Autobiografia di Irene

di Silvina Ocampo


Tutte le nostre frasi presuppongono un segno interrogativo: la risposta e nell’orecchio che le ascolta e non nelle parole che rispondono.

(Pagina 120)

Cinque racconti molto diversi tra loro in quanto a protagonisti, ambientazione e tema, ma accomunati da alcuni particolari, come sogni, soprannaturale, morte.

Non mi è piaciuto molto questo libro. Già in generale ho problemi con i racconti (qualcuno potrebbe chiedersi: perché allora continui a leggerli? Boh!), e questi li ho trovati troppo incomprensibili ma, soprattutto, noiosi.

Il primo racconto si intitola “Epitaffio romano“, ed è ambientato nell’antica Roma. Questa caratteristica mi aveva intrigato molto, ma mi sono ben presto stufata dell’eccessivo filosofeggiare dei due protagonisti, e poi anche la storia non m’è piaciuta granché. Alla fine il narratore ci presente tre finali diversi per la vicenda, uno più strano dell’altro, nessuno soddisfacente. Questo è l’unico dei cinque racconti narrato in terza persona.

net di Volker Wurst

La rete” è narrato da un’amica della protagonista, che però ci riferisce prevalentemente il racconto in discorso diretto della protagonista. È ambientato in qualche città vicino al mare, dai nomi e qualche altra caratteristica in qualche Paese dell’estremo oriente. Questo penso sia il racconto che mi è piaciuto di meno, mi ha, devo dire, un po’ infastidito, tra le altre cose.

L’impostore” è il racconto più lungo, ambientato in America Latina (forse Uruguay) nel paesino di Cacharí. Il protagonista/narratore è Luis Maidana, un ragazzo che viene mandato da un amico di famiglia nella tenuta dove vive il figlio diciottenne di questi, Armando Heredia, perché preoccupato per la salute mentale di Armando. Il racconto è fatto di tanti episodi della convivenza dei due ragazzi, alcuni noiosi, alcuni inquietanti, quasi tutti strani. Il finale mi è piaciuto perché mi ha sorpreso: scopriamo che Luis Maidana non esiste, tutto il racconto è stato scritto da Armando, chiaramente malato di mente. Questo è il racconto che mi è dispiaciuto di meno, avevo curiosità di scoprire dove andasse a parare, ed ha effettivamente una storia, e una fine.

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Frammenti del libro invisibile” è proprio quello che dice il titolo, dei brani “tratti” da Il Libro Invisibile che il protagonista/narratore ha “scritto”: ho messo le virgolette a queste parole perché questo personaggio scrive libri solo formulandoli con il pensiero. Credo non abbia nome questo profeta che ha parlato per la prima volta prima ancora di nascere. Il mio commento generico a questo racconto è: boh! Non ci ho capito niente, è tutta una storia strana fatta di suoi pensieri, e poi dei suoi incontri con compagni morti. No, non mi è piaciuto.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.

L’ultimo racconto è quello che dà il titolo alla raccolta, “Autobiografia di Irene“, ambientato in Argentina. La protagonista sta raccontando la sua vita perché pensa di stare per morire, anzi lo spera. Irene fin da bambina ha avuto visioni di cose che non esistevano, ma che poi sono apparse davvero nella sua vita. E una volta ha visto la sua morte preceduta da un’immagine di lei con una rosa in mano, e ora nel presente ha questa rosa in mano e decide di raccontare tutta la sua vita visto che sta morendo. Il racconto di per sé mi ha annoiato né più né meno degli altri, ma il personaggio di Irene mi ha affascinato: riprende un po’ il classico tema della veggente che soffre per questo suo potere, anche se per la maggior parte Irene predice cose banali, come l’arrivo in casa di animali domestici, piante, o soprammobili. Ma ogni tanto capita qualcosa di serio, e sembra che lei non possa fare a meno di viverle queste sue visioni anticipatorie, e così ovviamente gli altri la accusano di aver generato l’evento negativo col suo comportamento, e il modo in cui la trattano le fa desiderare di morire, solo, nel suo caso peculiare, con la consolazione di sapere quando avverrà. Il finale mi è piaciuto: Irene incontra un uomo in un bar, anche lui sembra avere qualche potere preveggente come lei perché afferma di averla già vista, e vuole scrivere la sua storia. Irene dice che preferirebbe non lo facesse, ma che sa che lo farà, visto che sa anche come inizierà, e ripete quelle che sono le prime frasi del racconto, facendo così che “Autobiografia di Irene” inizi e finisca con le stesse identiche parole.

Commento generale.

Non mi è piaciuto tanto questo libro, colpa, probabilmente, del fatto che in generale non amo molto i racconti, ma anche che questi racconti pure non facevano per me, molto cervellotici, troppe riflessioni filosofiche dei protagonisti, trame spezzettate che non mi intrigavano. Però Ocampo scrive molto bene, infatti non capita spesso che in un libro a cui do 3 stelline trovi frasi che mi va di condividere. Quindi il mio gradimento bassino sta nel fatto che le storie, e in alcuni casi la loro brevità, non mi sono piaciute. Avevo in un primo momento deciso per un voto anche più basso perché la sensazione che prevaleva era la noia, ma scrivendo la recensione mi sono resa conto che alcune parti, anche se magari non racconti interi, mi sono piaciute molto, e quindi ho alzato un pochino il giudizio.

Copertina e titolo

La copertina è quella tipica della Sellerio, e, come spesso succede con queste copertine, l’immagine non c’entra nulla col libro! Il titolo è solo quello di uno dei racconti, molto semplice ma per quanto riguarda il racconto in questione molto azzeccato.

Mini recensione

Racconti scritti bene, ma un po’ noiosi

writing to Saint di ruda-a

Titolo: Autobiografia di Irene
Titolo originale: Autobiografía de Irene
Genere: racconti
Autore: Silvina Ocampo (Wikipedia)
Nazionalità: argentina
Prima pubblicazione: 1948
Personaggi: Claudio Emilio, Flavia, Kêng-Su, Luis Maidana, Armando Heredia, Irene Andrade
Casa Editrice: Sellerio
Traduzione: Angelo Morino
Copertina: Janine Aghion, tavola per “The Essence of the Mode of the Day”, 1920
Pagine: 150
ISBN: 88-389-1548-2
Provenienza: regalo, 04 agosto 2016
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 1 gennaio 2021
fine lettura: 8 gennaio 2021

Grazie a…

Dragoval, che regalandomelo mi ha permesso di scoprire questo libro.

Sfide

Un po’ di frasi

Non sognare è come essere morti. La realtà perde importanza.
Armando Heredia
(“L’impostore”, pagina 48)

La menzogna origina la paura e la paura la menzogna.
(“Frammenti dei libro invisibile”, pagina 116)

Chi non conosce il proprio destino inventa e arricchisce la sua vita con la speranza di un avvenire che non arriva mai: quel destino immaginato, anteriore a quello vero, in un certo senso esiste ed è necessario quanto l’altro.
(“Autobiografia di Irene”, pagina 139)

2 pensieri riguardo “Autobiografia di Irene

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