Persepolis

di Marjane Satrapi



(Pagina 318)

Ho comprato questo fumetto diversi anni fa, e poi come faccio spesso l’ho abbandonato a prendere polvere sullo scaffale dei libri da leggere. È successo poi che per lavoro mi sono andata a rispolverare la questione iraniana e mi sono ricordata di questo povero volume e ho capito che era arrivato il momento giusto per leggerlo.

Ho tardato moltissimo nel pubblicare la recensione perché volevo vedere il lungometraggio animato realizzato dalla stessa Satrapi, ma poi ne me sono dimenticata! Quindi intanto posto la recensione del fumetto, poi per il film vedremo.

Marjane aveva 9 anni quando il suo Paese, l’Iran, passò attraverso una “rivoluzione” dopo la quale le libertà individuali delle persone vengono molto limitate. In questi fumetti seguiamo la crescita e la maturazione di Marjane, da bambina ad adolescente e poi a giovane donna, passando attraverso problemi comuni a tutti durante la crescita, aggravati però dalla sua situazione particolare.

Questo libro raccoglie tutti e quattro i volumi realizzati da Satrapi col titolo Persepolis.

Il primo volume inizia con un piccolo racconto sul momento in cui è entrato in vigore l’obbligo del foulard per le bambine a scuola, poi torniamo un po’ indietro e vediamo come si è arrivati a quel giorno. Della rivoluzione islamica avvenuta in Iran nel 1979 sapevo, devo ammettere, molto poco. Satrapi la spiega bene mostrandoci il punto di vista di lei bambina che osserva gli adulti, ascolta le spiegazioni e si fa già le sue idee. La rivoluzione ha portato via il re, cancellato la monarchia e instaurato la repubblica, col nome di Repubblica Islamica dell’Iran. E qui iniziano i nuovi problemi, perché il nuovo Stato è improntato sulla legge islamica e pian piano Marjane, i suoi genitori e i loro amici si vedono limitare le libertà personali.

Pagina 319

Fa paura questa parte (oddio, in realtà sono molte le parti di questo libro che fanno paura) perché vediamo come l’ignoranza abbia permesso a questo regime di instaurarsi, e nonostante tutte le proteste, i rischi che molte persone hanno vissuto, anche i morti che ci sono stati per potersi liberare da quella che ti fatto era dettatura, sono finiti dalla padella alla brace.

Pagina 94

Il volume uno termina con con l’inizio della guerra con l’Iraq, e il secondo volume parla prevalentemente di questo evento. Insieme a tutti i problemi dovuti al nuovo regime e alla guerra non mancano comunque momenti in cui possiamo osservare altri aspetti della società iraniana, per esempio le differenze di classe che, manco a dirlo, sono aggravati dall’infelice situazione. Per esempio nel primo volume avevamo visto come un pretendente della domestica dei Satrapi l’aveva immediatamente abbandonata quando aveva scoperto che era, appunto, solo una domestica. Qui vediamo come ai ragazzi delle classi inferiori veniva donata a scuola una chiave che, gli dicevano, era la chiave del paradiso e se fossero morti in guerra avrebbero potuto accedervi direttamente, quindi in pratica li fomentavano e poi li mandavano a morire. E stiamo parlando di ragazzini, intorno ai 14 anni.

Io sono più giovane di Marjane però negli anni 80 c’ero e qualche vago ricordo delle notizie sulla guerra Iran-Iraq ce l’ho, per esempio quando ho letto dei missili scud mi sono affiorati un po’ di ricordi, ma ero veramente troppo piccola. Non riesco neanche a immaginare l’angoscia di avere una città bombardata, di sapere che con i nuovi missili non puoi neanche rifugiarti nel sottosuolo, non basta a proteggerti, e sentire l’esplosione e non sapere se qualcuno che conosci magari è morto.

La seconda parte termina quando i genitori di Marjane decidono di farla partire per l’Europa per allontanarla dalla guerra: quelle poche pagine dedicate alla sua partenza sono state veramente commoventi, devo dire tutto il graphic novel è molto triste e pieno di eventi orribili però questa è la parte che mi ha commosso di più!

Immagine dalla quarta di copertina: dovrebbe essere, se ricordo bene, la madre di Marjane durante una protesta.

