Comici spaventati guerrieri

di Stefano Benni


La felicità forse è un’altra cosa ma quello che mi è passato sotto gli occhi, questi anni, non lo cambierei con niente.

Insieme ai Gruppi di Lettura e al Great Random Challenge stavo continuando con la sfida delle Nazionalità, ma mi ero arenata da secoli in Danimarca, che alla fine ho deciso di iniziare pure questo qui. Ho fatto bene. A parte che (evviva!) finalmente sono riuscita a dare di nuovo 4 stelline [edit: 5 stelline con il nuovo sistema di valutazione di aNobii a 5 stelline] ad un libro, è stata un lettura veramente piacevole in un periodo stressante come quello pre-esame! L’ho divorato nei ritagli di tempo! E ora rubo ancora qualche minuto allo studio per commentarlo.

Benni è sempre Benni, come in tutti i suoi libri si entra in un mondo particolare e ricchissimo di personaggi. A differenza degli altri suoi libri che ho letto, però, in questo c’è una maggiore dose di realismo. Infatti, a differenza degli altri libri di Benni, il finale non è “lieto”, non si arriva “assurdamente” a scoprire e punire il colpevole, e a rimettere tutte le cose apposto. No, alla fine vince l’ingiustizia, e il minimo che si può fare è ricordare.

Si può dire che questo libro respiri un po’ le atmosfere di un giallo, o forse sarebbe meglio dire un thriller, ma come sempre mi risulta impossibile definire Benni. Come c’è scritto nella quarta di copertina, «un libro in definitiva che non somiglia a nessun altro somigliando a Stefano Benni.»

Questo romanzo mi ha divertito, intrigato, appassionato e a tratti anche commosso. Ho una marea di brani che vorrei riportare, spero di farlo presto, li trovate in basso. Per ora, scrivo solo incipit ed explicit (non spoileroso, non preoccupatevi). [edit: aggiunte anche le altre frasi, le trovate sempre in basso].

Il segnalibro che ho usato durante la lettura

Titolo: Comici spaventati guerrieri
Autore: Stefano Benni (sito ufficialebiografia)
Nazionalità: italiana
Prima pubblicazione: 1986
Casa Editrice: Feltrinelli
Pagine: 198
ISBN: 9788807810787
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 10 giugno 2008
fine lettura: 12 giugno 2008

Sfide

Un po’ di frasi

Il paesaggio era molto diverso dal nostro. In agglomerati di abitazioni chiamati città vivevano milioni di uomini dentro case altissime e uguali. Nell’era detta del Vecchio con la Caffettiera (dal nome del più antico reperto trovato) risulta che esse fossero più densamente abitate nelle zone dell’anello esterno, le cosiddette periferie. Frammenti di un libro dell’epoca così descrivono queste grandi costruzioni: “Se le si osserva con attenzione, c’è in ognuna di esse una riga sottile che le percorre. Un presagio di quello che sarà. Di come la maceria si ritaglierà.”
[incipit]

[…] perché qui chiamarsi per nome non è solo chiamarsi, certe volte rasserena, nel caldo del pomeriggio, è musica per vecchi animali.

Nulla rende l’idea del tempo passato
Quanto il crescer del prezzo del gelato.
Lucio Lucertola

«E ditemi, chi preferireste come sindaco, Carmelo Corvo o Cesare Cornacchia?»
[…]
«Lei preferirebbe un cancro al fegato o delle metastasi maligne in sede epatica?»
«Ma sono la stessa co…»
Il dottor Gilberto Gufo e Lucio Lucertola

«Ma dove ha imparato tutte queste cose professore?»
«Seguendo i consigli, oppure non seguendoli. Facendomi delle gran risate. E poi dai buoni esempi. Quelli che servono anche dopo un anno, due anni, dieci.»
«I libri?»
«Ad esempio ecco un buon esempio.»
Oreste l’Orso e Lucio Lucertola

«In effetti, ho sempre sognato di scrivere un libro. Lo volevo intitolare: “Se per caso un’ambulanza…”.»
«Di cosa parla?»
«Vede, per me i personaggi dei libri muoiono davvero. Certe morti, le giuro, proprio mi son dispiaciute. Allora ho pensato: con i mezzi della medicina moderna, si potrebbe salvarne qualcuno e scrivere il resto della storia. Esempio, la Madame Bovary sta per morire, arriva l’ambulanza del centro antiveleni e in due ore è fuori pericolo. Poi si scrive il seguito…»
Oreste l’Orso e Lucio Lucertola

