di Luther Blissett (alias Wu Ming)
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— Capitano… Dimmi che quello per cui ci siamo battuti non era sbagliato.— Non l’ho mai pensato, nemmeno per un momento.Balthasar e Gert
Europa, prima metà del XVI secolo. Guerre, rivolte, proteste, ribellioni, utopie, sogni, speranze, amore, soldi, avventure. E un tradimento.
Il protagonista dai mille nomi racconta in prima persona le vittorie e le sconfitte, e Q, il suo antagonista, lo segue come un’ombra, una minaccia.
Più di questo non riesco a fare per delineare la trama, non riesco a riassumerlo più dettagliatamente, c’è troppo in questo libro!
Ho scaricato Q dal sito dei Wu Ming, e ho iniziato a leggerlo circa un annetto fa, perché ero davvero molto curiosa di conoscere questo collettivo di scrittori. Avevo letto Stella del mattino, scritto dal solo Wu Ming 4, e American Parmigiano, scritto da tutto il collettivo, ma breve, solo un racconto. Ero quindi decisa a cimentarmi con i Wu Ming più “veri”, e c’ho provato col loro primo romanzo, pubblicato quando ancora il nome Wu Ming non era stato scelto, e si chiamavano Luther Blissett (non mi dilungo sui significati di questi nomi, è spiegato tutto qui).
Giunta all’incirca a metà libro, ho deciso che era troppo bello per “rovinarlo” con la lettura al pc, così l’ho abbandonato nell’attesa di avere tra le mani la versione cartacea. Finalmente poi l’ho comprato, e quest’anno l’ho ricominciato, ovviamente dall’inizio, e non me ne sono pentita neanche un po’. Bello bello bello!
Un libro che è cominciato a piacermi già prima di iniziare, quando ho letto la nota: È consentita riproduzione, parziale o totale dell’opera e la sua diffusione per via telematica ad uso personale dei lettori, purché non sia a scopo commerciale.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura. |
Ma veniamo al libro in sé.
La mia ignoranza sulle vicende storiche dell’epoca è stata un pochino colmata dalla sempre fedele wikipedia. Ogni tanto quasi mi pentivo, però, di andare a informarmi, temendo che questo potesse in un certo senso “spoilerarmi”! ;) Per fortuna non è stato così, i colpi di scena me li sono potuti godere ugualmente!
La Q del titolo sta per Qoèlet, ed è il “nome” con cui una spia di Giovanni Pietro Carafa firma sempre le sue lettere.
La storia non procede in maniera lineare, almeno nella prima parte, viene fuori pian piano dai ricordi o dai racconti del protagonista/narratore, con spostamenti e salti temporali, sempre un po’ avanti e un po’ indietro. Mentre lo leggevo sul pc, poiché scorreva più lentamente di una normale lettura, questa cosa mi aveva causato un po’ di confusione. Nel ricominciare il libro, invece, forse anche perché un po’ la storia ormai la sapevo, tutto questo palesarsi a poco a poco della vita del protagonista ha aggiunto ancora più fascino alla storia! Continuo a chiamarlo “protagonista”, senza dire il nome, perché in effetti “il Nostro” (potrei chiamarlo così) un nome non ce l’ha, o meglio, ne ha molti, ma quello “vero”, il primo, non lo sappiamo.
Nel 1525 diventa Gustav Metzger. Nel ’27 Lucas Niemanson, poi Thomas Puel e Lienhard Jost. Nel 1532 è Gerrit Boekbinder, detto Gert dal Pozzo. Nel ’38, Lot, come il personaggio biblico che non deve guardarsi indietro, ma presto abbandona questo nome per lanciarsi in una nuova avventura col nome di Hans Grüeb. Nel 1545 prende il nome di Ludwig Schaliedecker, trasformato in Ludovico a Venezia. Nel 1547 diventa Tiziano Rinato. Infine, nel 1555 è Ismael Il-Viaggiatore-del-Mondo.
Q invece mantiene sempre lo stesso nome, ma resta quasi del tutto anonimo finché, dopo oltre metà libro (a pagina 412 nella mia versione) finalmente parla anche lui: non abbiamo più solo le lettere indirizzate a Carafa, ma il suo diario. E l’inizio di questo diario è citato nell’incipit, quel “Nell’affresco sono una delle figure di sfondo”. Questa cosa, sapere che alla fine della storia, quando il Nostro nel 1555 rievoca tutte le vicende, ha con sé il diario di Q, ha contribuito ad aumentare l’attrattiva e il fascino che questi due personaggi avevano già per me. Q in particolare si arricchisce di umanità e personalità col suo diario, la storia diventa ancora più sua.
I personaggi di questo libro sono tutti molto ben collocati nella loro epoca, sia quelli realmente esistiti che quelli inventati, e ognuno di loro è, a modo suo, assai affascinante! Ovviamente tra tutti spiccano prepotentemente Q e soprattutto il Nostro. Per tutta la durata del libro viviamo sempre con lui, e non ho potuto fare a meno di adorarlo, nel bene e nel male è una persona straordinaria, e tutto sommato lo è più nel bene che nel male. E anche se non capisco verso la fine se quando torna a predicare ci crede ancora o desidera solo la vendetta, la passione che mette in ogni cosa è ammirevole e coinvolgente. Ma dall’inizio del diario in poi, e soprattutto nelle pagine finali, dopo la scoperta della sua identità, Q sale alla ribalta come mio personaggio preferito. Anche se ad un certo punto, riflettendoci un po’, avevo capito quale poteva essere la sua vera identità, l’emozione del rincorrersi dei due non era minore, e il capitolo col momento della rivelazione della sua identità, mi ha comunque tenuta col fiato sospeso, così come il capitolo precedente, il primo e unico in tutto il libro narrato in terza persona! Mi piace davvero moltissimo il Q maturo, pentito in un certo senso, o forse solo disilluso, che decide di passare dall’altra parte, e aiutare il Nostro a mettere Carafa fuori gioco. Insomma, Q è davvero un bellissimo personaggio!! Non per niente, è lui che dà il titolo al libro! :)
Gli ultimi capitoli li ho centellinati il più possibile, vedevo assottigliarsi le pagine che mancavano, e mi dispiaceva moltissimo sapere di dover abbandonare questo libro! Per fortuna ho letto su internet che i Wu Ming stanno scrivendo il seguito di Q, e la cosa ovviamente non può che riempirmi di gioia! Spero vi ritroveremo qualcuno dei personaggi che questo libro mi ha insegnato ad amare, e il finale di Q, con “Ismael”, “Josséf” e “Samuele” (ma Duarte? Dov’è?) a Istanbul, pronti a buttarsi nel commercio del caffè, fa ben sperare da questo punto di vista!
I Wu Ming si riconfermano dei gran narratori, e a parte questo famigerato seguito, voglio assolutamente leggere altro di questo collettivo! Anche se ho un po’ paura che nessun altro libro sarà all’altezza di questo! S’è capito che m’è piaciuto veramente tanto? Forse potrei esprimere meglio la mia ammirazione con le parole di uno dei personaggi, Eloi:
Sfide
Un po’ di frasi
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