I giorni della gloria
di Colleen McCullough
Masters of Rome
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“It is no business of Rome’s!” […]
“Everything in the world is Rome’s business”«Non sono affari di Roma!» […]
«Tutto, nel mondo, riguarda Roma»Mitridate e Silla
(Pagina 315)
Secondo volume di questa saga emozionantissima: una lettura lunga e intensa, che ho amato moltissimo!
Roma, I secolo a.C.
Caio Mario è il più grande generale che Roma abbia mai avuto, e neanche l’età e la malattia lo fermano. Lucio Cornelio Silla è più giovane ma non meno ambizioso, e convinto di essere anche lui un grande generale, se solo avesse la possibilità di dimostrarlo.
Gli italiani spingono per avere la cittadinanza romana, ma i conservatori del Senato non ne vogliono sapere, e ostacolano in ogni modo ogni tentativo di riforma. In questo clima che prelude alla guerra intestina, mentre anche a oriente si prevedono disordini, Mario e Silla da ex alleati si ritroveranno su fronti opposti su un diverso campo di battaglia: la politica.
Grass Crown di zoeig |
Dopo aver letto il primo libro di questa saga, mi sono decisa a proseguire in inglese perché la versione italiana era piena di irritantissimi refusi. Ho iniziato quest’estate pesando di poterlo finire in un mese, invece me lo sono portato appresso per quasi metà anno, mentre nel frattempo leggevo anche libri più corti: è stato senza dubbio un’esperienza di lettura faticosa e intensa ma anche molto soddisfacente! E sono veramente contenta di averlo letto in lingua: data la difficoltà ad un certo punto ho fatto la pazzia di comprare anche la versione italiana, e qualche volta ho confrontato i brani, per esempio se non capivo bene il significato di una frase, per scoprire con sgomento che le parole che non capivo, in italiano erano state semplicemente saltate! In più nella versione italiana mancava l’appendice finale con il glossario, e per quel poco che ho potuto vedere non mancavano anche qui i refusi: addirittura era sbagliato il nome sotto una delle immagini! Infine (e poi la smetto di parlare del confronto tra le due versioni) c’è un personaggio, Lucio Decumio, che appartiene a una classe inferiore a quella degli altri personaggi e parla spesso in maniera sgrammaticata, sbagliando i verbi (tipo “I does”), e in italiano di nuovo questa particolarità andava persa.
Non è stato facile scrivere questa recensione perché il libro è lungo e pieno di avvenimenti e personaggi ed emozioni. Preparatevi quindi a un commento forse non del tutto coerente, e pieno di citazioni.
Caio Mario disegnato dall’autrice (pagina 2) |
Riassumere la trama non è facile per libri di tale volume. Per chi si ricorda vagamente qualcosa di Storia Romana siamo nel periodo della rivalità tra Mario e Silla, mentre il primo è in declino e il secondo lotta per emergere. Si parla di dare la cittadinanza romana agli italiani, cosa che scatenerà una guerra: io non ricordo molto di questa parte di Storia ma grazie al mio potente intuito avevo capito che in quella che viene definita Guerra Marsica Roma avrebbe infine prevalso, e tanti saluti alla neonata Italia.
Comunque questi sono soltanto gli avvenimenti macroscopici, buona parte della trama è formata da vicende personali e intrighi politici, e questa parte è sicuramente la mia preferita, ma MAMMA MIA la politica romana è veramente complicata! Per non parlare dei legami famigliari: hanno tutti gli stessi nomi, non ricordo mai quali sono patrizi e quali no, insomma, una fatica anche da questo punto di vista!
Roman soldiers di legophthalmos |
L’ambientazione è infatti la punta di diamante di questo romanzo, si vede che c’è tanto tanto lavoro dietro, anche i personaggi minori, o gli eventi minori, sono minuziosamente ricostruiti, ed è bellissimo immergersi completamente nella vita quotidiana di un’altra epoca, oltre che nella Storia. Ancora una volta mi ha colpito, come nel libro precedente, la straordinarietà di Roma, e quanto i romani si considerano superiori a tutti gli altri (e poi, almeno quando si parla di esercito, gli si deve pure dare ragione!). Non ci posso fare niente ma tutta questa romanità anche se la trovo a volte eccessiva la adoro come tema narrativo, e mi è piaciuto tanto questo aspetto che ho raccolto un sacco di frasi a tema, le trovate raggruppate QUI.
