L’opera al nero


di Marguerite Yourcenar


“Un altro mi attende altrove. Io vado da lui.”
E [Zenone] si rimise in cammino.
“Chi?” chiese Enrico-Massimiliano stupefatto […]
Zenone si volse: “Hic Zeno,” disse. “Me stesso.”

(Pagina 15)

Come per Memorie di Adriano la lettura non è stata semplice, ma, anche se non sempre, bellissima.

Seguiamo la vita di Zenone, filosofo, medico, alchimista, dalla gioventù fino all’età adulta, nell’Europa del XVI secolo.

Questo è il secondo libro che leggo di Yourcenar e come per il primo, più famoso, Memorie di Adriano, anche stavolta l’ho dovuto iniziare due volte. Non sono letture facili, richiedono un livello di attenzione che a marzo, quando l’ho iniziato la prima volta, con il lavoro più tutto quello che stava succedendo, decisamente non possedevo. Per questo ho deciso di riprovarci in estate, e ho fatto proprio bene!

La trama è spezzettata da singoli episodi, flashback, digressioni, e nelle note dell’autrice a fine libro ho scoperto che non è un caso perché il romanzo prende origine da alcuni racconti. Soprattutto ho trovato peculiare il fatto che Zenone, il nostro protagonista, lo diventa solo da metà libro in poi (forse anche un po’ di più, ora non ricordo) perché all’inizio lo troviamo sempre quasi per caso in un incontro con qualche altro personaggio, soprattutto il cugino Enrico-Massimiliano, tanto che ad un certo punto dopo svariate digressioni quando rivediamo di nuovo Zenone sono passati vent’anni dall’ultima volta che l’avevamo incontrato!

Alchemy ingredients 2 di GregoryThorn

Tutto il romanzo comunque si dipana lungo la vita di Zenone. Inizia che lui ha vent’anni, poi fa lunghi flashback sui genitori, qualche digressione, e torna a seguire Zenone più da vicino nella sua età adulta. L’ambientazione ho faticato un po’ a inquadrarla, ma peso che sia assolutamente un punto a favore del romanzo, perché ogni tanto butta lì qualche data, qualche riferimento a personaggi storici, ma dal punto di vista dei contemporanei, senza spiegare, senza forzature. Insomma, sicuramente una persona più colta di me non avrebbe tardato a capire che siamo nel Belgio del XVI secolo, ma io ci sono arrivata pian piano. Il Belgio è un’ambientazione per me abbastanza nuova, non è una dei quelle che incontro spesso (vedo infatti che questo è il primo post che taggo in questo modo qui sul blog), e questo è sicuramente un risvolto interessante, ma è ovviamente l’ambientazione storica quella che mi ha affascinato di più. Nel periodo della vita di Zenone l’Europa è dilaniata da conflitti (e quando mai non lo è) e da scismi religiosi vari. Infatti direi che uno dei temi principali del libro è la religione: anche se Zenone non è credente, essa influenza tutta la sua vita. Ma lo vediamo anche nella storia della madre di Zenone che abbraccia la fede anabattista e per questo viene uccisa dopo l’assedio di Münster. Lo vediamo poi nella sorella che pure disapprova la fede cattolica ma non trova mai il coraggio di abiurare. Alla fine tenta di aiutare il fratellastro che odia e ammira allo stesso tempo per essere riuscito a vivere quella libertà che lei agogna ma che non ha mai avuto il coraggio di afferrare perché non ha saputo rinunciare agli agi della ricchezza; anche in questo suo ultimo tentativo comunque fallirà sempre per paura di perdere la sua posizione privilegiata. Lo vediamo comunque soprattutto, ovviamente, in Zenone stesso. Nel periodo passato tra i musulmani viene etichettato e discriminato in quanto cristiano, mente in Europa i suoi scritti sono tacciati di eresia. Alla fine sarà sempre l’eresia a decretare la sua tragica fine, lui che di religione non si interessava minimamente, se non come riflessione filosofica.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da Valiy. Purtroppo non trovo più il sito da cui lo scaricai anni fa e non posso linkare l’autore.

Il protagonista, come ho detto, è senza dubbio Zenone, ma non mancano molti altri personaggi, ad alcuni dei quali sono anche dedicate parecchie pagine. Per esempio un lungo flashback racconta la storia di Hilzonde, la madre di Zenone, che poi seguiamo in una lunghissima digressione quando lei se ne va con il nuovo marito e lascia il figlio alle cure del fratello. Da qui parte una digressione sull’altra figlia di Hilzonde, Marta, sorellastra di Zenone: ho trovato particolarmente triste che i due si incontrino una sola volta senza neanche rivelarsi di essersi riconosciuti a vicenda!

