di Isaac Asimov
Storia Futura (Ciclo dei Robot)
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Le Tre Leggi della Robotica
- Un robot non può recar danno a un essere umano, né permettere che, a causa della propria negligenza, un essere umano riceva danno.
- Un robot deve sempre obbedire agli ordini degli esseri umani, a meno che contrastino con la Prima Legge.
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questo non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.
Manuale di Robotica
56ª Edizione, 2058 d.C.
C’è poco da dire sulla trama di questo (bellissimo!!) libro: sono nove racconti sui robot, che analizzano, alcuni più alcuni meno, i vari aspetti dell’applicazione delle Leggi della Robotica. Sono racconti ordinati cronologicamente, e vediamo costruire robot sempre più evoluti e sempre più inseriti nella società.
Nel primo racconto, Robbie, abbiamo infatti i robot visti da una bambina affezionatissima al suo babysitter meccanico. Dal secondo, Circolo vizioso, abbiamo invece il punto di vista molto più professionale di due collaudatori, Michael Donovan e Gregory Powell, che sono i miei personaggi preferiti! :)
Il terzo racconto, Essere razionale, è stato quello che mia messo più ansia e inquietudine (sebbene i nostri due collaudatori ne passino di tutti i colori nei vari racconti!).
Iniziativa personale ha un bruttissimo titolo in italiano (l’originale era il molto più colorito Chatch That Rabbit!, Acchiappa quel coniglio!), ed è stato quello che ho trovato più divertente, specie la deduzione finale di Powell! ;)
Bugiardo!, il racconto successivo (titolo tradotto per fortuna alla lettera), è stato invece il più triste. Cambia ancora una volta la prospettiva: qui conosciamo la robopsicologa Susan Calvin, che però avevamo intravisto adolescente nel primo racconto. A proposito, Robbie era ambientato nel 1998, futuro immaginato già robotizzato da Asimov, ma per noi ormai passato! Facendo un paio di calcoli, se Calvin nel ’98 aveva 15 anni, e in Bugiardo! ne ha 38, siamo ora nel 2021. Bè, se non altro questo almeno è ancora futuro! :) Però sicuramente da questo punto di vista Asimov è stato troppo ottimista! :)
Ne Il robot scomparso, dopo svariate analisi delle varie reazioni dei robot alle tre leggi, abbiamo un caso un po’ più complicato: qui una delle tre leggi, la prima e più importante, è stata leggermente modificata. Mi ha fatto sorridere leggere in questo racconto che in un futuro interplanetario anche una newyorkse come Calvin può essere considerata una provinciale! ;)
Nel racconto Meccanismo di fuga tornano Mike e Greg (evviva!) e questo è stato sicuramente il racconto più emozionante perché si comincia a parlare di iperspazio! E i miei due cari collaudatori saranno i primi a provare forzatamente l’ebbrezza del viaggio interstellare!
La prova lancia un nuovo tema estremamente affascinante, e il finale lascia aperto il dubbio: Byerley è o non è un robot?
L’ultimo racconto, Conflitto evitabile, è ambientato diversi anni dopo (sempre grazie all’età di Calvin possiamo collocarlo nel 2053), e stavolta i “problemi” non sono con i robot in senso stretto, ma con le Macchine. Molto interessante, si potrebbero fare lunghe riflessioni sull’eventualità proposta da questo racconto…
Confermo le 4 stelle [EDIT: 5 con il nuovo sistema di valutazione a 5 stelline di anobii] che aveva dato Pattybru (per la sfida dei curiosi): Asimov mi piace veramente moltissimo! Non sono rimasta però del tutto soddisfatta della traduzione, soprattutto per qualche stranezza nei neologismi. Ad un certo punto si parla di una visiera di “glassite”… ma forse voleva essere “vetrite” (vetro in inglese si dice glass)? Mah!
Ho deciso di intraprendere “seriamente” la lettura del suo mondo fantascientifico, per cui, seguendo QUESTI consigli ha abbandonato il Ciclo delle Fondazioni per leggere prima quello dei Robot!
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Il segnalibro è stato realizzato da Lady Page. |
Titolo: Io, Robot
Serie: Storia Futura (2) e Ciclo dei Robot (1)
Titolo originale: I, Robot
Genere: fantascienza
Nazionalità: statunitense
Prima pubblicazione: 1950
Ambientazione: USA, XX e XXI secolo
Personaggi: Susan Calvin, Michael Donovan, Gregory Powell
Traduzione: Laura Serra
Copertina: immagine dal film I, Robot © 2004 Twentieth Century Fox Film Corporation
Pagine: 269
ISBN: 9788804534105
Provenienza: scambio su aNobii, 13 agosto 2008
inizio lettura: 24 ottobre 2008
fine lettura: 26 ottobre 2008
Sfide
Trasposizioni
Un po’ di frasi
– Novantotto, novantanove, cento. – Gloria ritrasse il braccio grassottello con cui si era coperta gli occhi e restò un attimo incerta, arricciando il naso e battendo le palpebre nella luce del sole. Poi, cercando di guardare contemporaneamente in tutte le direzioni, si allontanò pian piano dall’albero a cui si era appoggiata.
