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9. Mondo Antico I – 9
Dove siamo?
Penisola greca, Asia Minore, Italia centro-meridionale
Quando siamo?
Dall’XI al VI secolo a.C.
Per questa parte di lettura ho utilizzato questi libri:
I popoli antichi / Antonio Brancati (il mio libro di storia di prima superiore)
Cronologia delle scoperte scientifiche / Isaac Asimov
Reading History è un’iniziativa aperta a tutti e assolutamente libera e senza vincoli. Le uniche due “regole” (se così possiamo chiamarle) sono di leggere la Storia e condividere le proprie letture. Cliccate sul banner all’inizio del post per saperne di più.
Gli antichi Greci hanno fatto un sacco di cose, alcune belle alcune brutte, ma non gli si può negare una notevole inventiva: circondati ovunque da monarchie assolute, si sono inventati una diversa forma di governo che al tempo era loro soltanto.
Avevamo lasciato i nostri eroi micenei padroni dell’Egeo e anche di parte dell’Asia Minore, avendo sconfitto anche Troia. La guerra però li aveva indeboliti, e intorno al 1100 a.C. subiscono un’invasione da parte dei vicini Dori. A causa di tutte queste guerre il re doveva sempre più delegare compiti agli aristocratici che piano piano pretendevano sempre più potere, alleandosi insieme: tutto questo portò ad una completa rivoluzione dell’assetto governativo.
Le Città-Stato
La decadenza della monarchia ha portato alla ribalta la classe aristocratica, e lentamente, tra il l’VIII e il VII secolo a.C. le monarchie di tipo omerico vengono completamente sostituite dalle repubbliche aristocratiche. Gli άριστοι (àristoi) in greco erano “i migliori, i privilegiati”, i nobili, in pratica, e da loro prende il nome la nuova forma di governo: aristocrazia (governo dei migliori, dei privilegiati).
Il teatro e il tempio di Apollo a Delfo alle pendici del Parnaso all’interno di un paesaggio aspro e montuoso, ma suggestivo. |
Ancora una volta abbiamo una trasformazione storica che dipende molto dalla geografia del luogo, infatti certo la divisione in tanti piccoli “regni” è stata una conseguenza della natura bellicosa e piena di rivalità degli abitanti della Grecia, ma è stata favorita anche dalla natura del territorio, con quelle catene montuose sparse che dividono il territorio in tante zone come fossero appunto tanti stati diversi, che divengono quindi tante Città-Stato, o πόλεις (póleis, plurale di πόλις, pólis). E cambia anche la “geografia” cittadina, perché la nascita stessa della polis deriva anche dallo smantellamento fisico dell’Acropoli, e il nuovo luogo dove aggregarsi è più facile trovarlo in pianura, in particolare sulle coste oppure presso i valichi, in entrambi casi zone di transito e traffico commerciale. Anche se l’Acropoli comunque non scompare del tutto la parte più importante di queste nuove città diventa l’αγορά (agorà o piazza, letteralmente significa proprio “luogo di riunione”) un luogo importantissimo e fondamentale per la vita della città stato.
La caratteristica più importante di queste città-stato è ovviamente la loro autonomia, ma anche il fatto che gli abitanti si riuniscono per deliberare e decidere insieme, una cosa assolutamente sconosciuta ai contemporanei, che avevano sistemi statali centralizzati come per esempio quello egiziano e quello mesopotamico. E ovviamente cosa succede quando si ha qualcosa, in questo caso una forma di governo, così diversa da quella delle altre nazioni? Gli abitanti delle città-stato iniziano a disprezzare gli altri popoli che non si governano come loro: era viva in loro la consapevolezza di fare parte di una società organizzata in modo del tutto originale e nuovo, una vera e propria «eccezione» nel mondo antico (I popoli antichi, pag. 150).
