Marvel 1602
1602: New World →
Hope, like heroes, can prove hard to kill.
La speranza, come gli eroi, può dimostrarsi dura da uccidere.
Clea
(Pagina 118)
Nel 1602 uno strano tempo atmosferico spaventa l’Europa. L’Inquisizione spagnola condanna al rogo le “streghe”, ovvero chiunque manifesti un qualche particolare potere paranormale. In Inghilterra la Regina Elisabetta tollera invece la magia, ma la sovrana è vecchia e malata e il suo probabile successore, Giacomo di Scozia, non pare avere la sua stessa apertura mentale. Intanto da Gerusalemme sta arrivando a Londra un’arma molto potente custodita dai Templari, mentre Virginia Dare è giunta dalle colonie oltre oceano per parlare con la Regina, scortata dall’indiano biondo Rojhaz.
Non ricordo quand’è la prima volta in cui ho sentito parlare di questo fumetto, se in Big Bang Theory, oppure lo conoscevo già prima quando lo nominano lì (per bocca dell’autore stesso che ne parla a Sheldon che ovviamente gli risponde sminuendo il tutto). In ogni caso, mi incuriosiva moltissimo, e infatti l’ho consigliato il mese scorso nella sfida dei consigli, è piaciuto, e così visto che a gennaio è capitato che a consigliarmi fosse la stessa persona a cui avevo dato il consiglio io, me l’ha riconsigliato a sua volta, e finalmente l’ho letto!
Mi è piaciuto molto, anche se non era quello che mi aspettavo. La trama all’inizio mi sembrava un po’ troppo dispersiva, visto che seguivamo tanti personaggi insieme, ma ben presto mi ha preso così tanto che gli ultimi albi li ho letti tutti di seguito. Anche se non conosco moltissimo della Marvel oltre ai film, ho riconosciuto più o meno tutti i personaggi, tra Avengers e X-Men.
C’è sir Nicholas Fury che si occupa della sicurezza della Regina Elisabetta (loro sono “lo scudo della regina e lo scudo della nazione”, ovviamente!).
C’è Matthew Murdoch, un bardo cieco che è in realtà una spia di Fury, poiché al buio si muove come un “diavolo” (Daredevil) e canta sempre una canzone dedicata a degli sfortunati marinai che poi man mano che la storia va avanti e sentiamo qualche strofa in più capiamo che si tratta dei Fantastici 4 (qui i “quattro del Fantastick”, il nome della loro nave) che pare siano morti ma in realtà scopriamo poi sono tenuti prigionieri dal conte Otto von Doom.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura. |
Poi abbiamo Sorella Wanda e il fratello Petros (Scarlet Witch e Quicksilver) che lavorano col Grande Inquisitore (Magneto, abbastanza scontato, ma siccome non lo rivelano subito lo metto sotto spoiler) a caccia di Stregoni (anche se pure loro, ovviamente, hanno dei poteri).
Non manca Natasha che pure è una spia (e doppiogiochista): non mi è piaciuta molto questa versione della Vedova Nera. Manca invece Occhio di Falco, e l’ho trovato strano perché con l’arco e le frecce sarebbe stato ben inserito nell’epoca!
C’è poi il Gran Maestro dei Templari che deve portare il tesoro misterioso a Londra, e ho molto faticato a capire chi fosse, ma in effetti si scopre solo alla fine perché la misteriosa arma è un bastone che è in realtà il martello di Thor e infatti il vecchio lo usa per diventare Thor, un po’ come succedeva negli albi dedicati a questo eroe che ho letto
C’è anche Carlos Javier con i suoi Witchbreed (in italiano “Razza degli Stregoni”) ovvero i nostri X-Men, tra cui riconosciamo Scotius Summerdale (Ciclope), Robert Trefusis (Bobby, l’Uomo Ghiaccio), Henry McCoy (Bestia), l’Angelo (che mi pare nei film appariva solo nel secondo come personaggio minore) e “John” Grey (ovviamente Jean Grey che si finge uomo). Ora, io questi personaggi li conosco solo dai film, ma devo dire che Ciclope l’ho trovato molto più odioso! Ho sempre creduto fosse una forzatura dei film il suo antagonismo nei confronti di Logan, invece qui con Angelo si comporta anche peggio, e per molto meno!
Infine, dall’America giunge la giovanissima Virginia Dare, personaggio che non riuscivo proprio ad associare a nessun eroe Marvel che conosco e infatti è in realtà un personaggio storico: la prima bambina inglese nata nel nuovo mondo. Ovviamente qui Virginia è anche lei non del tutto umana: può trasformarsi in vari animali e non è del tutto in controllo di questo suo potere. È accompagnata da Rojhaz, un indiano insolitamente biondo. E qui devo dire che sono stata super ingenua perché non avevo capito che si trattava di Capitan America! Insomma, è un indiamo biondo e questo è strano, viene dall’America, potevo arrivarci, ma soprattutto ho anche pensato ad un certo punto che me lo ricordava perché lancia un vassoio allo stesso modo con cui Steve Rogers lancia il suo scudo, eppure non sono stata capace di fare 2+2!