Ma il vero pezzo forte, per quanto mi riguarda, sono i personaggi. Sono tanti, e tra quelli minori ogni tanto mi confondo, ma pazienza perché comunque sono tutti estremamente vivi, dal primo all’ultimo! E così attuali, pur rimanendo credibilissimi e ben inseriti nel loro tempo! Ma andiamo con ordine.
Leggendo in inglese non avevo considerato il fatto che i nomi dei personaggi sono ovviamente in inglese, il che all’inizio mi ha creato un po’ di difficoltà perché non ero abituata, ma poi non mi sono dispiaciuti per niente anche perché in realtà sono più simili all’originale latino rispetto alla versione italiana. Infatti quando poi provavo a leggere qualche brano in italiano, il nome di nuovo mi straniva. Per questo ho pensato un poco a come riportare i nomi dei personaggi qui nella recensione, ma alla fine ho deciso di usare quelli italiani perché a prescindere dal libro sono quelli a cui sono più abituata, ma tra parentesi metto quello della versione inglese.
Lucio Cornelio Silla disegnato dall’autrice (pagina 694) |
Se devo scegliere un protagonista tra i tanti personaggi di questo romanzo, direi che si tratta di Lucio Cornelio Silla (Lucius Cornelius Sulla). Intanto il titolo di riferisce a lui, che già dal romanzo precedente sognava la gloria della corona d’erba, che in un certo senso Iulilla gli aveva predetto. In questo libro vediamo un suo lato inaspettato: l’affetto e la tenerezza per il figlio. Silla il Giovane purtroppo muore di malattia, e Silla ne soffre tremendamente, e probabilmente (almeno nel romanzo) se il figlio fosse sopravvissuto Silla avrebbe avuto un destino diverso. Quando sta col figlio Silla sembra quasi (quasi) una persona diversa. Rimane però un uomo veramente crudele, e come il Giovane Cesare mi stupisco dell’affetto che c’è tra lui e Aurelia, di come non veda questo suo lato, oppure forse non gliene importa? Non saprei, comunque Silla è tremendo, direi quasi psicopatico! Voglio dire, a Roma non c’è un grandissimo rispetto per la vita umana, e lui non è il solo a progettare (e commettere o commissionare) omicidi di chiunque gli intralci anche solo minimamente la strada, ma Silla uccide anche solo per piacere, per “sfogarsi”, e fa certi ragionamenti! Cito un solo esempio, sotto spoiler. Dopo la morte di Iulilla (suicidatasi a causa sua) ha sposato Elia, ha scelto questa moglie perché la sapeva sterile e non voleva altri figli. Elia gli ha cresciuto i figli come fossero i suoi e non gli ha dato mai fastidio. Per un’inezia lui di punto in bianco divorzia da lei, con la scusa della sua sterilità (che era il motivo per cui l’aveva sposata) non le dà un centesimo, e tutto questo non gli basta, vuole farla soffrire di più! Il motivo? Silla ritiene di essere stato per tutta la vita vittima delle donne! E mentre fa questo ragionamento, ricorda le donne che ha ucciso! E continua a considerarsi vittima! Ditemi se non è un comportamento da psicopatico! Comunque, forse proprio a causa di questo, e del declino di Mario, Silla riesce finalmente ad emergere, e effettua la sua famosa (metto sotto spoiler per chi non ricorda l’avvenimento storico) marcia su Roma, in cui per la prima volta un esercito in armi entra in città: With the single exception of a triumphing army, no Roman army is ever garrisoned anywhere near Rome [Con l’unica eccezione di un esercito in trionfo, nessun esercito romano si è mai acquartierato a Roma] (pagina 858).
