di Stefan Zweig
Titolo: Novella degli scacchi
Titolo originale: Schachnovelle
Genere: racconto
Autore: Stefan Zweig (sito ufficiale – Wikipedia)
Nazione: Austria
Anno prima pubblicazione: 1943
Ambientazione: una nave in viaggio da New York a Buenos Aires; 1941
Personaggi: l’autore, Mirko Czentovic, McConnor, dottor B.
Casa Editrice: Garzanti Elefanti
Traduzione: Simona Martini Vigezzi
Copertina: © Marka
Pagine: 102
ISBN: 978-88-11-68202-8
Provenienza: 4 agosto 2016; regalo
Link al libro: IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 23 luglio 2018
fine lettura: 29 luglio 2018
Nella grande nave passeggeri, che a mezzanotte doveva salpare da New York per Buenos Aires, regnava la consueta attività e agitazione dell’ultima ora.
[incipit]
La storia di una partita a scacchi che è forse un po’ un simbolo di due mondi a confronto.
Un libro piccolino, l’ho letto in sei giorni solo perché ad un certo punto mi sono fermata per qualche giorno. E forse questa pausa ha influito negativamente sul mio gradimento del libro perché la prima parte mi aveva entusiasmato non poco, ma poi mi sono resa conto che le cose non stavano come mi era sembrato in un primo momento, mi sono trovata come spaesata, e il racconto ha perso di mordente, da cui il voto bassino.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da Elena Acquerello, che me l’ha regalato in occasione dello scambio di Segnalibri@Tema di giugno 2010 (tema: PAESI E CULTURE) nel gruppo Readers Challenge; l’ho scelto solo perché mi faceva pensare all’estate e alle vacanze! |
La trama è intrigante: su una nave in viaggio nell’Atlantico c’è un famoso campione di scacchi, dal passato peculiare e dall’ancor più caratteristica personalità. L’autore/narratore è incuriosito, vorrebbe incontrarlo, e si adopera per creare le giuste condizioni, e questo gli fa incontrare un altro particolare personaggio, il dottor B., l’unico in grado di sfidare il campione.
L’ambientazione mi è piaciuta: siamo su una nave, un microcosmo che per alcuni giorni condividerà la vita, è sempre un contorno affascinante, e qui si presta bene alla situazione.
I personaggi sono il fulcro della storia, nel bene e nel male, perché sono affascinanti e interessanti, ma sono anche la cosa che alla fine mi ha deluso.
Mirko Czentovic è il grande campione russo, con origini umilissime e, a quanto pare, totalmente ignorante e incapace di qualsiasi abilità mentale, eccetto giocare a scacchi. Da come viene descritto pare proprio avere un qualche ritardo mentale, eppure questo campagnolo stupido e analfabeta è un genio del “gioco dei re”. Onestamente non vedo come si possa non tifare per questo personaggio, il giovane talento venuto fuori per caso dal nulla, il ragazzo con difficoltà che però eccelle in qualcosa, e in questo supera tutti. Eppure, ho scoperto andando avanti nella lettura, lui è l’antagonista, perché è arrogante, presuntuoso e gioca per soldi. Il “protagonista” lo conosciamo dopo, è austriaco, borghese ma associato alla nobiltà, si fa chiamare dottor B. ed è un po’ il contrario del campione: Czentovic, a causa della sua “stupidità” riesce a giocare solo avendo la scacchiera davanti, non è capace di giocare alla cieca, invece il dottor B. gioca soprattutto in testa, sa ripercorrere infinite partire a memoria. E il dottor B. è costruito perché si tifi per lui, non ne possiamo fare a meno perché viene perseguitato dai nazisti, e la sua bravura negli scacchi deriva dal fatto che questo gioco l’ha salvato mentre era loro prigioniero.
