La giovane signora Paulton vide l’uomo gettarsi nel vuoto…
Lo disse alla polizia, pochi minuti dopo, nel salotto giallo e grigio dell’appartamento dei Paulton.[incipit]
Uno di quei romanzi letti per caso che forse anche perché non sapevo cosa aspettarmi, mi è piaciuto tantissimo!
Una sera Bayard Paulton torna a casa e scopre che un uomo si è ucciso lanciandosi dalla sua finestra. Bayard non lo conosceva, e non aveva nessuna connessione con lui, e allora inizia ad indagare sulla vita di quell’uomo per cercare di capire cosa l’aveva spinto a cercarlo poco prima di porre fine alla sua vita.
Fall di janskop |
La cosa che penso mi abbia affascinato di più di questo romanzo è il modo in cui è strutturato. Abbiamo questo personaggio, Bayard Paulton, che vuole saperne di più su Roy Kearney, l’uomo che era venuto da lui in cerca di aiuto ma che si è ucciso prima di riuscire ad incontrarlo. A poco a poco scopre qualche pezzettino in più sulla vita di Kearney, da varie persone che l’avevano conosciuto. Ogni storia chiarisce alcuni aspetti, ma lascia tanti dubbi che poi la storia successiva aiuta un po’ chiarire, portandone poi di nuovi, e il dubbio principale, cioè chi è davvero Roy Kearney, rimane sempre grande per noi e per Paulton perché ogni “testimone” lo descrive in maniera diversa.
Il finale mi ha totalmente spiazzato, e non so neanche bene spiegare perché, visto che un po’ me l’aspettavo che non sarebbe finito bene. Ci sono rimasta un po’ male, tanto che volevo abbassare il voto di una stellina, ma la verità è che il libro non poteva finire diversamente! ATTENZIONE SEGUE SPOILER SUL FINALE!! Anche in questo “la fine è nota”, perché il libro finisce così com’era iniziato, con un uomo che “cade” da una finestra.
La trama come ho detto è sapientemente gestita con flashback che pian piano fanno luce su avvenimenti della vita di Kearney. I collegamenti tra le storie sono gestiti così bene che mi verrebbe voglia di rileggerlo subito per trovare, col senno di poi, tutti i piccoli dettagli che in ordine sparso non avevano senso ma che alla fine possono essere messi insieme a ricostruire la vita di Roy Kearney di cui, come dice il titolo, all’inizio del romanzo è nota solo la fine.
Vintage New York – Parkchester, Bronx di Yesterdays-Paper |
L’ambientazione pure è molto bella: siamo a New York verso la fine degli anni 40, ma poi con i vari flashback andiamo in vari luoghi degli Stati Uniti, anche durante la guerra. Soprattutto mi sono piaciuti i paesaggi del Montana e anche il fatto che Bayard Paulton li trovasse, nelle descrizioni fattegli, tanto simili a quelli della sua infanzia, anche se però lui è cresciuto in Nebraska (sono in effetti due stati centrali, immagino che clima e cultura siano molto simili).
Ho letto questo libro per la Sfida del Protagonista. Per settembre la lettera era la K e Wikipedia mi diceva che il protagonista di questo libro era Roy Kearney. Ci sono rimasta male quindi quando ho scoperto che Roy Kearney era il morto! Per fortuna però la cara Wikipedia non mi aveva ingannato, perché Roy Kearney può essere considerato a tutti gli effetti uno dei personaggi principali del libro, protagonista insieme a Bayard Paulton. Perché nell’indagine di Paulton Roy Kearney riprende vita, nei vari flashback è lui l’assoluto protagonista, lo vediamo avanzare verso quella fine conosciuta già dall’inizio perché apparentemente inevitabile, andando a ritroso per scoprire l’inizio di quella fine e trovare una motivazione alla sua morte. Bayard Paulton è un brav’uomo, negli intermezzi tra una storia e l’altra conosciamo un po’ anche lui, vediamo come è diventato ricco senza però perdere la sua autenticità e un po’ anche la sua ingenuità, senza diventare egoista, infatti dimostra un grande interesse per gli altri che va oltre la semplice curiosità, ed è per questo che si mette ad indagare sulla vita del morto.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da pencil-cute. |
Lo stile di Hall mi è piaciuto molto, per esempio per come sa far risultare vividi ambientazioni e personaggi. I flashback sono scritti in terza persona ma Hall riesce comunque ad infondere nella narrazione un po’ del personaggio che sta raccontando. Soprattutto, però, ho già detto quanto mi è piaciuto come ha saputo gestire le informazioni che il lettore, insieme a Bayard, scopre pian piano.