Una mattina tanti anni fa io mi svegliai e pensai: non posso vivere sempre così. Le astronavi vanno su e giù per la galassia, e io sto qua a poggiar mattoni. Presi su e me ne andai. Di notte col cannocchiale guardavo se c’era qualche atterraggio. Una notte infatti stavo vicino al campo da calcio e scende un’astronave non molto grande, un gran bell’oggetto, sembrava un’ocarina verde. Scendono due uguali a noi, solo senza orecchie e con le palle degli occhi più grosse. Si presentano, piacere Brum di Becoda, Bunt di Becoda, piacere Zanardi fatto buon viaggio, molto traffico, insomma le cose che si dicono quando c’è un incontro ravvicinato di terzo tipo. Mi dicono: abbiamo un problema, non ci arriva la miscela al carburatore. Pronto! dico io, qua c’è la Talpa che sa far tutto, c’avevano uno sbergo nella fusoliera, entrava l’aria intergalattica per cui il carburatore si ingolfava. Glielo riparo con la scagliola, loro dicono quanto le dobbiamo, per carità, dico, è stato un piacere, e loro, caso mai passasse dalle nostre parti, io dico sarà difficile perché mia moglie c’ha la fissa di Rimini. Allora Brum mi dice, accetti almeno una stretta di mano Becoda. È una stretta tipo scossa elettrica che mi ha guarito il mal di schiena e il fegato e son stato bene tre anni perché una scossa vale tre anni. Io a loro ho regalato una pianta di gerani, che lassù sono un piatto prelibato, ci fanno il sugo per i becodzi, che è una pasta loro. Alla fine Brum mi dice: “Lascia almeno che ti dia un buon consiglio: Cammina guardando non solo davanti, ma anche sotto e sopra. Vedrai più cose.” E via che partirono.
Tarquinio Talpa

C’è sempre un momento per la verità e alla verità basta un momento.
Lucio Lucertola

Nascerà un nuovo Disordine Cavalleresco. Non una sola volta ti comporterai come non vorrai. Sarai libera e renderai conto solo alla tua coscienza e ogni volta che lo farai sentirai il silenzioso applauso di milioni di batteri. Al tuo passaggio fioriranno i gerani, i cinesi si inchineranno, i marziani si illumineranno a intermittenza. Verrà un gran giorno e i Mottarelli venderanno tutti gli elefantini e i mercanti d’armi neanche una. E saremo in pace, anima e cellule. Lo giuro sulle Un Po’ Noiose Verità che ho insegnato e su quelle Assai Interessanti che ho imparato. Giuro su Piemonte del Carducci, e sulla Cicuta di Socrate, sulla morte di Ettore, sul macongranpenleretricangiù, sul tragico che sconfina nel comico, sull’aoristo, sul presente e su spero promitto e iuro che reggono un infinito radioso futuro. Su quanto di più alto e basso si agita in terra, dal naso di Coniglio al Santo Graal, dal microbo più diseredato al più grande Poeta e oltre nella classificazione Universale e nella spaventosa stupidità che la svende! Stanotte saprò tutto. Ora vai, e salutami gli amici.
Lucio Lucertola a Lucia Libellula

A sedici anni siete giovani e ridicoli, dopo sarete solo ridicoli.
Lucio Lucertola

Voglio vivere ancora duecentocinquanta anni.
Vivere da lucertola, strisciare sui muri al sole, sdraiarmi nel prato a zampe in su e pensare che il cielo non esiste, è un fazzoletto azzurro sugli occhi.
Voglio scappare da scuola, correre ancora nella biblioteca sotto i portici, a leggere i libri che non dovevo leggere, i cui autori ringrazio.
Voglio rivedere le piazze piene di rabbia, e certe sere, seduti sui gradini, a perdere tempo. Certe sere in cui sentivi che, in un paese lontano, una fucilata ammazzava uno come te.
Voglio rivedere tutti i miei amori anche quelli cosiddetti sbagliati. E tutti i miei amici in fila.
Voglio imparare a suonare il sassofono, studiare medicina, vedere i marziani. A settant’anni è il minimo.
Voglio sentire tutti in una volta i nodi con cui sono stato legato al mondo, ogni volta che la mia vita si è incrociata con un’altra. Crollare a terra sotto questo felice groviglio.
La felicità forse è un’altra cosa ma quello che mi è passato sotto gli occhi, questi anni, non lo cambierei con niente.
Se parte l’Arca, io non mi imbarco.
Anche se non tutti capiscono perché alcuni vecchi comici diventano così seri, nel mezzo del film.
Lucio Lucertola

«Un’astronave, l’ho vista, è scesa giù dal benzinaio dell’autostrada.»
«Ha fatto bene, è l’unico aperto.»
Tarquinio Talpa e Arturo l’Astice

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2 pensieri riguardo “Comici spaventati guerrieri

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