Sempre tra i parenti di Zenone vorrei citare anche il cugino Enrico-Massimiliano. Lo accomuna a Zenone la voglia di viaggiare e abbandonare il luogo natio, ma Enrico-Massimiliano desidera avventura e guerra, mentre Zenone insegue la conoscenza. Eppure nei loro vari incontri, distanti anche decine di anni, i due cugini sembrano avere sempre una certa intesa: Enrico-Massimiliano mi ha dato l’impressione di essere l’unico a considerare Zenone alla stregua di amico. OK, in realtà non proprio l’unico, perché negli ultimi capitoli Zenone si affeziona al Priore del convento dei Cordiglieri, dove passa diversi anni in incognito in qualità di medico, a Bruges, sua città natale. Questo Priore aveva da subito fatto una buona impressione a Zenone perché si era dimostrato di idee piuttosto moderate: Questa prudente osservazione fece provare a Zenone per il compagno di viaggio lo slancio quasi eccessivo di simpatia che suscita la minima opinione moderata quando è espressa da un uomo la cui posizione o il cui abito non permettevano di sperare tanto. (Pagina 125) Il Priore, in qualità di uomo di Chiesa, condannava certo l’eresia, ma condannava anche i metodi eccessivamente violenti che venivano usati per debellarla, ritenendoli tra l’altro anche abbastanza inutili. Anche a me è piaciuto molto questo personaggio, e soprattutto mi è piaciuto tanto il legame che si è creato con Zenone, un legame di fiducia e rispetto reciproci, tanto che anch’io insieme a Zenone sono rimasta piacevolmente stupita nello scoprire che il Priore aveva fare da sempre saputo chi si celava dietro le spoglie di Sebastiano Theus, e aveva anche cercato alla fine di metterlo in guardia contro i pericoli che correva restando a Bruges.

Alchemy Lab – Final di TokugawaIeyasu23

Lo stile di questa autrice è, a mio parere, qualcosa di eccezionale! Sì, sicuramente non è scorrevole, ma ogni pagina è una meraviglia da leggere, e soprattutto trasuda l’immenso impegno e l’enorme studio che deve esserci stato dietro: non c’è frase che stoni, non c’è descrizione che non sia accuratissima, non c’è personaggio che non appaia vivo e con una sua storia tangibile alle spalle. Adoro, niente da fare.

Commento generale.

Anche se questo libro mi è piaciuto molto, non sono riuscita a dargli le cinque stelline che avevo assegnato invece alle Memorie di Adriano, perché ammetto che alcune parti, specie all’inizio, le ho trovato un po’ troppo filosofiche per i miei gusti. Anche Adriano era filosofo, se ricordo bene, ma parlava soprattutto della vita. Zenone mi è parso all’inizio troppo astratto nei suoi ragionamenti. La seconda parte, comunque, quando abbiamo uno Zenone più maturo, mi è piaciuta davvero moltissimo. Zenone è un personaggio straordinario, di cui ho ammirato soprattutto la sete di conoscenza, la competenza, e anche la compassione: sebbene veda spesso i suoi pazienti con l’occhio clinico e distaccato dello studioso, dimostra spesso slanci di empatia nei confronti della sofferenza, umana ma anche animale.

Si vede che come per Memorie di Adriano anche questo romanzo è stato il frutto di un’idea di gioventù dell’autrice poi arricchita e sviluppata di anni di lavoro per tutta la vita, si vede che Yourcenar entra totalmente nel personaggio e nel periodo storico, come lei stessa ha spiegato nella Nota dell’autore riportata alla fine di questa mia edizione: In altra sede ho espresso ciò che penso, almeno per quel che mi riguarda, dei vantaggi derivanti dai lunghi rapporti d’un autore con un personaggio scelto o immaginato fin dall’adolescenza, che però ci rivela tutti i suoi segreti solo quando entriamo nella maturità. (Pagine 288-289).

Il romanzo, come il suo protagonista, abbraccia tutti gli aspetti della vita ma in particolare quelli più oscuri e tragici, oltre alla religione un tema portante potrebbe infatti essere la sofferenza, subita e inflitta: sebbene a tratti trapeli un po’ di luce, leggendo si avverte pesantemente quel “nero” dell’opera a cui allude il titolo.

Una lettura faticosa ma che vale sicuramente la pena, un romanzo che affascina e stupisce, un’autrice che trovo sempre più straordinaria!