Tutte queste trasformazioni avvengono ovviamente lentamente nel corso di un sacco di tempo e non contemporaneamente in tutte le città, ma avvengono proprio mentre la Grecia passava dall’età del rame a quella del ferro, e poteva quindi disporre di armi più solide e meglio adatte all’offesa e alla difesa. Ma della riorganizzazione dell’esercito ne parliamo fra un po’.
La classe media, o “demo”
Quindi, ricapitoliamo: i regni monarchici scompaiono e vengono sostituiti dalle polis governate dall’aristocrazia. Anche questa forma di governo, però, dura poco, tra l’VIII è il VII secolo a.C., poi decade anche lei per due motivi: lo sviluppo della classe media e la formazione di nuove colonie. Delle colonie parliamo più avanti, qui ci concentriamo si questo primo “motivo”. Lo sviluppo della classe media è molto legato a quello che dicevamo poc’anzi, cioè la scoperta del ferro: molti artigiani iniziano a lavorare questo metallo e guadagnano tanto e diventano ricchi al pari degli aristocratici che però rimangono legati alle terre e alle greggi.
Questa classe media prende il nome di demo e si tratta praticamente dei nuovi ricchi: classe media significa proprio che stanno a metà, tra la minoranza aristocratica e la massa della popolazione povera. E una volta arricchitisi ecco che il ferro si rivela nuovamente utile per la loro ascesa, in particolare il suo utilizzo in battaglia. In questo periodo infatti viene effettuata quella notevole riforma dell’esercito a cui accennavo prima, per cui i cavalieri perdono sempre più importanza perché molto costosi e poco maneggevoli, e prendono invece il sopravvento i fanti a piedi che con le nuove armature di ferro si possono muovere più facilmente rispetto ai cavalieri nei terreni accidentati e costano molto di meno. Ecco che quindi questa preponderanza anche in battaglia della classe media, che porta i “popolani” sempre più in parità nei confronti degli aristocratici. La riforma dell’esercito porta alla costituzione dei reparti di oplìti che sarebbero i soldati armati di opla, una pesante armatura provvista di ampio scudo e corazza, e queste armature non erano fornite dallo Stato ma bisognava comprarsele a spese proprie e quindi ovviamente solo quelli con i soldi potevano andare in guerra, e finora questi erano stati solo i nobili, ora c’è anche il demo. In questo modo viene meno anche il prestigio della superiorità militare dell’aristocrazia e quindi i ceti “borghesi” si ritengono indispensabili anche loro alla difesa della città stato e sentono di avere il diritto quindi di prendere parte anche alla vita pubblica e a governare.
Molto interessante un brano proposto dal mio libro di storia. L’autore è Teognide di Megara, vissuto tra il VI e il V secolo a.C.. Era un aristocratico e quindi non gradiva la presa di potere da parte della classe media. Quello che ho trovato interessante è che purtroppo il suo atteggiamento è molto molto vivo ancora oggi: più di 2000 anni e certe mentalità non siamo ancora riusciti a cambiarle! Non sto a riportare qui tutto il brano, comunque Teognide attacca la classe media, denigrandoli, evidenziando le loro origini, attribuendo loro ogni male, e lamentando la scomparsa della classe nobiliare. E ancora oggi sentiamo quotidianamente ragionamenti di questo tipo, quando le persone nascono con un privilegio e vi sono talmente immerse da vedere il fatto che anche altri stanno acquisendo quel privilegio come una prevaricazione nei loro confronti, non come quella che è e cioè un rapporto uguaglianza ma come una loro diminuzione. Due millenni e mezzo, e ancora siamo pieni di Teognidi! Per fortuna quelli come lui erano, e sono convinta che sono e saranno sempre, la minoranza, la maggior parte delle testimonianze infatti sono a favore di queste novità che mettevano gli uomini sullo stesso piano indipendentemente dalla loro nascita, come detto i Greci ne andavano fieri!
Dobbiamo anzitutto e soprattutto onorare l’uguaglianza del cittadino di fronte alla Legge: essa contribuisce più di ogni altra cosa ad unire le città alle città, gli alleati agli alleati, gli amici agli amici.
