Masters of Rome
I giorni della gloria (The Grass Crown) →
Titolo: I giorni del potere
Serie: Masters of Rome (1)
Titolo originale: The first man in Rome
Genere: storico
Autore: Colleen McCullough (Wikipedia)
Nazionalità: australiana
Anno prima pubblicazione: 1990
Ambientazione: Roma; 100-110 a.C.
Personaggi: Caio Mario, Lucio Cornelio Silla
Casa Editrice: BUR
Traduzione: Adriana Dell’Orto
Copertina: Lionel Noel Royer, Vergingetorige getta le armi ai piedi di Giulio Cesare (particolare)
Illustrazioni: Colleen McCullough
Pagine: 880
ISBN: 88-17-11404-9
Provenienza: Amazon, 11 agosto 2011
Link al libro: IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 19 settembre 2018
fine lettura: 14 dicembre 2018
Sì, è preferibile essere console di Roma che re del mondo.
Caio Mario(Pagina 849)
Roma, fine II secolo a.C.
Caio Mario è un cittadino romano di origina italica, sente di essere destinato a grandi cose, ma il suo status di Uomo Nuovo lo preclude dalle cariche più importanti.
Lucio Cornelio Silla è un giovane che ama dedicarsi ai piaceri e vivere dissolutamente, ma sogna di prendere il posto che gli spetta nella vita politica romana.
Le guerre di Roma contro i nemici ai confini daranno loro la possibilità di farsi valere.
Ho conosciuto Colleen McCullough anni fa con il suo libro più famoso, Uccelli di rovo, che ricordo amai moltissimo perché non era per niente come mi aspettavo, sì c’è la storia d’amore tra la ragazza e il prete, ma anche molto, molto di più. Solo diversi anni dopo ho scoperto che McCullough annoverava tra le sue pubblicazioni anche una serie dedicata all’antica Roma. E ancora molti anni dopo, incuriosita da commenti molto positivi, l’ho iniziata. Il libro è un mattone grande come pochi, è stato un po’ una sfida perché mi sono da poco ripresa dal blocco del lettore, ma per fortuna scorre via che è una bellezza.
Ritratto di Caio Mario disegnato da McCullough presente sul libro. |
La trama percorre undici anni di storia romana, mostrandoci i retroscena della politica, le strategie di battaglia, e la grandezza di Roma. Ci soffermiamo però anche su piccoli episodi, su gente “di contorno”, ci immergiamo pienamente nella vita della Roma repubblicana. E questa ambientazione è egregia. McCullough dice di essersi documentata molto, e si vede, ed è bravissima a mostrarci tutto senza ricorrere in spiegoni noiosi o troppo appariscenti. Per via della guerra facciamo una puntatina in Africa, poi in Gallia (di qua e di là delle Alpi), ma soprattutto siamo a Roma, duemila anni fa era già la Città Eterna, metropoli unica al mondo, piena di contraddizioni, di straordinaria bellezza e tremendi orrori. Ma soprattutto viviamo la grandezza di Roma come istituzione. In una sua lettera a Caio Mario, Publio Rutilio Rufo ricorda la storia di Caio Popillio Lena, un console vissuto mezzo secolo prima che sconfisse due eserciti solo con le parole, e le sue parole erano più o meno: Roma ha detto di tornarvene a casa. Lo scopo di Rutilio Rufo era paragonare Caio Popillio all’omonimo discendente suo contemporaneo, ma per me questa storiella che le madri romane raccontavano ai loro figli rappresenta perfettamente la potenza di Roma, la paura che incuteva nelle altre nazioni, la sua assoluta supremazia in tutto il mondo occidentale. A me piace molto la storia romana, mi ha sempre affascinato moltissimo, ho amato molto il De Bello Gallico, anche se si trattava di guerre vere e non di fiction: l’esercito romano e la sua imbattibilità sono un argomento che attrae molto. Non posso farci niente ma per me è qualcosa che stupisce e affascina, qualcosa di grandioso, e anche in questo libro, specie sotto la guida dell’esperto Caio Mario, dà il meglio di sé.
Ma Roma la viviamo anche nelle piccolezze, in quegli aspetti del carattere che sono da tutti ritenuti tipicamente romani, come se non potessero fare a meno di essere così, patrizi e plebei, romani e italici, ricchi e poveri. Una cosa in particolare mi ha stupito molto: Mario e Rutilio Rufo erano amici di gioventù di Giugurta, ma nessuno di loro ritiene un problema trovarsi in guerra su fronti opposti, poi Mario fa catturare Giugurta sapendo che catturandolo verrà ucciso, però la cosa è normale per tutti, anche per Giugurta stesso. Stupefacente anche in questo senso, la romanità.