Da circa mezzo secolo si serviva della mente come di un cuneo per allargare, meglio che poteva, gli interstizi del muro che da ogni parte ci stringe.
(Pagina 152)

Copertina e titolo

La copertina di questa mia edizione è piuttosto anonima, generica e poco attinente col romanzo, non mi piace. Il titolo invece lo trovo molto bello, di sicuro una delle cose che mi ha attratto di più fin da subito! Non sono riuscita a capirlo, però, durante la lettura: immaginavo facesse riferimento al carattere un po’ cupo della storia di Zenone, a certi aspetti negativi della vita che il Nostro incontra nel suo girovagare. Soltanto nella nota a fine libro finalmente mi è stato spiegato: è una formula che gli alchimisti francesi hanno tradotto dalle lingue antiche e riguarda la fase di separazione e di dissoluzione della sostanza, in pratica, leggo QUI, la decomposizione. Pare che ancora non sia chiaro se tutto ciò fosse inteso in senso letterale come esperimenti sulla materia oppure in senso metaforico come un travaglio dello spirito nell’atto di liberarsi delle abitudini e dei pregiudizi (Pagina 293). Sicuramente quest’ultima interpretazione è la più suggestiva, e si adatta molto bene al personaggio di Zenone: A venti anni si era creduto libero dalle consuetudini o dai pregiudizi che paralizzano i nostri atti e mettono i paraocchi all’intelletto, ma in seguito la sua vita era trascorsa ad acquistare soldo a soldo quella libertà che aveva creduto di possedere di primo acchito nella sua totalità. (Pagina 145)

Momento più…

…sorprendente: durante la peste Marta, la sorellastra di Zenone, accoglie i casa un medico per curare la cugina ammalata, ed è chiaro, dal suo interesse nel sapere che ne era stato di Hizolde, che si trattava di Zenone, anche se non viene mai detto, fino a quando poi verso la fine del romazo la sorella ripensa a quell’episodio e scopriamo che lei l’aveva riconosciuto, ma aveva preferito non dire nulla!

Nuove parole/cose scoperte
Leggendo questo libro ho scoperto non proprio tre parole nuove, ma tre nuovi significati che ignoravo per parole che conoscevo.
Tràdito, con l’accenti sulla a invece che sulla i, è un latinismo che ha il significato di “tramandare”.
Di pomello io conoscevo quello delle porte, la maniglia toda, per intenderci, invece scopro che il suo primo significato è quello di “guancia” o, per essere più precisi, “la parte alta della gota, più rilevata e tondeggiante, che corrisponde allo zigomo”.
La patente sappiamo tutti cos’è, ma come aggettivo patente significa “aperto” oppure “evidente”: non ne avevo idea!

Curiosità

Alla finel del romanzo, prima della Nota dell’autore, c’è un scritta a caratteri gotici che ho faticato a decifrare, ma, con l’aiuto di internet, ho capito sia ALS IXH XAN, ovvero Als Ich Can, un motto fiammingo che significa “faccio come posso”, ed è calzante ovviamente essendo il romanzo ambientato nelle Fiandre. Ho ritrovato questa frase ho ritrovato sulla cornice del quadro di Jan van Eyck Ritratto di uomo con turbante rosso che secondo alcuni potrebbe essere un autoritratto dell’artista. Mi chiedo se queste parole Yourcenar le abbia volute riferire a se stessa, o a Zenone.

Mini recensione

Opera straordinaria

Magma Splash di BenHeine

Titolo: L’opera al nero
Titolo originale: L’oeuvre au noir
Genere: storico
Autore: Marguerite Yourcenar, vero nome Marguerite Cleenewerck de Crayencour (Wikipedia)
Nazionalità: francese
Prima pubblicazione: 1968
Ambientazione: Europa, prevalentemente Bruges (Belgio); buona parte del XVI secolo, fino al 17 febbraio 1569
Personaggi: Zenone, Hilzonde, Marta, Enrico-Massimiliano Ligre, il Priore dei Cordiglieri
Casa Editrice: Feltrinelli
Traduzione: Marcello Mongardo
Cura: Gabriella Cartago
Copertina: ufficio grafico Feltrinelli
Pagine: 299
ISBN: 978-88-07-81062-6
Provenienza: Bol.it, 3 agosto 2012
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio prima lettura: 20 marzo 2020
inizio seconda lettura: 1 agosto 2020
fine lettura: 19 agosto 2020

Sfide

Un po’ di frasi

Enrico-Massimiliano Ligre procedeva a piccole tappe sulla via di Parigi.
[incipit]

Chi sarà tanto insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?
Zenone
(Pagina 13)

Vado a vedere se l’ignoranza, la paura, la stupidità e la superstizione verbale regnano anche fuori di qui.
Zenone
(Pagina 48)

A poco a poco, tuttavia, Zenone cessava d’esser per loro una persona, un volto, un’anima, un uomo che vive in qualche luogo su un punto della circonferenza del mondo; diventava un nome, meno di un nome, un’etichetta sbiadita sopra un barattolo nel quale lentamente imputridivano alcuni ricordi del loro passato, incompleti e morti. Ne parlavano ancora. In realtà, lo dimenticavano.
(Pagina 54)