Veniamo invece a Caio Mario (Gaius Marius). Avevo iniziato, già nel libro precedente, a tifare per lui nelle questioni politiche, e per buona parte di questo libro ho continuato. Tra lui e Silla preferisco sempre lui, però col tempo diventa totalmente ossessionato dall’ottenere il suo settimo consolato, come gli aveva preannunciato la profetessa Martha, e verso la fine del libro inizia a comportarsi da psicopatico pure lui! È affamato di potere, che sente sgusciargli tra le dita paralizzate dopo il secondo infarto. Nessuno si fida più di lui, neanche i vecchi alleati, ma il popolo lo ama ancora, e grazie a questo riesce a vincere un’accusa di tradimento portando anche lui un esercito a Roma, causando direttamente e indirettamente danni e morti nella città. La cosa che mi ha colpito di più di questo suo declino è che nonostante tutto ha mantenuto una certa lucidità: si rifiuta di vedere la moglie, sapendo di non poterla guardare in faccia dopo le atrocità commesse. Mi è dispiaciuto tantissimo per Iulia, mi ricordo che mi era piaciuta fin da subito, e soprattutto amavo questa coppia! :(
Marco Livio Druso disegnato dall’autrice (pagina 354) |
Uno dei personaggi che mi ha colpito di più in questo libro è senza dubbio Marco Livio Druso (Marcus Livius Drusus). Già nel libro precedente mi aveva colpito per il suo cambiamento: era iniziato come un personaggio odioso, e poi partecipare alla battaglia di Arausio l’ha cambiato. In questo romanzo mi è piaciuto molto, come si è battuto per il bene di Roma, ma anche per la sua famiglia. Però mi ha stupito il fatto che sembra essere un personaggio molto di rilievo nella politica romana in questi anni, eppure io non ricordavo di averlo mai sentito nominare prima di leggere questi romanzi. Forse il motivo è che purtroppo Druso muore! La madre l’aveva predetto che quando uno prova a fare riforme troppo audaci a Roma rischia la vita, e infatti Druso viene ucciso prima di poter varare tutte le leggi che aveva in mente, per dare la cittadinanza romana agli italiani ed evitare la guerra. La guerra infatti, come ho detto, ci sarà, e la beffa peggiore è che alla fine la cittadinanza verrà comunque estesa a molti italiani! Povero Druso! A parte comunque il mio ricordarlo o meno, nel romanzo rimane un gran bel personaggio! Dice di lui Scauro, il Princeps Senatus (pagina 464): I used to think that nothing in Roman government could surprise me—that it has all been done before—and usually done better. But Marcus Livius is unique. Rome has never seen his like. Nor will again, I suspect. [Pensavo che nulla, nella vita pubblica romana, potesse sorprendermi, che tutto fosse una ripetizione di cose già fatte e, di solito, fatte meglio. Ma Marco Livio è un uomo assolutamente unico. Roma non ha mai visto uomini come lui. E non ne vedrà mai più, ho il sospetto.]
Andando avanti di non molti anni rispetto al libro precedente, i protagonisti sono più o meno sempre gli stessi, ma cominciano a spuntarne di nuovi che sappiamo saranno importanti nei decenni a venire. Il mio preferito, anche se appare ancora poco, è Marco Tullio Cicerone (Marcus Tullius Cicero). Lo sentiamo nominare la prima volta da qualcuno che lo presenta come un bambino molto intelligente che aspira a far l’oratore. È ancora un ragazzino quando finalmente lo vediamo, e una delle prime cose che viene detta di lui è: Cicero was a talker. [Cicerone era un conversatore instancabile.] (pagina 293). Fin da subito l’ho trovato adorabile come personaggio, me lo immagino come l’attore di Rome, anche se qui era molto più giovane (ma faccio fatica a figurarmelo giovane!). Già mi piaceva a prescindere, poi più volte manifesta odio e incomprensione per la guerra, questo me l’ha fatto piacere ancora di più, ma soprattutto sembra praticamente l’unica persona sana di mente in mezzo a tutti questi sanguinari esaltati! A parte Cicerone comunque mi piace un sacco anche questa idea di cominciare a presentarci i personaggi da piccoli, non solo per vedere come matureranno, ma anche per vedere come personaggi che sappiamo collegati in futuro si sono incontrati! È emozionante! Per esempio qui Cicerone diventa grande amico di Pompeo il Giovane, futuro Pompeo Magno (deduco). Anche se quest’ultimo non riscuote delle mie simpatie, mi è piaciuta la scena del momento in cui i due diventano amici:
Pompeo il Giovane disegnato dall’autrice (pagina 604). |
[Pompeo il Giovane fece qualcosa di così meraviglioso che Cicerone non fu mai, mai più capace di dimenticarlo né smettere di essergli grato: cinse le spalle di Cicerone col suo braccio muscoloso e gliele strinse. Poi rispose, allegro e noncurante: «Questo è il mio amico Marco Tullio Cicerone il Giovane.»] (Pagina 634)
Comunque ogni volta che ricompare è sempre più adorabile: è imbranato e assolutamente fuori posto in guerra, ma è molto intelligente e il suo lavoro lo sa fare benissimo tanto da soddisfare anche personaggi che proprio per queste sue qualità non lo ammirano, come Pompeo padre. Ho raccolto alcune delle frasi più belle di e su questo personaggio tra e frasi in basso, le trovate QUI. Mi aspetto moto da questo personaggio nei libri a venire!