Lucio Cornelio Silla, sempre disegnato da McCullough. |
La parte di storia romana raccontata in questo libro riguarda Mario e Silla. Non ricordo moltissimo dei miei studi liceali a questo proposito, ricordo vagamente che i due erano rivali, ma qui iniziano una collaborazione che sarà fruttuosa per entrambi. I personaggi principali sono sicuramente loro due, e per svariati aspetti sono l’uno l’opposto dell’altro. Mario ci viene dipinto chiaramente come un uomo superiore: i nemici hanno paura di lui, chi ne capisce almeno un po’ di guerra lo stima. La sua difficoltà nell’emergere è dovuta al fatto che viene ostracizzato per le sue umili origini. Silla invece, per quanto anche lui intelligente e scaltro, è un depravato sotto molti aspetti (tra le altre cose lo vediamo compiere senza rimorsi almeno 3 omicidi), è povero in canna ma nobile di nascita. Mario è vecchio, burbero, decisamente brutto, temprato dalla vita militare, mentre Silla è giovane, affascinante, bellissimo, dall’aspetto delicato. Eppure, uniti dal Fato da legami familiari, insieme i due funzionano alla grande. Il vero protagonista di questo romanzo, però, credo sia soltanto Mario. Il titolo originale, Il Primo a Roma, si riferisce senza subbio a lui, così come il titolo del prossimo, La corona d’erba, penso si riferisca a Silla, quindi la loro storia è tutt’altro che finita.
Mario mi è piaciuto molto come personaggio, un uomo molto capace, convinto di avere un destino radioso ad attenderlo, che non si fa fermare da niente, né la sua condizione sociale, né l’ostilità degli altri, nemmeno la sua età avanzata. Riuscirà ovviamente (la Storia ce lo dice) a diventare il Primo a Roma, verrà anche chiamato il Terzo Fondatore di Roma, e quando nelle ultime pagine la Roma Repubblicana viene minacciata dall’interno, Mario finalmente otterrà anche dai Senatori più conservatori la considerazione che merita. A mio parere McCullough ha fatto davvero un buon lavoro per quanto riguarda questo personaggio, non è perfetto, gli si potrebbero fare molte critiche, ma sicuramente conquista e non potevo non parteggiare sempre per lui. Per Silla non potevo provare lo stesso affetto, ma indubbiamente anche lui è risultato un personaggio affascinante e intrigante.
Anche se questi due spiccano, i personaggi sono tantissimi, e all’inizio di ogni capitolo c’è un ritratto di qualcuno di loro fatto da McCullough stessa. C’è Caio Giulio Cesare, nonno del più famoso omonimo. Interessante il suo modo di gestire la casa, la democrazia con cui tratta non solo i figli ma anche le figlie e la moglie. A proposito di queste due figlie, Iulia e Iulilla, mi hanno ricordato Elinor e Marianne: la minore infatti pensa che l’amore vero debba essere fatto di passioni violente, mentre la maggiore è più giudiziosa ma non per questo ama di meno, anzi.
Aurelia, anche lei disegnata da McCullough. |
I personaggi femminili rilevanti non sono moltissimi, oltre alle due Iulie c’è Aurelia, unico personaggio femminile ad avere un ritratto. McCullough spiega nell’introduzione che la carenza di ritratti femminili è dovuta alla mancanza di testimonianze, visto che lei si è ispirata alle immagini conservate fino a noi. È indubbio però che ad Aurelia è riservata una parte importante. La prima volta sentiamo parlare di lei dallo zio Rutilio Rufo che ce la descrive come una ragazza davvero in gamba per cui lui ha molta stima. Io l’ho trovata un po’ strana, mi sembrava diversa dall’idea che me ne aveva dato lo zio, con la sua ossessione per essere la perfetta matrona romana prendendo ad esempio Cornelia, la madre dei Gracchi. Però poi dopo il matrimonio ho potuto vedere manifestarsi il suo carattere forte: è decisa a prendere in mano la sua vita, ad essere indipendente, e si adopera con competenza e coraggio, acquistandosi l’ammirazione di molti tra cui lo stesso Silla.
