(I robot dell’alba)
di Isaac Asimov
Storia Futura (Ciclo dei Robot)
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The robot had no feelings, only positronic surges that mimicked those feelings. (And perhaps human beings had no feelings, only neuronic surges that were interpreted as feelings.)
Il robot non aveva sentimenti, solo ondate positroniche che imitavano quei sentimenti. (E forse gli essere umani non avevano sentimenti, solo ondate neuroniche che erano interpretate come sentimenti).
Baley(Pagina 332)
Terza indagine della coppia Elijah Baley e Daneel Olivaw: cambia il pianeta, cambia la vittima, non cambia l’acume del terrestre.
Ancora una volta il detective terrestre Elijah Baley viene chiamato su un altro pianeta, questa volta Aurora, per investigare su un crimine. Questa volta l’indagine però è diversa: ad essere stato “ucciso” è un robot umaniforme.
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È passato del tempo dall’ultimo libro che ho letto di questa saga, e magari non li ricordo con esattezza, ma questo mi sembra nettamente il più bello di tutti! :) O forse, come mi è spesso accaduto di recente, l’averlo letto in lingua originale me l’ha fatto amare ancora di più!
La vicenda prende l’avvio in maniera molto simile al romanzo precedente: Baley viene chiamato dal dottor Fastolfe su un altro pianeta ad investigare. La trama poi però si sviluppa in maniera molto differente, perché differenti sono le persone che incontra, il caso su cui investiga, le usanze (o potremmo dire “stranezze”) del pianeta in questione. E al contrario della volta precedente anche prima di cominciare pare a Baley che stavolta l’impresa che è chiamato a svolgere sia praticamente impossibile, ma per svariate ragioni, personali e non (c’è in ballo qualcosa come il destino di tutta l’umanità!) non può rinunciarci, e parte per Aurora. L’ambientazione di questo romanzo è infatti questo pianeta, il primo colonizzato quando gli esseri umani si sono spinti alla conquista della galassia. Gli Auroriani sono legati ad una forte etichetta che regola tutte le azioni sociali, anche i rapporti sessuali. E si parla molto in questo libro di sesso e sessualità, specie per la presenza di Gladia, la donna conosciuta da Baley nel romanzo precedente: lei proviene dal pianeta Solaria, dove gli esseri umani non hanno mai contatti di persona gli uni con gli altri, l’unica eccezione sono appunto i rapporti sessuali, relegati a mero strumento riproduttivo, e guardati con disgusto. E ora Gladia si trova su Aurora, un pianeta dove il sesso è invece visto in un certo senso con indifferenza, è un’attività ricreativa come un’altra, e anch’esso legato a una serie di convenzioni e “coreografie” prestabilite a cui tutti si attengono. A parte queste particolarità culturali, abbiamo modo anche di visitare una piccola parte di questo pianeta, che è il più popoloso tra quelli degli Spaziali: ci stupiamo perciò con Baley del fatto che la sua città più grande, Eos, sia costituita da una natura fortemente addomesticata (come tutto su Aurora) e abitazioni sparse qua e là che tra di loro possono essere distanti anche diversi chilometri.
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Conosciamo nuovi personaggi, ma il protagonista rimane sempre Baley, anche Daneel stavolta rimane un po’ in secondo piano, anche perché ad affiancare il detective c’è stavolta anche un altro robot, uno normale stavolta, non umaniforme, di nome Giskard. Non avendo forma umana Baley tende, e noi con lui, a considerarlo meno evoluto di Daneel, inferiore. Scopriremo invece alla fine che Giskard non solo è un robot molto avanzato, ma per sbaglio gli è stata fornita la capacità di leggere nel pensiero! In pratica è stato lui a tirare le fila di tutta la vicenda, a partire dal roboticidio, alla presenza di Baley su Aurora. Anche lui comunque è sempre soggetto alle Tre Leggi, solo che grazie ai suoi poteri riesce a viverle in maniera più elastica e punta al bene di tutta l’umanità che, d’accordo con Fastolfe e Baley stesso, è sicuro potrà ottenersi solo se ai Terrestri sarà permesso di conquistare nuovi pianeti.
Sono passati due anni dal romanzo precedente, e il nostro Baley si è dato da fare: si sta esercitando insieme ad altre persone guidate da lui (tra cui suo figlio) a stare all’aria aperta, a vincere l’agorafobia radicata nei terrestri, in modo da essere pronti, si spera presto, a riprendere a viaggiare e conquistare nuovi mondi. Baley mi è piaciuto moltissimo in questo romanzo. Mi è piaciuto che fosse guidato non solo da un senso di giustizia, ma anche da interessi personali e soprattutto comuni a tutti i terrestri. Mi è piaciuto come con tutte le difficoltà dovute alle differenze culturali, al pregiudizio verso i terresti considerati inferiori (per i quali molti Spaziali provano quasi disgusto), alla comunque non ancora domata agorafobia, lui non si dia mai per vinto, insista anzi nel farsi valere, nel provare anche ciò che lo mette a disagio, nel rischiare. Già l’esperienza su Solaria l’aveva condizionato, adesso con questa esperienza (durata comunque solo un paio di giorni) di nuovo ha imparato tanto ed è maturato moltissimo (per dirne una: dopo essersi trovato in mezzo ad un temporale, esperienza che l’ha scioccato, stare fuori durante una giornata di sole gli diventa quasi piacevole!)