Altro personaggio che incontriamo bambino, ma con qualche anno meno di Cicerone, è il Giovane Cesare che sarebbe nient’altri che il più famoso Caio Giulio Cesare (Gaius Julius Caesar) della Storia. Qui viene descritto come un bambino prodigio, anche più di Cicerone, che a quasi 2 anni già sa cose che normalmente vengono insegnate ai bambini di 7. Già dallo scorso volume, con la profezia fatta a Mario di un nipote che lo supererà e sarà l’uomo più grande che Roma abbia mai generato, s’era capito che McCullough punta a renderlo un uomo eccezionale, e quindi già da bambino ci dimostra le sue doti straordinarie! In effetti aveva iniziato a preparargli il campo già nel libro precedente presentando la madre, Aurelia, come pure lei una donna straordinaria. Lei infatti continua a essere un personaggio interessante: Iulia, la moglie di Mario si sconvolge di scoprire come lei vive, e pensa che avrebbe bisogno che il marito fosse più spesso presente, invece per Aurelia l’assenza del marito, che pure ama, è una benedizione! Perché Giulio Cesare senior non le permetterebbe di continuare a lavorare come padrona di casa, la costringerebbe a usare degli agenti invece a lei piace tenere i conti a stare a contatto con le persone. E questo ha beneficiano anche i figli, e soprattutto, ovviamente, Cesare: è cresciuto frequentando persone di tutte le classi, e nell’insula è venuto a contatto con culture e lingue diverse. Alcune delle conoscenze di Cesare sarebbero ritenute molto discutibili da altri appartenenti alla stessa classe sociale di Aurelia, ma lei giustamente ritiene importante che i figli conoscano tutto quello che devono conoscere in quanto Nobili, e poi tutto quello che possono apprendere in più non è un problema anzi può essere positivo. In più col talento precoce di suo figlio pone ancora più attenzione alla sua educazione, non concedendogli la minima indulgenza:
Aurelia disegnata dall’autrice (pagina 816) |
Ora, se [Mario il Giovane] avesse avuto una madre come quella di Cesare il Giovane forse sarebbe stato diverso. Lei aveva fatto in modo che Cesare il Giovane avesse una vita dura: non gli aveva mai concesso nemmeno un filo di spazio, libertà d’azione, né tantomeno circolava molto denaro in quella famiglia. (Pagina 677). Le frasi che mostrano e/o preannunciano l’epicità di questo personaggio si sprecano, QUI ho raccolto quelle che ho trovato più interessanti o significative.
Lo stile di McCullough è fantastico, ancora di più ora che ho potuto gustarlo in lingua originale. Mi piace come sa usare le parole, come passa con disinvoltura da un personaggio all’altro, come può accadere che di punto in bianco si focalizzi su qualcuno che fino al quel momento era stato un personaggio assolutamente di sfondo. Poi ha creato un’ambientazione incredibile, documentandosi su tutto! Non credo ci sia un solo nome da lei inserito che non corrisponda a qualcuno di realmente esistito, e poi anche gli eventi, i dettagli: quando accadeva qualcosa di particolare andavo a controllare su internet e scoprivo che era accaduto davvero, non era un episodio inventato! Infine, è straordinario come sappia gestire i personaggi, renderli tutti così vivi e veri e realistici che non c’è qualcuno per cui tifare in toto, si può avere simpatia per qualcuno e/o antipatia per qualcun altro, ma sono tutti così realisticamente fallaci! A parte Cicerone, lui per ora lo adoro soltanto!