È bello poi che personaggi normalmente secondari, addirittura percepiti come negativi, in determinate circostanze diventino quasi degli eroi. Siccome poi io facevo spesso confusione con i nomi certe volte neanche li riconoscevo per come apparivano diversi. Per esempio Druso era odioso la prima volta che lo vediamo, specie nei confronti della sorella, poi dopo aver partecipato ad una battaglia dimostra molto coraggio, e soprattutto gli cadono le fette di prosciutto davanti agli occhi e comincia a guardare i nobili conservatori romani, tra cui pure il suocero, con occhi diversi. Oppure Cotta, il padre/zio di Aurelia, non sembrava per niente un condottiero né un personaggio rilevante, e invece è riuscito a mantenere il sangue freddo quando serviva e a fare quello che riteneva giusto fare, ovvero arrivare a Roma prima di Cepione per dire la verità sulla tremenda disfatta subita dall’esercito romano per colpa di due capi che rifiutavano di scendere a compromessi. Quanto ho tifato per lui in quel momento! Intendiamoci, entrambi non diventano completamente persone diverse, e questo è il bello, rimangono coerenti, però di fronte a situazioni eccezionali ne vediamo un lato diverso.
Lo stile di McCullough l’ho apprezzato molto. Si tratta di un libro lunghissimo ma non l’ho trovato mai noioso, né se descriveva un episodio di vita quotidiana di qualche personaggio, né se sbirciavamo dietro le quinte della politica, né quando eravamo sul fronte. All’inizio si percepiva molto il sapore un po’ introduttivo, ogni volta che conoscevamo un personaggio nuovo rivedevamo la sua biografia per capire chi era, sicuramente McCullough se l’è presa molto comoda, le scene coprivano piccole unità di tempo, con un sacco di dialoghi, ma neanche qui la narrazione mi è parsa pesante o artificiosa. Come ho detto, un bel mattone ma si è fatto leggere con estrema facilità. Se c’è una cosa di cui mi devo lamentare era la massiccia presenza di refusi, a volte anche nei nomi dei personaggi, ma la colpa qui non è dell’autrice.
La copertina di questa mia edizione non è un granché, e rappresenta un episodio che avverrà decenni dopo e che quindi non c’entra molto con questo libro qui. Il titolo originale è semplice ma bello e accattivante, Il Primo a Roma. Il titolo italiano è banale, genera confusione, e quali sarebbero questi giorni di gloria? Tra questo e i refusi sono tentata di comprare i prossimi in lingua originale, però sono davvero lunghi!
Commento generale.
Un romanzo estremamente affascinante, avvincente e assai piacevole da leggere. Soprattutto mi è piaciuta quella caratteristiche che amo più di tutti nei romanzi di questo tipo: ti fa immergere pienamente nell’atmosfera della Roma di 2100 anni fa, eppure sembra parlare di noi, adesso, qui. Diceva Tomasi di Lampedusa che bisogna cambiare tutto perché nulla cambi, ed è questo l’effetto che fa questo romanzo: in più di 2000 anni sono cambiate tante cose, ma la natura umana è rimasta sempre la stessa, e con essa le relazioni e il modo di gestire la politica. I demagoghi che incitano la folla promettendole quello che vuole per raggiungere i propri scopi non sono molto diversi dai politici di oggi, così come i senatori che rubano e fanno di tutto per proteggere i loro privilegi.
Una lettura che mi ci voleva proprio, anche se purtroppo c’ho messo parecchio a finirla mi ha tenuta avvinta alle pagine. Cercherò di rispettare il mio proposito di smaltire la TBR list, ma non so quanto resisterò prima di comprare il prossimo di questa saga!
Momento più…
…divertente: il conflitto principale raccontato in questo libro è quello contro i Germani, e trovo esilarante il fatto che i Romani sono più forti perché perfettamente organizzati e disciplinati, mentre i Germani sono caciaroni e disorganizzati; ecco, questa è una cosa che in 2000 è cambiata parecchio! XD
…fastidioso (per mancanza di una definizione migliore): in Africa Mario incontra una profetessa, Martha, che gli predice le sue grandi gesta, molte delle quali noi posteri sappiamo essere vere. Questo particolare l’ho trovato seccante perché le sue predizioni sono troppo precise per essere coincidenze, e questo piccolo tocco di soprannaturale per me non c’entra niente col resto del libro.
The Eagle by Bricks Brothers L’aquila simbolo della sovranità di Roma, fa effetto anche in versione Lego! XD |
Nuove cose scoperte
Mini recensione
Grazie a…
…Romanzistorici.it, la cui recensione mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro.
Un po’ di frasi
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Mia madre adora questa serie (ce l’ha sia in cartaceo che in ebook), e sento che si avvicina sempre di più il momento in cui gliela chiederò in prestito ^
A me mi ha conquistata, e ho come l’impressione che questo primo non sia neanche il migliore della serie!