Titolo: I pilastri della società
Titolo originale: Samfundets stötter
Genere: testo teatrale
Autore: Henrik Ibsen (Wikipedia)
Nazione: Norvegia
Anno prima pubblicazione: 1877 (prima rappresentazione: 1877)
Ambientazione: Norvegia, fine XIX secolo
Personaggi: il console Karsten Bernick, Betty Bernick, Olaf Bernick, Marta Bernick, Johan Tönnensen, Lona Hessel, Hilmar Tönnensen, Dina Dorf
Casa Editrice: Newton Compton
Traduzione: Giuseppe Ottaviano
Pagine: 67
Provenienza: Amazon
Note: contenuto nel volume I capolavori
Link al libro: IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 6 ottobre 2014
fine lettura: 10 ottobre 2014
– Guarda nell’anima di qualunque uomo, e in ciascuno troverai un punto nero che è bene nascondere.– E tu e i tuoi simili vi proclamate pilastri della società?– La società non ne ha di migliori.Il Console Bernick e la Signorina Hessel
Nel dicembre scorso ho visto quest’opera rappresentata a teatro, e da allora volevo leggerne l’originale, anche per poter fare un confronto.
In una cittadina costiera norvegese tutta la cittadinanza guarda al console Bernick e alla sua famiglia come ai modelli e i pilastri della società. Il ritorno di alcuni parenti della signora Bernick, andati in America molti anni prima, porta scompiglio nella casa del console e rischia di portare a galla segreti nascosti.
Avendo visto la rappresentazione teatrale di quest’opera molti mesi fa, non la ricordavo proprio benissimo, ma per quel che ricordo, ora che ho letto l’originale posso dire che si trattava di una riproduzione piuttosto fedele. La trama la ricordavo abbastanza bene, e ricordavo come è tutta basata sull’ipocrisia dei cosiddetti “benpensanti”.
I personaggi anche erano proprio come li ricordavo, e fra tutti devo dire che il mi preferito rimane Lona Hessel, e la mia scena preferita quella della “riconciliazione” tra lei e Marta, due donne che hanno sacrificato la propria vita per quelli che amano. E, com’era successo anche, ricordo, a teatro, il finale mi ha nuovamente lasciata con sentimenti contrastanti: sono contenta che alla fine tutto vada bene e non muoia nessuno, però mi spiace che Bernick la faccia franca. E’ vero però che ha rivelato ai suoi concittadini proprio tutto tutto quello che di male aveva fatto, quindi la commedia si chiude lasciandoci pensare che forse le cose cambieranno.
Non è il primo scritto di Ibsen che leggo, perciò comincio ormai a familiarizzare un po’ col suo stile. In particolare il modo in cui descrive i personaggi femminili, che sentono maggiormente l’oppressione della società e tentano, ognuna a modo suo, di contrastarla in qualche modo.
La copertina di questa mia edizioni mi piace moltissimo! L’immagine è veramente bella, originale, e anche abbastanza calzante proprio con quella caratteristica dei personaggi femminili di cui parlavo or ora. Il titolo ammetto non mi piace particolarmente: se non fossi stata invitata ad andarlo a vedere a teatro, forse non mi avrebbe mai incuriosito.
Commento generale.
Come avevo già pensato dopo averla vista a teatro, I pilastri della società è un’opera molto moderna, e profondamente attuali sono i temi che tratta, che vanno dalla manipolazione dell’opinione pubblica, alla corruzione, agli emarginati sociali, al ruolo della donna nella famiglia e nella società, e così via.
Ho letto nella prefazione che George Steiner ha detto: Il teatro moderno si può far risalire ai Pilastri della società. Sono molto d’accordo.
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