(Euripide)
Una piccola precisazione: ovviamente tutta questa “uguaglianza” era ancora limitata a una parte molto molto piccola della popolazione, solo ai ricchi, e solo e sempre agli uomini, mai, ovviamente, alle donne.
Le colonie
Sempre in questo periodo fioriscono le colonie, prima sulle isole dell’Egeo poi sulle coste dell’Asia Minore e in tutto il Mediterraneo.
Prima fase di colonizzazione greca. Secondo gli storici una delle principali cause della colonizzazione greca del Mediterraneo orientale fu l’invasione da parte dei Dori fra l’XI il X secolo a.C., e a queste possiamo aggiungere sicuramente il bisogno di più terre fertili conseguentemente al costante aumento della popolazione, e quindi anche alla necessità di materie prime per l’industria e l’artigianato, oltre ovviamente ai soliti motivi commerciali. Non meno importante comunque anche il desiderio comune a ogni popolo di espandere la propria attività. Ancora, ovviamente, non si può dimenticare di nuovo la geografia: la posizione della Grecia così protesa nel mare, verso le tante isole e tramite l’Egeo verso l’Anatolia, rendeva sicuramente l’idea di colonizzare questi luoghi più allettante e attuabile. Infine probabilmente c’era anche un certo gusto per l’avventura e il desiderio di far fortuna che questi tipi di viaggi promettono sempre di soddisfare.
Nonostante questo grande esodo, i Greci rimangono comunque sempre estremamente consapevoli della propria unità culturale, come detto ne andavano molto orgogliosi, e non è un caso infatti che coniarono la parola “barbari” per indicare tutti quelli non greci, o più precisamente coloro che non parlano il greco. All’inizio questo termine non era usato in modo dispregiativo, i Greci chiamavano barbari anche i popoli che stimavano e imitavano, ma poi pian piano questo significato ha cominciato ad assumere tinte negative perché i Greci hanno cominciato sempre più a considerare inferiori tutti i popoli che semplicemente non erano, be’, greci. I Greci sentivano di essere uniti fra loro soprattutto quando entravano in rapporti con gli stranieri. (M.A. Levi, pagina 159)
Mappa delle colonie greche in Asia minore e nell’Italia meridionale [presa da Mappe storiche: d-maps] |
Seconda fase di colonizzazione greca. Ricapitolando quindi tra l’XI e il X secolo a.C. abbiamo la colonizzazione dell’Asia Minore da parte dei Greci, poi tra il X e il IX secolo c’è uno stop all’espansione, che riprende poi tra l’VIII e il VII secolo, quando abbiamo anche la colonizzazione del bacino occidentale del Mediterraneo: i Greci approfittano di un periodo di decadenza dei Fenici per seguire le loro rotte e arrivare anche in Italia. Anche per questa seconda ondata di colonizzazioni le motivazioni furono l’aumento di popolazione e il desiderio di nuovi mercati, ma stavolta va ad aggiungersi anche la situazione politica complicata con continue lotte fra aristocratici e classi popolari, o vere e proprie guerre fra città e città. In più a causa di questa situazione precaria si era sempre più diffuso il latifondo con la scomparsa quindi della piccola proprietà, così i proprietari di piccoli terreni se li vedevano espropriati dal latifondista e diventavano nullatenenti, rischiando anche la schiavitù per debiti. Tutto considerato, appare ovvio che si possa facilmente preferire di andare via piuttosto che subire questo destino.
Il periodo di colonizzazione termina verso la metà del VI secolo a.C. soprattutto per la pressione dei Persiani in Oriente e di Etruschi e Cartaginesi ad Occidente.
