Giuro d’essere d’ora in avanti saggio e di pronunciare frasi serie per il resto dei miei giorni … e mai … mai mi azzarderò di nuovo a scherzare con uomo, donna o bambino, finché vivrò.
Quanto poi a scrivere balordaggini, credo vi sia una riserva …
Un gradimento altalenante il mio, riguardo a questo romanzo. Di 9 libri, 3 mi sono piaciuti, 3 così così, 3 per niente. Insomma, una cosa equilibrata! ;)
È iniziato assai bene, il primo libro mi è piaciuto molto, i cambi d’argomento a non finire un po’ mi spiazzavano, ma c’ho fatto presto l’abitudine. Ho potuto apprezzare, in questo primo libro, il modo di scrivere di Sterne, divertente, irriverente (non risparmia neanche i classici antichi), accattivante (quasi fosse tutto un pettegolezzo quello che racconta) e soprattutto col giusto senso dell’attesa!
Però… nessun altro libro è stato all’altezza di questo! Forse perché mi sono presto abituata allo stile di Sterne, e quindi non mi risultavano più così nuove, e perciò divertenti, le sue trovate. Fino al quarto libro, comunque, pur non entusiasmandomi più come all’inizio, mi piaceva ancora. Particolari, sicuramente, le stranezze di Tristram come narratore, come il capitolo stracciato che lascia 10 pagine bianche, o quella nera, invece, per la morte di Yorick.
Lo stile di Sterne, come ho detto, mi faceva pensare a una persona che sta chiacchierando invece che scrivendo, e anche se a volte mi ha annoiato un po’, non l’ho trovato pesante fino al 4° libro. Dal quinto in poi, invece… la noia ha preso il sopravvento! Ancora lo zio Tobia mi regalava qualche sorrisetto, ma nulla di più. Ah, no, non è vero, dimenticavo una cosa che nel sesto libro mi è piaciuta molto: Tristram fa una specie di riassunto di tutti i libri precedenti in forma di linee che rappresentano la narrazione. Ovviamente, sono tutte arzigogolate a causa delle innumerevoli digressioni!
La parte indubbiamente più noiosa è stata quella in cui, di punto in bianco, Tristram si è messo a raccontare di un suo viaggio in Europa. Curioso il fatto che proprio quando si arriva finalmente ad avere Tristram come protagonista della storia, questa diventi terribilmente noiosa!
Per diversi libri sono andata avanti a leggere per inerzia, pensando “dai che è quasi finito!”. Solo un minimo di curiosità resisteva ancora, nella speranza di ritrovare la verve dell’inizio.
Bè, il nono libro ha un po’ giustificato la mia perseveranza, perché è tornato ad essere interessante (guarda caso, si è tornati allo zio Tobia, e si è smesso di parlare di Tristram). Il finale mi ha lasciato un po’ di perplessità, ma in effetti dopo un libro così, non c’era da aspettarsi nulla di diverso (cioè, intendo, proprio un finale che suscitasse perplessità!).
Curiosando sulla Wikipedia, ho scoperto che esiste un film tratto da questo romanzo, A Cock and Bull Story (sulla spiegazione di questa frase non mi dilungo, ne ho parlato già QUI) che mi ha incuriosito molto: alla già complicata trama del romanzo, hanno aggiunto anche un’ulteriore cornice con gli attori che interpretano se stessi! Peccato che, a quanto ho capito, in Italia non è mai arrivato. :(
Nel complesso, non ho un giudizio positivo sul Tristram Shandy. Dal mio commento può sembrare che mi sia piaciuto, ma è solo perché ho commentato più nel dettaglio soltanto, appunto, le parti che mi sono piaciute. Come ho detto all’inizio, dei 9 libri che compongono questo romanzo, solo 3 mi sono veramente piaciuti. Al primo avrei dato senza dubbio 5 stelline, ai successivi e all’ultimo 4, con qualche punta di 5, ma i libri nel mezzo sono stati una noia infinita. Insomma, non raggiunge la sufficienza, però nel complesso sono contenta di averlo letto, alcune parti meritavano e poi, se non l’avessi fatto, mi sarebbe rimasta sempre la curiosità! :)