Commento generale.
Un giallo atipico, con l’indagine che si concentra sulla vittima, per scoprire non tanto la sua fine, che è nota, ma chi era e qual era stata la sua vita prima di quella tragica fine. Un romanzo scritto benissimo, con uno stile che cattura, una narrazione a scatole cinesi che ogni volta che ti permette di chiarire un dubbio te ne crea molti altri.
Una lettura che mi sono goduta moltissimo, con un finale al tempo stesso inevitabile e spiazzante. Cinque stelline soddisfattissime.
Copertina e titolo
La copertina della mia edizione non è brutta, ma non c’entra molto, a mio parere, col romanzo, a meno che non voglia porre l’attenzione sul personaggio femminile più importante, Peggy Kearney, la moglie di Roy, che in effetti risulta essere la chiave dell’intera vicenda, ma mi pare un po’ forzata come spiegazione dell’immagine in copertina.
Il titolo lo trovo bellissimo, e per questo non stupisce scoprire che deriva da Shakespeare: all’inizio del libro infatti c’è una citazione da Giulio Cesare: Oh, se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe! Ma basta solo che il giorno trascorra e la sua fine è nota. Ovviamente il titolo si riferisce anche al fatto che la storia inizia dalla fine di Roy Kearney, che sembra essere l’unica cosa che si sa di lui. Infine “la fine è nota” per uno dei personaggi, Jesse la Matta, significa che Roy portava dentro di sé la sua fine fin dall’inizio perché scontava colpe che partivano dai suoi nonni.
Nuove cose scoperte
Curiosità
Di Lillorizzo – Opera propria, CC BY-SA 4.0, Collegamento |
Ne ho due. La prima è solo una puntigliosa precisazione da parte mia: Un personaggio del romanzo, Pincus Holtsinger, il più Grande Cervello del Mondo, dice ad un certo punto che gli piace la data del 15 marzo perché è quella in cui il giorno ha la stessa durata in tutto il mondo: be’, non è vero! Quella data è l’equinozio di primavera, in cui in ogni punto della Terra, dai Poli all’Equatore, ci sono esattamente 12 ore di luce e 12 ore di buio. La stessa cosa succede nell’equinozio d’autunno (che quest’anno, che è stato bisestile, cadrà il 22 settembre, quindi fra pochi giorni), ma visto che nel libro siamo in marzo doveva essere l’equinozio di primavera. Questo evento astronomico cade sempre intorno al 20/21 di marzo, e per quanto può anticipare non potrebbe mai capitare il 15! O il Cervello usa un calendario diverso dal nostro (non è specificato, ma può anche darsi), oppure è un errore di Hall.
La seconda curiosità riguarda Sciascia, di cui alla fine del libro c’è una nota in cui l’autore siciliano racconta del suo approccio a questo romanzo, della sua opinione molto positiva, e del fatto che non gli è riuscito in nessun modo di sapere di più sull’autore, neanche chiedendo al curatore della collana di gialli della Mondadori per la quale il libro uscì per la prima volta in italiano. Sciascia non riuscì neanche a scoprire se Hall avesse o no scritto altri romanzi. La nota è datata 1989, anno credo della ristampa del romanzo da parte di Sellerio, e della rilettura del libro da parte di Sciascia che l’aveva letto la prima volta alla sua prima edizione italiana nel 1952. E ancora nel 1989, trentasette anni dopo, Sciascia non aveva saputo nulla di più di Geoffrey Holiday Hall tanto che chiudeva il suo scritto con le parole “Un mistero che sarebbe divertente risolvere”. Ebbene, a me è bastato ovviamente scrivere il nome dell’autore su Google per trovare la pagina della Wikipedia a lui dedicata! Molto scarna, certo, ma sufficiente a sciogliere il dubbio di Sciascia sull’identità dell’autore e sulla sua produzione letteraria (pare abbia scritto solo un altro libro oltre a questo). E niente, con tutti i suoi difetti, è bello vivere nell’era in cui ogni informazione è a portata di click! Tra l’altro, piccola aggiunta curiosa alla curiosità, la pagina esiste solo in italiano e in francese, in nessun altra lingua, forse perché in Francia ha vinto un premio letterario, mentre è italiano il film tratto da questo romanzo.