Le relazioni con la madrepatria e le istituzioni panelleniche. Durante il primo periodo di colonizzazione, quello fra l’VIII e il VII secolo a.C., i coloni erano piccoli gruppi che partivano per scelta autonoma e spesso non rimanevano in contatto con la città di origine. Una caratteristica invece delle colonie del secondo periodo fu il permanere dei rapporti fra la città-madre e la colonia. Infatti era proprio la città-madre a guidare queste colonizzazioni con l’ecista, ovvero il fondatore designato. Questi era un persona che godeva di considerazione e stima e partiva con delegazioni ufficiali composte anche dei sacerdoti che portavano il fuoco sacro della madrepatria nella nuova colonia. Ecco perché quindi rimanevano stretti legami di collaborazione e di tutela tra la città d’origine e la colonia, oltre a legami culturali, religiosi e politici. Infatti la colonia doveva inviare periodicamente un’ambasceria nella città-madre con doni e sacrifici, anche se il governo della colonia era indipendente. C’erano poi alcune istituzioni chiamate proprio per questo panelleniche che erano esattamente le stesse sia in Grecia che nelle colonie, ed erano: le feste religiose, gli oracoli, le anfizionìe e i giochi pubblici. Feste e oracoli penso si spieghino da sé, mentre le anfizionie (letteralmente “coloro che abitano intorno”) erano associazioni sia religiose che politiche di vari stati limitrofi che avevano anche lo scopo di conservare i vincoli di parentela fra i vari stati.
Un gruppo di corridori ritratto su un vaso in un atteggiamento piuttosto innaturale in quanto avanzano tutti con il braccio e la gamba sinistra alzati. |
I giochi pubblici invece erano giochi prevalentemente sportivi (ma potevano anche aggiungersi gare d’ingegno o di poesia) che si svolgevano in varie città con una cadenza biennale o quadriennale, e quelli più famosi erano come potete immaginare quelli che si svolgevano nella città di Olimpia, chiamati appunto giochi Olimpici: si svolgevano ogni 4 anni in agosto e sono gli antenati delle moderne Olimpiadi. I giochi Olimpici erano così importanti che i Greci li usavano anche per contare gli anni, che infatti venivano divisi in periodi di 4 chiamati appunto Olimpiadi, e anche l’inizio dell’era greca prende inizio dalla prima olimpiade nel 776 a.C.. Interessanti anche le regole delle Olimpiadi, alcune piuttosto moderne, come per esempio quella che dice che è proibito protestare pubblicamente contro la sentenza dei giudici, ma ogni concorrente, che non trovi giusta la sentenza, può ricorrere al senato Olimpico, naturalmente a suo rischio e pericolo (I popoli antichi, pag. 164); altre appaiono invece tremende, come per esempio il divieto di uccidere l’avversario, pena la perdita del premio oppure una multa! Comunque, in questi giochi si gareggiava solo e unicamente per la gloria, la propria e della propria nazione.
Quali furono le conseguenze di questo movimento di colonizzazione? La principale fu sicuramente gli scambi commerciali: molte città marittime passarono da un’economia chiusa di carattere agricolo a un’economia aperta basata sul commercio e sull’industria (vedi sempre lo sviluppo della lavorazioen del ferro). Un’altra conseguenza della colonizzazione fu, come avevamo detto prima, che spinse sempre più all’arricchimento di quella classe media, il demo, che cominciò a lottare anche per conquistarsi il diritto di partecipare al governo, ed era più facile che ciò accadesse nelle colonie, che divennero l’esempio che accelerò il processo anche nella penisola ellenica, e quindi anche nella madrepatria ben presto i governi aristocratici vennero sostituiti da governi timocratici (timocrazia: “predominio della ricchezza” indipendentemente dalla nascita).
Non possiamo poi dimenticare che le colonie greche portarono anche la cultura: diventarono infatti centri di studio di diritto, filosofia, scienza e arte. Per esempio Mileto che era la patria di Talete, Anassimandro e Anassimene, oppure Samo da cui provengono moltissimi vasi dell’antichità, nonché patria di Pitagora, o anche Alicarnasso patria di Erodoto, o infine Èfeso dove c’era il tempio di Apollo con il famoso oracolo.