Daneel è purtroppo meno presente in questo romanzo, ma scopriamo comunque alcune cose interessanti su di lui, per esempio che è stato il primo robot umaniforme mai creato, e al momento rimane l’unico perché il secondo, Jander Panell, è la vittima dell’investigazione di Baley. Rimane comunque sempre un personaggio adorabile! :) Nonostante l’aspetto è sempre fino in fondo un robot, non esprime emozioni, non può provarle, eppure ogni tanto il suo cervello positronico sembra comportarsi un po’ più umanamente:
Non posso spiegare quello che provo in senso umano, Collega Elijah. Posso dire, però, che il vederti sembra permettere ai miei pensieri di fluire più facilmente, e l’attrazione gravitazionale sul mio corpo sembra assaltare i miei sensi con minore insistenza, e che ci sono altri cambiamenti che posso identificare. Immagino che quello che percepisco corrisponda in maniera approssimativa a quello che voi potete percepire quando provate piacere. (Pagina 32)
Il segnalibro che ho usato durante la lettura. |
Essendo questo il primo romanzo di Asimov che ho letto in inglese ho potuto conoscere lo stile originale di questo autore. Essendo passato del tempo dall’ultima lettura di questa saga non ricordo bene com’era in italiano, quindi mi è difficile fare un confronto con la versione tradotta, ma comunque ne sono molto soddisfatta. In più ho imparato un nuovo termine, plainclothesman che significa, se ho capito bene, “poliziotto in borghese”. Penso si tratti invece di una sorta di neologismo il fatto di chiamare gli abitanti della Terra “Earthpeople” in contrapposizione agli Spacers (gli Spaziali) invece che “Earthlings” che sarebbe il termine normale. Se qualcuno ne sa di più in proposito, sul perché Asimov usi questo termine o se in realtà è più comune di quanto io sappia, sarei felice di approfondire, grazie! :)
Questo terzo romanzo della coppia Baley-Olivaw è stato pubblicato molti anni dopo il precedente, e la cosa un po’ si nota perché ci sono molti riferimenti ad altri romanzi di Asimov. Viene nominata Susan Calvin, la robopsicologa protagonista delle due raccolte di racconti sui robot, scopriamo che nei mondi Spaziali lei è un mito, e su di lei si raccontano leggende che però noi che abbiamo letto i libri sappiamo essere in realtà episodi realmente accaduti. Viene poi citato anche il protagonista de “L’uomo bicentenario”, e la Psicostoria, che ricordo sarà importante nella serie della Fondazione (ed è stata iniziata da Giskard!). Se da una parte mi dispiace che proseguendo ho quasi concluso con la saga dedicata ai robot, devo dire che sono molto curiosa di proseguire con le altre!
Distant sun WIP? di Laika005 |
Commento generale.
Bellissimo! Questo libro mi è piaciuto veramente tanto! Sarà per la storia interessante, sarà per i bei personaggi, sarà per il mistero. Sarà per lo scontro culturale così fantascientifico ma così vero. Saranno le riflessioni sul futuro dell’umanità. Saranno questi robot, che sembrano a volte tanto umani e a volte tanto macchine. Sarà che ancora una volta devo ammettere che Asimov è proprio bravo a creare storie, fatto sta che queste oltre 400 pagine mi sono volate! Bello bello bello! :)
Copertina e titolo
La copertina di questa mia edizione mi piace molto, è proprio il tipo che preferisco, con l’immagine creata apposta e a tutta pagina. Quelli rappresentati immagino siano Baley e Giskard, e il pianeta su cui si trovano dev’essere Aurora. A prima vista credevo che il rosso del cielo fosse dovuto all’alba del titolo, ma leggendo il romanzo ho scoperto che la luce della stella intorno a cui orbita Aurora è tendente al rosso, quindi immagino fosse semplicemente per caratterizzare ancora di più il luogo. Il titolo è molto accattivante. L’alba riferita ai robot ha un doppio significato: da una parte l’ambientazione del pianeta Aurora e la città di Eos, entrambi nomi dell’alba rispettivamente in latino e in greco, dall’altra parte un’alba metaforica, i robot come ausilio degli umani per una nuova era di colonizzazione spaziale, anche se i veri personaggi vedono questa cosa in maniera diversa.
Mini recensione
futuro, altri pianeti, problemi interstellari, ma alla fine
siamo sempre noi.
Daneel, Elijah e Giskard The robots of dawn by gataro on DeviantArt |
Sfide
Un po’ di frasi
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