Nel volume tre seguiamo Marjane a Vienna: la ragazza va a studiare in una scuola francese, perché anche in Iran prima della rivoluzione stava in una scuola francese quindi per fortuna parla molto bene la lingua. Questa parte riguarda quindi la sua vita in Europa, a partire dai quattordici anni, da sola. In questo volume Marjane racconta alcune delle esperienze più significative, nel bene e nel male, che hanno segnato questo periodo così difficile per tutti che lei ha dovuto passare lontana da casa. Dopo varie vicissitudini, situazioni sfortunate e scelte sbagliate, Marjane ritorna in Iran.

Nel quarto e ultimo volume Marjane, ormai una giovane donna, deve fare i conti con il regime iraniano a cui si era disabituata e che è, se possibile, peggiorato durante i suoi anni in Europa. Di questa parte mi ha colpito in particolare una cosa: Marjane e i suoi amici, come tutti i giovani, amano riunirsi e festeggiare, ma devono farlo di nascosto perché è vietato dalla legge e si poteva venire arrestati. In questo caso non si sapeva mai come poteva andare a finire: poteva capitare che bastasse solo pagare per essere rimessi in libertà (e lei infatti sottolinea come poter fare le feste era puramente una cosa da ricchi per questo motivo) ma poteva anche capitare di essere picchiati, o peggio. Per questo se sentivano arrivare la polizia (magari perché qualche vicino li aveva denunciati) scappavano tutti via, anche correndo sui tetti. Una volta uno di loro durante la fuga cade e muore. Il primo pensiero che ho avuto leggendo questa storia è che Marjane e i suoi amici dovevano essere pazzi per rischiare in questa maniera, però la verità è che non rischiavano la vita per gioco, la rischiavano per poter semplicemente vivere, perché con tutte le repressioni quotidiane che erano costretti a subire non era una vera vita, e allora anche fare una semplice festa diventa un atto importante, per rivendicare la propria libertà, anche per una piccola cosa.

Altra cosa che mi ha colpito molto è vedere come molte delle persone coetanee di Marjane, soprattutto donne, che avevano vissuto tutta la vita in Iran e non erano state all’estero come lei, anche se apparentemente condividevano i suoi stessi interessi erano state in realtà profondamente influenzate dal regime di integralismo religioso, cosa che ovviamente contribuisce a far sentire Marjane ancora più un pesce fuori d’acqua.

Il libro termina con la partenza definitiva di Marjane per la Francia, e ancora una volta il momento della partenza mi ha commosso tantissimo.

Persepolis non ha una vera e propria trama ma più che altro racconta episodi della vita di Marjane dall’infanzia, quando è avvenuta la rivoluzione, all’età adulta, quando lascia definitivamente la sua patria.

I personaggi sono molti ma quasi tutti minori, e a parte i genitori li ritroviamo solo in determinati periodi della vita della protagonista. Marjane è un personaggio molto interessante, devo dire che mi ha fatto anche una certa impressione quando a quattordici anni leggeva saggi filosofici, ma a ben vedere aveva iniziato già da bambina ad apprezzare la filosofia quando ne leggeva delle versioni semplificate.

Pagina 81

Lo stile di Satrapi mi è piaciuto molto. I disegni sono semplici, quasi bidimensionali nella maggior parte delle vignette, e forse qualche volta ho faticato a riconoscere differenze tra alcuni personaggi minori, però è piacevole da guardare e ogni tanto ci sono delle illustrazioni più grandi che occupano più vignette che sono veramente molto belle, oltre che significative. Il libro è raccontato in prima persona, e il personaggio di Marjane buca spesso la quarta parete parlando ai lettori direttamente per spiegare qualcosa o fare da voce narrante. Ho definito questo libro un graphic novel perché segue la vita della protagonista nel corso di diversi anni, ma non si tratta di un’unica narrazione continua: tutti i quattro i volumi sono fatti di racconti che ruotano intorno ad un singolo episodio della vita di Marjane, e devo ammettere che questa è la cosa che mi è piaciuta di meno perché non mi ha fatto sempre percepire la continuità della narrazione. Una cosa che invece ho apprezzato molto è il coraggio e l’onestà di Satrapi nel raccontarsi in toto, senza risparmiare i periodi brutti, le scelte sbagliate, gli episodi infelici.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura mi è stato regalato da jalyu. Lo so che non è del tutto appropriato, poiché proviene dalla Giordania e non dall’Iran, ma il suo tessuto mi ricordava tanto un tappeto, prodotto per cui l’Iran è particolarmente famoso, e così l’ho usato ugualmente.