[incipit di “Robbie”]
Uno dei luoghi comuni che Gregory Powell amava ripetere era che “dando in smanie non si risolve nulla”. Così, quando Mike Donovan scese le scale precipitosamente e gli venne incontro con i capelli rossi accordellati per il sudore, Powell corrugò la fronte. – Cos’è successo? – disse – Ti sei rotto un’unghia?
[incipit di “Circolo vizioso”]
Sei mesi dopo, Powell e Donovan avevano cambiato idea. Le fiamme roventi di un sole gigantesco avevano lasciato il posto alla dolce oscurità dello spazio, ma il variare delle condizioni esterne incideva ben poco quando si era alle prese con i robot sperimentali e i loro ingranaggi. Qualunque fosse l’ambiente, si trattava di sondare le profondità imperscrutabili di un cervello positronico, che secondo i geni del regolo calcolatore avrebbe dovuto funzionare in questo e quel modo.
[incipit di “Essere razionale”]
La vacanza era durata più di due settimane. Questo Mike Donovan aveva dovuto ammetterlo. Si era prolungata per sei mesi, tutti quanti pagati. Anche questo Donovan era stato costretto ad ammetterlo. Ma, come aveva spiegato in seguito con rabbia, si era trattato di un puro caso. La U.S. Robots aveva dovuto eliminare i difetti del robot multipolo che di difetti ne aveva in quantità. (Per non parlare di quelli che venivano immancabilmente scoperti durante il collaudo su campo.) Così Powell e Donovan si erano riposati e rilassati finché i progettisti e i matematici non avevano dichiarato che era tutto a posto. E adesso si trovavano sull’asteroide e sapevano che progettisti e matematici si sbagliavano. Che non era tutto a posto, Donovan lo ripeté una dozzina di volte, con il viso in fiamme.
[incipit di “Iniziativa personale”]
Alfred Lanning si accese il sigaro con cura, ma non riuscì a nascondere il lieve tremito delle dita. Parlando tra uno sbuffo di fumo e l’altro, corrugò le sopracciglia grigie.
– D’accordo, sa leggere nel pensiero, questo è indubbio! Ma come mai? – Guardò il matematico Peter Bogert. – Allora?
[incipit di “Bugiardo!”]
Sull’Iperbase le misure d’emergenza erano state prese con una sorta di furia rabbiosa, l’equivalente muscolare di un urlo isterico.
[incipit de “Il robot scomparso”]
Quando Susan Calvin tornò dall’Iperbase, Alfred Lanning era allo spazio porto ad attenderla. Il vecchio non parlava mai della propria età, ma tutti sapevano che aveva più di settantacinque anni. Tuttavia era lucidissimo, e se anche si era deciso ad accettare la carica di direttore emerito delle ricerche e lasciare a Bogert quella di direttore facente funzione, continuava a recarsi in ufficio tutti i giorni.
[incipit di “Meccanismo di fuga”]
Francis Quinn era un uomo politico della nuova scuola. Si tratta naturalmente di un’espressione priva di significato, come tutte le espressioni di questo tipo. La maggior parte delle “nuove scuole” che abbiamo erano già presenti nella vita sociale dell’antica Grecia e forse, se avessimo a disposizione informazioni più dettagliate, nella vita sociale degli antichi Sumeri e di chi viveva in palafitte sui laghi della Svizzera preistorica.
[incipit de “La prova”]
Stephen Byerley: Siete la psicologa della U.S. Robots, vero?
Susan Calvin: Non psicologa, ma robopsicologa.
Stephen Byerley: Oh, perché, i robot sono così diversi dagli uomini, dal punto di vista mentale?
Susan Calvin: Diversissimi. I robot sono fondamentalmente onesti.
Il Coordinatore aveva nel suo studio privato un oggetto curioso, reperto archeologico di un’epoca medioevale: il caminetto. Oddio, forse un uomo del medioevo non l’avrebbe riconosciuto, dato che non aveva una funzione pratica e che la fiamma tremolava tranquilla in una nicchia isolata, dietro una lastra di quarzo trasparente.
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