di Valerio Massimo Manfredi
Titolo: L’armata perduta
Genere: storico
Autore: Valerio Massimo Manfredi (sito ufficiale)
Nazionalità: italiana
Anno prima pubblicazione: 2007
Ambientazione: Medio Oriente; IV secolo a.C.
Casa Editrice: Mondadori
Pagine: 413
Link al libro: ANOBII
inizio lettura: 9 gennaio 2010
fine lettura: 25 gennaio 2010
Il vento.
Soffia senza sosta attraverso le strettoie del monte Amano come dalla gola di un drago e si abbatte sulla nostra pianura con violenza disseccando l’erba e i campi. Per tutta l’estate.
Spesso per la maggior parte della primavera e dell’autunno.
Se non fosse per il ruscello che scende dai contrafforti del Tauro non crescerebbe nulla da queste parti. Solo stoppie per magri armenti di capre.
Il vento ha una sua voce, continuamente modulata. A volte è un lungo lamento che sembra non doversi placare mai; altre volte un sibilo che s’insinua di notte nelle crepe dei muri, nelle fessure tra i battenti delle porte e gli stipiti, avvolgendo ogni cosa con una foschia sottile e arrossando gli occhi e inaridendo le fauci anche quando si dorme.
A volte è un rombo che porta con sé l’eco del tuono sui monti e lo schioccare delle tende nomadi nel deserto. Un suono che ti penetra e fa vibrare ogni fibra del tuo corpo. I vecchi dicono che quando il vento romba a quel modo qualcosa di straordinario sta per accadere.[incipit]
«Se l’impresa dei Diecimila fu straordinaria, quella delle donne che li seguirono fu incredibile.» (W.W. Tarn)
Questo libro fa narrare in prima persona da una di queste donne, l’incredibile impresa raccontata da Senofonte nell’Anabasi.
Quando mi è stato suggerito questo libro da Matita per la sfida del protagonista, avendo appurato che la mia biblioteca lo aveva, mi sono detta: evviva, finalmente leggerò un romanzo di Manfredi! Quando poi, cercando qualche informazione, ho scoperto che il libro raccontava la storia dell’Anabasi, sono stata ancora più contenta della scelta! Perché, fin da quando la studiai a scuola, l’Anabasi mi ha affascinato. E ora che ho letto il libro, ho ancora più voglia di leggerla!!! E infatti ieri l’ho comprata, trovandola per caso su una bancarella di libri usati! ^_^
Il protagonista che mi ha permesso di inserire il libro nell’omonima sfida è Xeno (la lettere di gennaio era, infatti, la X). Non sapevo se si trattasse di un personaggio davvero importante, finché, leggendo all’inizio del libro l’elenco dei personaggi principali, ho scoperto che Xeno non è altro che il diminutivo di Xenophon, cioè proprio Senofonte, quindi, sì, decisamente uno dei personaggi principali! :)
La vera protagonista, però, è Abira, la voce narrante, una giovane donna siriana che per amore si troverà a seguire i Diecimila in una parte dell’anabasi e in tutta la dolorosa ed estenuante catàbasi (il ritorno). Mi è piaciuto davvero moltissimo il suo personaggio, una ragazza forte e intraprendente, intelligente e molto perspicace, coraggiosa e passionale.
Anche altri personaggi mi hanno molto colpita. Klearchos, il comandante, all’inizio sembrava un soldato insensibile a qualunque cosa non avesse a che fare con la guerra, ma in realtà quello che più gli preme sono i suoi soldati, e salvaguardarli è il suo obiettivo principale, li tratta davvero tutti un po’ come fossero i suoi figli.
Poi c’è Sophos (Cheirisophos), personaggio assai enigmatico il sui vero scopo si chiarirà solo alla fine, facendolo diventare il mio personaggio preferito del romanzo. Prima, durante la Battaglia di Cunassa, salva Abira, e già questo me lo rende un po’ simpatico. Però non partecipava alla battaglia: perché? Come mai era sempre rimasto estraneo alle decisione e alle imprese dell’esercito? Come mai si fa avanti solo quando i comandanti vengono uccisi, e si propone lui come nuovo comandante dell’armata? I dubbi di Abira erano anche i miei. E poi, la scoperta (proprio grazie ad Abira): Sophos è stato mandato dagli spartani per assicurarsi che i Diecimila vincessero, o fossero distrutti. Qualsiasi altra alternativa per il governo spartano non era accettabile. Sophos sceglierà alla fine di salvare i Diecimila, invece che di portarli alla rovina, decisione che, ne è ben consapevole quando la prende, lo porterà alla morte. Come ha detto bene Abira, un uomo dalla statura gigantesca, dall’anima grande di luce e di tenebra.
A parte questi personaggi che mi hanno colpito e mi sono rimasti nel cuore, ho amato molto l’intero libro. La storia è avvincente, narrata da un punto di vista interessante, molto emozionante, specie in alcuni punti, come per esempio la battaglia di Cunassa (non ci posso fare nulla, mi faccio sempre prendere dalle descrizioni -se sono fatte bene!- degli scontri), poi la magia dell’incontro con la neve, che per alcuni, Abira compresa, era il primo nella vita. E infine la scena clou della vicenda, l’arrivo al mare: Talassa! Talassa! ^_^
Purtroppo, non ho gradito del tutto il finale, che ho trovato un po’ debole. Ammetto che se non ci fosse stato il lieto fine per Abira ci sarei rimasta malissimo, però il ritorno del redivivo Menon che non si sa come è scampato alla strage dei comandanti e ha seguito Abira per mari e per monti (letteralmente!) senza farsi mai notare da nessuno… mi pare un po’ esagerato!!!.
Però si tratta proprio solo delle ultime pagine, non posso permettere a un finale deludente di rovinare il giudizio di un libro che mi è piaciuto davvero moltissimo, senza contare che la mia anima romantica, ora che è passato un po’ dalla fine della lettura, me lo fa già apprezzare di più! Quindi, 4 stelline strameritate! :)
Sembra davvero un bel libro :D
L’Anabasi è un argomento molto affascinante, io ho dovuto tradurne dei brani qualche anno fa e ricordo che il punto di vista di Senofonte era davvero intrigante :D
Bè, questo qui poi è un romanzo, quindi di sicuro è più accattivante come stile di lettura, però so per eseperienza che spesso i calssi sorprendono, vedremo! Vorrei leggerlo al più presto l’Anabasi, in modo da avere ancora fresco il ricordo questo libro.. vediamo se riesco ad inserirlo in qualche sfida! :)