Ci sono poi tanti altri personaggi, il dottor Stephen Strange, Peter Parquagh/Parker, un Osservatore, e tanti altri personaggi minori che non posso elencare qui, ma che comunque mi sono divertita ad identificare, e devo dire che questa è stata una delle cose più divertenti del fumetto: vedere come erano stati “trasformati” i personaggi Marvel, e mettere alla prova la mia conoscenza in materia per vedere se li riconoscevo!
La copertina dell’albo n. 2 |
L’ambientazione è ovviamente il 1602, mi pare nel mese di marzo. Soggiorniamo in vari luoghi d’Europa (Inghilterra, Spagna, Italia) e facciamo anche una capatina nel Nuovo Mondo. A parte la presenza dei vari supereroi, ci sono anche altri anacronismi perché per esempio sono presenti rettili volanti e mi pare si veda anche qualche dinosauro di quando in quando. Dapprincipio questa cosa mi aveva lasciata molto perplessa, ma per fortuna c’è una spiegazione anche per questo: qualcuno è arrivato da futuro alcuni anni prima, e questo fatto ha creato anomalie temporali che hanno influenzato il tempo agendo anche nel passato. Questa è senza dubbio la parte più triste del graphic novel: il viaggiatore nel tempo è Steve Rogers che si è ritrovato nel passato dopo che nel suo presente, che sarebbe rispetto a noi un futuro tutt’altro che roseo, il dittatore in carica ha cercato di ucciderlo!
Di Neil Gaiman oltre a questo ho letto solo Good Omens, scritto a quattro mani con Terry Pratchett, quindi non saprei dire se lo stile del Gaiman scrittore è diverso da quello dello sceneggiatore di fumetti, ma comunque mi è piaciuto molto, ho trovato molto interessante come la trama si infittiva e, allo stesso tempo, chiariva a poco a poco. Ho trovato anche efficace il modo in cui all’inizio di ogni albo trovava il modo di fare una sorta di “riassunto delle puntate precedenti” per bocca di vari personaggi e, in un caso, anche di lui stesso, mentre parla con il disegnatore!
Una delle scene che, graficamente, mi è piaciuta di più. |
A proposito di disegnatore, su Andy Kubert ho opinioni contrastanti: i disegni in generale mi piacciono, gli sfondi neri rendono tutto un po’ più cupo e l’effetto era molto affascinante. Mi piace molto la differenza di colori tra i vari personaggi e ambientazioni, per cui si capiva quasi sempre subito quale storia stavamo seguendo. Però i primi piani non mi sono piaciuti per niente! Tutti i personaggi avevano occhi piccolissimi, e sembrano tutti uguali! Soprattutto le donne, viste da vicino oltre ad assomigliarsi pure loro tutte hanno anche sempre la stessa espressione! Mi spiace perché come dicevo per il resto mi era piaciuto molto, per esempio anche il fatto che alcune vignette fossero diverse dalle altre a seconda del personaggio: quelle di Doom scritte con caratteri gotici, quelle di Thor sembravano un po’ rune norrene, la Torcia Umana ha la vignetta gialla, come fosse accesa, mentre quella della Donna Invisibile è un po’ trasparente, e ad un certo punto c’è un personaggio che sta morendo e le lettere della sua vignetta sono un po’ sballate, come fossero deboli anche loro.
Ultimo commentino, che non c’entra direttamente con lo stile: le pagine non erano completamente lisce, in alcuni punti al tatto erano ruvide, in altri punti lisce, non so se è una cosa normale e non era mai capitato a me (ultimamente i fumetti Marvel li avevo letti solo in digitale), ma l’ho trovata così particolare!
Commento generale.
La storia che sta dietro le anomalie l’ho trovata molto triste, e non sono sicura di aver capito bene il finale, e ho avuto anche l’impressione che la storia non fosse finita qui (e infatti ho scoperto che ci sono dei seguiti). Comunque un bellissimo fumetto, un’idea davvero originale e realizzata molto bene. Sicuramente molto avvincente, ad un certo punto non mi riusciva di smettere di leggere. Non so se leggerò i seguiti, ma il mio giudizio su questo è senza dubbio positivo!
Copertina e titolo
La copertina del graphic novel è la copertina del primo albo di questa miniserie, non brutta ma tutto sommato niente di che, non mi avrebbe invogliato a comprarlo. Idem per il titolo, anche se un pochino più intrigante perché può generare la curiosità di capire che significa quel numero, e una volta scoperto allora l’interesse sì che viene.
Mini recensione
La copertina dell’albo numero 4. |
Sfide
Un po’ di frasi
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