Commento generale.

Persepolis è un libro che è sia un diario personale che un romanzo di denuncia. Questa versione che ho io fa parte di una collana definita “graphic journalism”, ed in effetti oltre che autobiografia si può effettivamente considerare anche un reportage sulla vita in Iran dopo la rivoluzione. Dalle vignette di Satrapi emerge il suo amore per la sua nazione e la sua cultura e la sofferenza nel realizzare di non poterci più vivere; le difficoltà che tutti quanti abbiamo incontrato nella crescita, e l’angoscia di averle vissute in una situazione così pericolosa. È un libro fatto di molte storie, alcune più dolorose, altre più spaventose, qualcuna anche di rivalsa o di speranza, ma nel complesso non è certo una letture allegra.

Mi è piaciuto molto, non solo perché mi ha aiutato a capire di più un evento storico recente, ma anche per la bravura di Satrapi di mostrarci la vita di un intero Paese restando comunque concentrata sulle vicende personali di una singola persona.

Una lettura che consiglio a tutti.

Copertina e titolo

La copertina è molto semplice, con immagini tratte dal fumetto. Il titolo è veramente accattivante!

Curiosità

Una cosa un po’ stupida: molti dei nomi per personaggi incontrati nel libro risultano strani al mio orecchio italiano, ma in particolare a pagina 341 c’è un tizio che si chiama Fariborz, e non sembra un nome vero, pare uno dei nomi dei fumetti di Sio! XD

Mini recensione

Giornalismo grafico a metà tra diario e reportage

Immagine dalla quarta di copertina.

Titolo: Persepolis
Titolo originale: Persepolis
Genere: fumetto, autobiografia, romanzo di denuncia
Autore: Marjane Satrapi (Wikipedia)
Nazionalità: iraniana naturalizzata francese
Prima pubblicazione: 1999-2003 (i quattro volumi separati), 2007 (volume unico)
Ambientazione: Teheran (Iran), Vienna (Austria); 1979-1994
Personaggi: Marjane Satrapi
Casa Editrice: Corriere della Sera
Traduzione: Gianluigi Gasparini, Agnés Nobecourt, Cristina Sparagna
Pagine: 358
ISSN: 1824-9280
Provenienza: Edicola (credo, non ricordo!), 20 aprile 2013
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 19 aprile 2021
fine lettura: 29 aprile 2021

Grazie a…

pattybruce, la cui recensione mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro.

Sfide

Un po’ di frasi

[incipit]

Questa vignetta è forse la cosa che mi ha sconvolto più in tutto il romanzo perché abbiamo visto quanto è difficile la situazione della donna in Iran, e invece rispetto a quella delle altre nazioni musulmane era praticamente emancipata!
(Pagina 337)

explicit Leggi

4 pensieri riguardo “Persepolis

  1. Non ho mai letto il libro, però ho visto il film d’animazione (davvero bello e tutt’ora considero uno scandalo che non abbia vinto agli Oscar, quell’anno) che ha fatto entrare nel mio radar anche la graphic novel… solo che sapendo già la storia, finisce sempre che non ha mai la priorità come acquisto :(

    1. Ecco, un po’ quello che sto facendo io al contrario, volevo vedere il film ma sapendo già tutto (ho anche ritrovato una scena che ricordavo di aver visto a suo tempo nel trailer) non è stata proprio una mia priorità! Però sono curiosa, e il tuo commento mi fa capire che lo dovrei proprio guardare, quindi sperando che non lo tolgano da Amazon penso lo vedrò durante le vacanze!

  2. Sono interssata a questa graphic novel da parecchio tempo, ma non l’ho ancora letta. Proprio tra aprile e maggio scorso ci stavo ripensando perché la biblioteca in cui lavoro ne possiede una copia, quindi mi è di facile accesso.

    Molto illuminante questo post: hai involontariamente risposto a certe domande che mi ero fatta.

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