Ciclo di Malaussène
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Era inverno a Belleville e c’erano cinque personaggi. Sei, contando la lastra di ghiaccio. Sette, anzi, con il cane che aveva accompagnato il Piccolo dal panettiere. Un cane epilettico, con la lingua che gli penzolava da un lato.
[incipit]
Proseguo con la saga dei Malaussène, ogni tanto ci vuole proprio una lettura così! :)
A Belleville c’è un maniaco omicida che fa fuori vecchie signore. La polizia indaga, mentre la famiglia Malaussène ospita a casa degli anziani che erano caduti nel tunnel della droga e che stanno cercando di disintossicare facendoli tornare umani.
Immagine realizzata con l’app Wombo.art |
La serie di Belleville l’ho letta purtroppo in ordine sparso, perciò sto cercando di rileggerla in ordine. Per fortuna non mi ricordo molto dei romanzi che ho letto, se non che sono sempre un’esperienza molto piacevole! Questo secondo volume mi mancava, comunque, non l’avevo mai letto, e finalmente ho colmato questa lacuna!
L’inizio mi ha un po’ spiazzato: ho ritrovato la famiglia Malaussène arricchita di quattro nonni, e non ricordavo assolutamente della loro esistenza. Infatti ho presto scoperto che fanno parte della trama di questo libro, che si incentra appunto sugli anziani, un po’ sul razzismo e soprattutto sulla tossicodipendenza. Di sfuggita però si parla un po’ anche di libri: uno dei nonni la sera ha preso il posto di Benjamin nel raccontare una storia ai ragazzi, e attinge alla Letteratura con la L maiuscola. Infatti durante il tempo di questo romanzo racconta di Guerra e Pace, e mi sono emozionata moltissimo sentendo nominare il principe Andrej e Pierre Bezuchov!
Jean-Baptiste Pastor Empathy_JB Pastor di Abba-Zaba |
L’ambientazione è il solito quartiere di Belleville, con la sua fauna così variegata e particolare! Infatti senza dubbio i personaggi di questi romanzi colpiscono sempre moltissimo! Ne conosciamo alcuni di nuovi, oltre ai Nonni dei Malaussène, quasi tutti in polizia. C’è l’Ispettore Van Thian, un anziano minuscolo e arrabbiato con la vita che grazie all’indagine che (tanto per cambiare!) coinvolge in qualche modo nuovamente il nostro Benjamin, ritroverà se stesso. E poi c’è l’ispettore Jean-Baptiste Pastor, quello che mi ha colpito di più. È giovane, ha l’aspetto di un ragazzino angelico, vestito con un pullover, proprio stile bravo ragazzo, però ha una capacità quasi magica di far confessare chiunque, anche il criminale più incallito. Alla fine scopriamo che la sua strategia era piuttosto semplice e molto violenta, e lo troviamo anche privo di scrupoli all’occorrenza, qualcosa che non mi aspettavo. E scopriamo anche una motivazione dietro tutto questo: sappiamo che gli amati genitori adottivi sono morti, e da diversi ricordi durante il libro capiamo che la madre era malata e così avevano deciso che sarebbero morti insieme suicidandosi, ma erano stati invece stati brutalmente assassinati e torturati prima di poterlo fare. Anche Pastor comunque troverà sollievo alla fine, innamorandosi della mamma Malaussène, scappando con lei poco dopo la nascita dell’ultima arrivata in famiglia, Verdun.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da ilaria che me l’ha regalato in occasione dello scambio di Segnalibri@Tema di Aprile 2010 (tema: CIBO) nel gruppo Readers Challenge. |
È passato più tempo di quanto pensassi dalla lettura dell’ultimo Malaussène perché ricordavo proprio pochissimo, per esempio non ricordavo nemmeno che il romanzo è raccontato in parte in prima persona da Benjamin, e in parte in terza persona, quando i punti di vista sono di altri personaggi. Lo stile di Pennac è sempre adorabilissimo, il libro si leggere con grandissimo piacere, ogni volta lo mettevo via a malincuore e non vedevo l’ora di riprenderlo in mano! In più di bello c’è che insieme alle vicissitudini tragicomiche e strampalate della famiglia Malaussène c’è sempre anche una componente gialla nella trama, cosa che apprezzo molto! :)
Commento generale.
Ogni tanto torno a Belleville, ed è sempre una visita piacevolissima! Alcuni di questi libri li ho già letti e li rileggo con piacere, questo era una prima lettura, ma in ogni caso devo dire che non ricordo moltissimo anche di quelli letti. Non la ritengo una pecca: questo libro, come gli altri della saga, è stato una goduria da leggere, e mi ha lasciato con una sensazione molto piacevole, e se ne ricorderò poco significa solo che potrò un giorno rileggerlo e riprovare di nuovo lo stesso piacere. La fata carabina riesce a parlare di cose serie e tragiche senza angosciare o deprimere, diverte, intrattiene, è un libro che non vorresti mai mettere già e quando lo fai non vedi l’ora di riprendere. Insomma, proprio una bella lettura! :D
Copertina e titolo
La copertina di questa mia edizione esteticamente non è proprio bellissima, ma sicuramente il disegno è azzeccatissimo per il tono dissacrante e ingarbugliato del romanzi, e anche attinente con l’ospizio e protesi varie che ricordano la vecchiaia. Il titolo è come sempre fantasioso, accattivante e comunque sempre attinente al romanzo. In questo caso la fata carabina è un’invenzione del Piccolo che quando vede un’anziana donna sparare in testa a un uomo crede che sia una fata che l’ha trasformato in un fiore.
Mini recensione
The Fairy Gunmother by Daniel Pennac di Kay Si tratta della copertina (realizzata da Marcelino Truong) della versione in inglese del romanzo. Devo dire, geniale la traduzione del titolo! |
Sfide
Un po’ di frasi
explicit | Leggi> |
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