Anche per quanto riguarda l’economia le colonie fecero sentire il loro contributo. In Grecia la città-stato comprendeva non solo la città vera e propria ma anche i terreni circostanti, invece nelle colonie la città diventa un vero e proprio centro urbano, con opere architettoniche migliori grazie alla libertà dell’iniziativa individuale, ma anche per la maggiore disponibilità di spazio. Le città coloniali divennero quindi più fastose e più sontuose rispetto alle città della madrepatria.
Oligarchie e tirannidi
Leggendo l’inizio di questo capitolo quando definiva il governo dei nobili un'”aristocrazia” mi ero chiesta come mai non avesse usato il termine di “oligarchia”, che significa “governo di pochi”. Be’, il motivo è molto semplice: oligarchia è un termine più generico e infatti incontriamo già solo in questo capitolo più esempi di questo tipo di governo. L’aristocrazia è il “governo dei migliori, dei privilegiati”, ad essa succede la timocrazia cioè il “predominio della ricchezza”, ovvero il governo dei ricchi. In entrambi i casi abbiamo quindi un’oligarchia (dal greco olígoi (ολίγοι) = pochi e arché (αρχή) = governo) cioè il predominio dei pochi sui più. Il popolo quindi, la maggioranza della popolazione, ne veniva sempre escluso. È facile immaginare come questo possa aver portato a frequenti disordini nelle città tra quelli che potevano comandare e quelli che dovevano solo ubbidire. Ci furono dei tentativi da parte dei potenti di rabbonire le masse, uno di questi fu per esempio porre le leggi in forma scritta perché fossero visibili da tutti e non più ad esclusivo appannaggio degli oligarchi.
Ovviamente, non bastò, e questa situazione di fragilità portò alla nascita della tirannide. Nello oligarchie si trovavano spesso a governare dei ceti che fino a poco prima erano soliti far parte di quelli che ubbidiscono, quindi inesperti e impreparati al governo. Dei singoli uomini ambiziosi e capaci di sfruttare questa instabilità politica ne approfittarono e, spesso con violenza e ovviamente non in maniera legale, conquistavano un potere assoluto, spesso sfruttando proprio le masse ribelli. I tiranni erano solitamente generali o nobili che avevano appoggiato le ideologie democratiche. Nel VI secolo a.C. aumentano tantissimo di numero e alcuni divennero anche molto famosi come Policrate a Samo e Pisistrato ad Atene.
Una volta preso il potere con la violenza e con l’inganno per mantenerlo il tiranno doveva continuare ad operare in quel modo. Ecco perché la parola tiranno, che in un primo tempo significava soltanto che una persona governava in maniera non legittima, prende poi un significato negativo come persona non solo che detiene il potere illegalmente ma anche per mezzo della violenza e del sopruso.
Diverse forme di governo dalla monarchia alla democrazia. |
E qui accadde qualcosa di secondo me molto bello, tutto considerato. Come sottolineato nel paragrafo precedente, le colonie greche portarono anche uno sviluppo nella cultura, e questo permise anche alle masse povere di acculturarsi un po’ e diventare più consapevoli. Così mentre in un primo momento avevano appoggiato il tiranno contro gli aristocratici, si resero conto di cominciare a sviluppare una avversione per il potere assoluto, e quindi si ribellarono di nuovo contro il tiranno instaurando governi più democratici, che permettessero anche a loro di partecipare. Ancora una volta la Storia è lo specchio del presente, perché anche oggi ci sono nuovi tiranni che prosperano sull’ignoranza della gente, che se facesse un piccolo sforzo in più per acculturarsi un poco si renderebbe conto di essere presa per i fondelli.