Il romanzo si chiude con la morte di Caio Mario, e senza sapere che cosa è successo ancora in Oriente tra Silla e Mitridate. Immagino sarà argomento del prossimo libro, che s’intitola I Favoriti della Fortuna: dovrebbe ancora parlare di Silla, quindi, immagino, visto che lui si considera il Favorito della Fortuna, ma visto che nel titolo c’è un plurale, immagino ci sarà anche qualche nuovo personaggio!
Commento generale.
Un romanzo davvero molto emozionante, lunghissimo ma mai pesante, faticoso da leggere in inglese ma ne è valsa la pena! L’ambientazione è ricostruita egregiamente, è stupendo immergersi nel mondo dell’antica Roma attraverso le parole di McCullough! Il suo lavoro dietro questi romanzi è immenso! In più la trama è avvincente ed emozionante, tra intrighi politici, guerre, crudeltà, affetti e antipatie: un mondo così lontano dal nostro ma quando guardiamo la psicologia dei personaggi vediamo che la natura umana è rimasta la stessa! A proposito dei personaggi: sono costruiti meravigliosamente! Anche quelli minori appaiono estremamente vivi, li si ama o li si odia o entrambe le cose, ma sempre intensamente!
Non vedo l’ora di proseguire!
Copertina e titolo
La copertina dell’edizione digitale che ho letto non è particolarmente bella, ma sempre meglio di quella italiana perché mostrando un anonimo soldato romano almeno si può considerare inerente al romanzo. Molto più bella la copertina dell’edizione cartacea che ho riproposto nella scheda. Il titolo (traducibile in italiano con “La Corona d’Erba”) è semplice ed evocativo: Corona graminea. Corona obsidionalis. The Grass Crown. [Corona graminea. Corona obsidionalis. La Corona d’Erba.] (Pagina 704). La Corona d’Erba era la più rara di tutte le decorazioni militari romane. Veniva data a un generale dai suoi soldati, e solo se aveva compiuto qualcosa di grande, tipo salvare un’intera legione, o un intero esercito.
Momento più…
…triste: la morte di Druso!!!!
…commovente: quando Mamerco e Silone si incontrano sul campo di battaglia: siccome è lungo e spoiler da spiegare, trovate la scena QUI.
Nuove parole/cose scoperte
Curiosità
Leggendo la mini biografia dell’autrice presente sul libro, ho scoperto che (non ne avevo idea!) McCullough era una neurofisiologa! Ha lavorato e insegnato per anni, prima di mettersi a scrivere (o almeno così credo, non riesco proprio a immaginare si possano fare il lavoro monumentale di ricerca e scrittura che ha fatto lei per esempio per questo libro, e continuare un lavoro così impegnativo!)
Ho scoperto che il Bruto di Tu quoque, Brute era l’ultimo discendente della famiglia di Cepione! Sono molto curiosa di vedere come lo rappresenterà McCullough, se lo farà odioso come gli avi, oppure no!
Infine, nel glossario ad un certo punto McCullough fa un calcolo approssimativo di quella che poteva essere la popolazione di Roma a quei tempi, e il risultato mi ha stupito parecchio: secondo lei dovevano esserci almeno un milione di persone, ma più probabilmente anche 2 milioni! Non è per niente poco per una città di 2000 anni fa!
Mini recensione
Sfide
Un po’ di frasi
La traduzione italiana proviene dalla versione della BUR ed è di Marco Barbi
Spoiler pag. 820 | Leggi> |
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Cicerone (no spoiler) | Leggi> |
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Giulio Cesare il Giovane (no spoiler) | Leggi> |
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Roma (no spoiler) | Leggi> |
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explicit | Leggi> |
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