Simone Adriansen invecchiava. Se ne accorgeva non tanto dalla stanchezza quanto da una sorta di crescente serenità.
(Pagina 55)

[I due banchieri] sarebbero rimasti di stucco se qualcuno li avesse dichiarati più pericolosi per l’ordine pubblico del turco infedele o del contadino in rivolta; assorti com’erano nell’immediato e nel particolare, come tutti gli uomini della loro specie, non si rendevano conto del potere perturbatore dei loro sacchi d’oro e dei loro taccuini.
(Pagina 73)

Anch’io penso spesso che nulla al mondo, salvo un ordine eterno o una bizzarra velleità della materia a far meglio di quel ch’essa è, nulla al mondo spiega perché io mi sforzi un giorno di pensare un po’ più chiaramente del giorno prima.
Zenone
(Pagina 103)

Più alchimisti di quanto non lo fosse mai stato lui stesso, i visceri operavano in lui la trasmutazione dei cadaveri di bestie o di piante in materia vivente, separando senza il suo intervento l’inutile dall’utile.
(Pagina 143)

La carne, il sangue, i visceri, tutto ciò che ha palpitato e vissuto gli ripugnavano in quel periodo della sua esistenza, poiché alla bestia duole morire come all’uomo, e gli dispiaceva digerire agonie.
(Pagina 155)

La gioia non ha bisogno di noi. Solo il dolore fa appello alla nostra carità.
Il Priore
(Pagina 175)

Ci si abitua alla ferocia delle leggi del proprio secolo, come ci si abitua alle guerre suscitate dalla scempiaggine umana, alla disuguaglianza di condizioni, alla inefficiente sorveglianza delle strade e all’incuria delle città. […] Queste leggi inoperanti per la natura stessa di ciò che pretendevano punire, non colpivano i ricchi né grandi di questo mondo.
(Pagine 189-190)

Gli sembrava quasi d’aver insultato le infinite possibilità dell’esistenza rinunciando per tanto tempo all’invito del mondo.
(Pagina 203)

L’asserzione che consiste a porre il sole e non la terra al centro del mondo […] offendeva pur sempre Aristotele, la Bibbia e più ancora il bisogno dell’uomo di porre il nostro abitacolo al centro del tutto. […] Zenone […] s’era inebriato all’idea di appartenere a un mondo che non era più soltanto la dimora dell’uomo […]. L’errore di Pitagora, che permetteva di attribuire alle bestie un’anima simile alla nostra per natura ed essenza, irritava ancor più il bipede implume che ci tiene ad essere il solo vivente a durare sempre. […] Tutte queste opinioni erano considerate offesa a Dio; in realtà si rimproverava loro soprattutto di attentare all’importanza dell’uomo.
(Pagine 239-240)

In un certo senso, tutto era magia: […] magico il potere dei suoni acuti o gravi che perturbano l’anima o al contrario la placano; magia soprattutto la virulenta potenza delle parole quasi sempre più forti delle cose.
(Pagina 242)

Aggiunse perfino, restituendo al vescovo la cortesia dialettica, che dire di un’apparizione ch’essa è tutta intera nell’immaginazione non significa ch’essa sia immaginaria nel senso volgare del termine: gli dei e i demoni che risiedono in noi sono ben reali. Il vescovo aggrottò le sopracciglia al primo di questi due plurali ma era uomo di lettere e sapeva che bisogna concedere qualcosa a coloro che hanno letto gli autori greci e latini.
(Pagina 243)

Queste chimere si realizzeranno il giorno in cui la specie umana vi si dedicherà con lo stesso accanimento con il quale si dà a costruire i Louvres e le cattedrali. Scenderà dal cielo il Re dello Spavento, con i suoi eserciti di cavallette e i ludi d’ecatombe… O bestia crudele! Nulla resterà sulla terra, sotto terra o nell’acqua che non sia perseguitato, guastato, distrutto….
Zenone
(Pagina 268)

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4 pensieri riguardo “L’opera al nero

  1. Fu una delle letture obbligate del liceo, onestamente non ricordo nulla se non che lo detestai al punto da decidere di non leggere più niente dell’autrice.
    Ed è pure uno dei pochi voti della mia vita che ho rispettato @_@
    Certi libri non dovrebbero imporli a dei ragazzini.

  2. A leggere quello che scrivi sembra un libro molto strano ed ermetico o, quanto meno, un po’ oscuro. Sei riuscita a incuriosirmi però.

    Non ho mai letto alcunché della Yourcenar. Posseggo Le memorie di Adriano… arriverà il suo momento.

    1. Sì, sicuramente devi aspettare che arrivi il suo momento perché non sono letture facili! Come ho detto io entrambi i libri li ho dovuto iniziare due volte per poterli finire. Però meritano davvero! E Memorie di Adriano, almeno per quel che ricordo, è sicuramente meno cupo di questo qui!

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