Comunque, riassumendo (vedi anche immagine qui a lato): nelle città-stato si passò gradualmente attraverso le lotte civili dalla monarchia alla Repubblica aristocratica, poi quella timocratica e da queste alla tirannide. A quest’ultima infine si sostituirono o nuovi regimi aristocratici a carattere più moderato, oppure governi addirittura democratici nei quali il popolo più acculturato e consapevole grazie alle più recenti esperienze seppe spesso dimostrare una chiara coscienza politica, potendo partecipare in misura sempre maggiore al governo e alle assemblee.
Scoperte scientifiche
L’ho già detto più volte nel corso del post: in questo periodo si scopre l’utilizzo del ferro (1000 a.C. circa). Il ferro è secondo metallo più diffuso nella crosta terrestre ma è difficile trovarlo da solo, si trova sempre combinato con altre sostanze. Si trova ferro puro soltanto nei meteoriti e nel passato furono super utilizzati infatti nessuna meteorite del passato è mai stata trovata nei luoghi in cui fiorirono le prime civiltà perché le utilizzarono tutte per il ferro. Questo metallo però venne veramente diffusamente utilizzato solo quando fondendolo si mescolava al carbone della legna e formava una lega di ferro e carbonio che noi conosciamo come acciaio. Nel 1000 a.C. quindi questo ferro carbonato si riusciva a ottenere in grande quantità e iniziò così l’età del ferro che divenne quindi il metallo principale per le armi e per gli utensili. Come già sottolineato questo fu molto importante in battaglia, tanto che quando un popolo possedeva armi di ferro sconfiggeva facilmente quelli che utilizzavano ancora le armi di bronzo.
Parlando dell’enorme sviluppo culturale avvenuto nelle colonie abbiamo nominato il famoso Talete di Mileto (in Asia Minore). Egli fu il primo a chiedersi di cosa fosse fatto l’universo e a cercare di dare una risposta che non fosse religiosa o soprannaturale. Probabilmente intorno al 580 a.C. arrivò alla deduzione che la materia fosse fatta prevalentemente di acqua che quindi l’acqua fosse l’elemento primario. Ovviamente era ben lungi da inventare la chimica, ma era sicuramente un primo approccio e la prima volta in cui si parlò di elementi.
Pitagora, anche lui un greco delle colonie (Samo, isola oggi effettivamente greca ma vicinissima all’Asia, allora colonia) inventò i numeri irrazionali. I numeri razionali sono tutti quanti i numeri interi e le frazioni, cioè tutti quei numeri che possono essere espressi con dei rapporti. Pitagora però mentre lavorava al famoso teorema che da lui prende il nome (tra l’altro non l’ha inventato lui, era già conosciuto ma Pitagora ne elaborò una buona dimostrazione) provò a immaginare un triangolo rettangolo che abbia ogni cateto uguale a 1, quindi calcolando grazie al teorema di Pitagora il quadrato dell’ipotenusa è uguale a 2 (il teorema, per chi non lo ricordasse, dice che la somma dei quadrati costruiti sui cateti è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa, quindi il quadrato di 1 è sempre 1, e 1 + 1 = 2), quindi per trovare l’ipotenusa bisogna fare la radice quadrata di due, e non esiste nessun numero intero o frazione che sia che moltiplicato per sé stesso dia 2, quindi la radice quadrata di 2 non è un numero razionale e per questo motivo viene definito numero irrazionale. Ne consegue che esiste un numero infinito di numeri irrazionali.
Il mondo disegnato da Ecateo. |
Sempre a questo periodo appartiene la prima carta geografica nella quale è possibile riconoscere una certa aderenza con la realtà. È attribuita a un viaggiatore e greco chiamato Ecateo vissuto tra il VI e il V secolo a.C. che intorno al 510 a.C. disegnò una carta geografica in cui la zona del mondo occupata dalle terre emerse veniva mostrata come un cerchio con intorno il mare, e a occidente un braccio di mare che penetrava nel cerchio era il Mediterraneo.
Altri libri inerenti questo periodo storico ma che ho letto in altri momenti:
per ora nessuno!