorni di pioggia leggendo e, qualche volta, scrivendo, storie di fantasmi. Frankenstein, partorito appunto in quelle serate da Mary, è stato una grandissima delusione, ma questo non mi ha tolto l’interesse per quella particolare accozzaglia svizzera di poeti, e così ho voluto leggere anche questo libro.
Il Vampiro non nasce in realtà precisamente da quell’estate. A Villa Diodati fu Lord Byron a scrivere un abbozzo di storia con un vampiro. Qualche anno dopo Polidori, ispirandosi a quel frammento, scrisse un intero racconto. Questo libro contiene quel racconto, il frammento di Byron, un altro racconto anonimo, “La sposa delle Isole”, e un’appendice finale.
I testi sono corredati da immagini molto interessanti, riproduzioni di varie opere a tema vampiresco e non.
Il Vampiro è un racconto piuttosto breve, gradevole ma niente di eccezionale. Il vero protagonista è Aubrey e non Lord Ruthven, il vampiro, però sarà quest’ultimo a trionfare alla fine. A quanto ho letto la figura di Lord Ruthven è ispirata a Byron, mentre quella dell’innocente Aubrey a Polidori stesso. Bè, non aveva evidentemente molta stima di sé il povero John, perché nel racconto Aubrey non fa una bellissima figura. Molto più interessante (com’era ovvio) il vampiro, in particolare il fatto che non ha solo sete di sangue, ma desidera anche rovinare totalmente Aubrey.
Nel complesso questo racconto mi ha fatto l’effetto di una “bozza” per qualcosa che poteva essere sviluppato di più, ma d’altronde pare che Polidori l’abbia scritto in tre giorni. Gli do 3 stelline, ma da un certo punto di vista ne meriterebbe sicuramente 5: è il primo racconto moderno sui vampiri! :)
Il Frammento (A Fragment) di Lord Byron è in effetti estremamente simile al racconto di Polidori, con il giovane protagonista (che qui racconta la vicenda in prima persona) che parte per un viaggio con un misterioso amico. È veramente solo un frammento, non ho quindi molto di più da commentare.
La sposa delle Isole – Racconto fondato sulla leggenda popolare del vampiro (The Bride of the Isles. A Tale Founded on the Popula Legend of the Vampyre) di Anonimo, è anch’esso un breve racconto, tra i cui personaggi principali spicca anche qui un Lord Ruthven conte di Marsden. Carino, presenta una visione un po’ particolare del vampiro, legata, dice il testo, alle tradizioni scozzesi: il vampiro abita un corpo per un anno, poi durante la notte di Halloween è costretto a cambiarlo, scegliendo tra quello di qualcuno morto di recente. Per poterlo fare, però, deve sposare una fanciulla pura, ucciderla e bere il suo sangue, prima del tramonto della luna, altrimenti corpo e demone si dissolveranno. A differenza del racconto di Polidori, qui vincono i buoni, che riescono a salvare la fanciulla, annullare le nozze e sconfiggere quindi il vampiro.
Infine l’Appendice tratta da L’attribuzione contestata e le schermaglie nelle testimonianze di Polidori e di Byron (Il Vampiro infatti fu pubblicato per la prima volta sul New Monthly Magazine come opera di “Lord B.”).
Contiene l’Introduzione a Ernestus Berchtold or the Modern Oedipus scritta da Polidori, in cui l’autore parla di questa controversa vicenda spigando la genesi de Il Vampiro. Sullo stesso tema ci sono dei brani scelti da Il Diario di John Polidori (The Diary of John Polidori) e due lettere a due diversi giornali, una di Byron e una di Polidori. Il primo smentisce la paternità del racconto, il secondo spiega come andarono le cose, e rivendica per sé l’attribuzione, e anche il compenso, per Il Vampiro.
Molto interessanti queste appendici: avevo sentito parlare moltissimo di questa querelle, è stato bello poter sentire finalmente i pareri per “bocca” dei diretti interessati!
Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da Buffybot; l’ho scelto perché Angel è uno dei miei vampiri preferiti, mi sembrava un giusto omaggio! :) |