Mini recensione
Locandina del film La fine è nota (1993) di Cristina Comencini. |
Titolo: La fine è nota
Titolo originale: The end is known
Genere: giallo
Autore: Geoffrey Holiday Hall (Wikipedia)
Nazionalità: statunitense
Prima pubblicazione: 1949
Ambientazione: New York (USA), Presque Isle (Maine, USA), il (fittizio, immagino) campo di aviazione Endless (Canada), Summer Crossing (Montana, USA);
prevalentemente siamo negli anni 40 del XX secolo
Personaggi: Roy Kearney, Bayard Paulton, Margo Paulton, Frank Wilson, Jessie Dermond
Casa Editrice: Sellerio
Traduzione: Simona Modica
Copertina: Mr. and Mrs. Clark and Percy di David Hockney (particolare), Tate Gallery, Londra
Pagine: 251
ISBN: 88-389-0614-9
Provenienza: regalo; 4 agosto 2016
Note: con una nota finale di Leonardo Sciascia
Link al libro: IN LETTURA – GOODREADS – ANOBII
inizio lettura: 1 settembre 2020
fine lettura: 12 settembre 2020
Grazie a…
…Dragoval, che regalandomelo mi ha permesso si scoprire questo libro.
Sfide
La sfida dell’Alfabeto
Sfida in Giallo 2020
La sfida delle pagine
Lo Scaffale traboccante 2020
Sfida del Protagonista
Trasposizioni
Mi ha colpito il fatto che nel film l’ambientazione sia italiana, e quindi i vari luoghi che hanno segnato la vita del morto (che qui ovviamente ha un altro come) si trovano sparsi per l’Italia.
Un po’ di frasi
explicit | Leggi> |
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Per quanto riguarda la Ribellione dei boxer, l’unico riferimento all’argento che ho trovato è quello dell’indennizzo da pagare all’Alleanza delle Otto Nazioni, ma mi rendo conto avere poco senso.
Il libro sembra molto interessante. Il fatto che sia stato scritto alla fine degli anni Quaranta, poi, lo rende ancora più intrigante. Mi è capitato di leggere narrativa americana degli anni Trenta e Quaranta (soprattutto hardboiled, devo ammettere) e la descrizione di città come New York e Los Angeles rapisce davvero.
Per quanto riguarda la Ribellione dei boxer, l’unico riferimento all’argento che ho trovato è quello dell’indennizzo da pagare all’Alleanza delle Otto Nazioni, ma mi rendo conto avere poco senso.
Grazie, però, sì, anch’io ho trovato solo quel riferimento, ma se fosse quello non capisco il nesso con la parola “screen”!
Mi è capitato di leggere narrativa americana degli anni Trenta e Quaranta (soprattutto hardboiled, devo ammettere) e la descrizione di città come New York e Los Angeles rapisce davvero.
Io invece è una letteratura che credo di conoscere poco, magari ho letto libri ambientati in quegli anni, ma scritti dopo. Per amore di precisione però ti devo dire che l’ambientazione newyorkese non è molto presente, perché la maggior parte della storia è fatta di flashback in altre parti d’America.
La trama sembra davvero intrigante…non conoscevo né il libro né l’autore, ma d’altronde nemmeno il povero Sciascia che come spieghi avrà fatto un sacco di ricerche per non scoprire nulla! Si, in questi casi internet è proprio utile.
Sì, ho scoperto con stupore che questo libro è veramente poco conosciuto, soprattutto in lingua originale! Su Goodreads ci sono solo quattro edizioni,due italiane e due in inglese, e queste ultime sono vecchissime, come se non fosse più stato ripubblicato! E’ un vero peccato!