Quindi è un po’ questo che alla fine ha smorzato il mio entusiasmo: come personaggio vincente, che riscatta e capovolge la situazione, io ci vedevo Czentovic. Ma il dottor B., che non può in nessun modo essere considerato antagonista per via delle difficoltà che ha dovuto superare, anche come “eroe” non è convincente perché è messo lì proprio con questo scopo troppo forzatamente.
Sunrise on the chess deck by Greg Adams |
Infine ci sono gli scacchi, anche loro una presenza molto importante. Gli scacchi poi sono sempre un elemento molto affascinante nelle storie: io personalmente non ci so giocare, cioè conosco le basi, come si muovono le pedine, ma non ho proprio la pazienza, la lungimiranza e forse, anche se mi secca molto ammetterlo, anche l’intelligenza necessaria per giocarci bene. Perdo sempre e mi annoio subito! Ma nonostante questo, o forse proprio per questo, ammiro sempre moltissimo chi invece ne è capace.
Tornando agli scacchi in questo libro, la loro importanza è dovuta anche al fatto che la partita centrale è un po’ un simbolo: proletariato, nuovo ordine mondiale, rappresentato dal rozzo Czentovic, contro nobiltà e vecchie istituzioni, rappresentate dal dottor B.. La prima partita finisce in pari, il dottor B. sta dominando la seconda, ma al tempo stesso viene dominato dal gioco, sta per subire una ricaduta di quell’avvelenamento da scacchi che l’aveva sì salvato dalla prigionia nazista ma anche quasi reso pazzo. E allora abbandona, e di fatto la partita la vince Czentovic che, ormai non più timoroso di perdere, ha anche parole di elogio sull’avversario. Non conosco abbastanza Zweig da essere sicura di questo mio pensiero, ma mi pare evidente che lui, come autore e come narratore, tifi per il dottor B, per l’aristocrazia, e disprezzi il povero ignorante Czentovic. È anche però abbastanza realista da concedere la vittoria finale a quest’ultimo, una vittoria per forfait dell’avversario, una vittoria immeritata, ma una vittoria definitiva, perché il dottor B. non giocherà mai più.
Lo stile di Zweig è gradevole e coinvolgente. Il libro, come giustamente dice il titolo, è un racconto più che un romanzo, e scivola via proprio leggero e tranquillo. Se non fosse stato per il “disguido” con i personaggi probabilmente gli avrei dato un voto più alto, e mi dispiace perché sento di non essere stata obiettiva, però mi ha proprio deluso alla fine che non riesco a dargli di più.
La copertina è semplice, prevedibile, ma comunque bella. Il titolo… bè, potrei proprio dire le stesse cose! È sicuramente semplice, sicuramente chiaro e non particolarmente originale, ma essenziale e comunque accattivante.
Commento generale.
Un piccolo libro con una storia di scacchi assai stuzzicante che però non mantiene le promesse, o almeno questa è l’impressione che ho avuto io. Una lettura comunque piacevole!
Mini recensione
Grazie a…
…Libri succulenti, la cui recensione mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro.
Un po’ di frasi
explicit | Leggi> |
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Di Zweig ho letto solo la biografia di Maria Stuarda, che mi è piaciuta molto. Ho sempre sentito parlare bene di questo libro qui, ma se mai lo dovessi recuperare terrò a mente la tua recensione così da non avere aspettative troppo alte :D
Ma no, guarda, non si tratta tanto dell’altezza delle aspettative, quando del tipo! Ho visto che in realtà ha valutazioni molto positive sia su anobii che su goodreads, quindi no farti influenzare troppo da questa mia recensione! :)
Ciao, cara!
Sono d’accordo con te: questa novella è un piccolo capolavoro mancato che tradisce le premesse del testo e le aspettative del lettore. Se vuoi “rifarti” con il filone scacchistico, ti consiglio La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig, anche come eventuale rilettura.
un caro saluto :-)
Grazie cara del consiglio, l’ho aggiunto alla wishlist, dove ho pure La difesa di Luzin di Nabokov in attesa (e forse te ne avevo già parlato). Il genere romanzo scacchistico mi intriga molto! :)