Titolo: Galilee
Titolo originale: Galilee
Genere: fantasy
Autore: Clive Barker (sito ufficiale – Wikipedia – Facebook)
Nazionalità: Regno Unito
Anno prima pubblicazione: 1998
Ambientazione: North Carolina, New York e isola di Kaua’i nelle Hawaii (USA), giorni nostri. Samarcanda, varie epoche passate.
Personaggi: Atva “Galilee” Barbarossa, Rachel Pallenberg, Edmund Maddox Barbarossa, Cesaria Yaos Barbarossa, Marietta Barbarossa, Zabrina Barbarossa, Luman Barbarossa, Mitchel Monroe Geary
Casa Editrice: Sonzogno
Traduzione: Matteo Curtoni e Maura Parolini
Copertina: Gene Mydlowski (design) e Phil Heffernan (illustrazione)
Pagine: 699
Provenienza: Webster.it (acquistato il 3 ottobre 2009)
Link al libro: IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 27 giugno 2014
fine lettura: 6 luglio 2014
Hanno tutti una loro poesia: le città luccicanti e quelle in rovina, le distese d’acqua e quelle di polvere; voglio mostrarvele tutte. Voglio mostrarvi tutto.Semplicemente tutto: profeti, poeti, soldati, cani, uccelli, pesci, amanti, potenti, mendicanti, spettri. Niente è oltre la mia ambizione, ora, e niente sfugge al mio sguardo. Tenterò di evocare divinità comuni, e di mostrarvi le meraviglie dell’oscenità.[…]Voglio mostrarvi la beatitudine, la mia e quella di altri. E certamente vi mostrerò la disperazione. Questo posso promettervelo senza esitare.[…]E così alla fine mi ritrovo al principio.[…]Qual è li principio?[…]Deve essere Galilee. Certo, deve essere Galilee. Il mio Galilee, che è stato ed è così tante cose: ragazzo-bambino adorato, amante di innumerevoli donne (e di un considerevole numero di uomini), carpentiere navale, marinaio, cow-boy, stivatore, giocatore di biliardo e magnaccia; codardo, ingannatore e innocente. Il mio Galilee.(Pagina 71-73)
Un libro che avevo in libreria da anni, la cui lettura continuavo a rimandare… ora che finalmente l’ho letto, devo dire che ne sono rimasta un po’ delusa.
Rachel Pallenberg è una ragazza di provincia andata via di casa a 17 anni che ora lavora in una gioielleria. Qui un giorno entra Mitchel Geary, giovane rampollo della più ricca e importante famiglia americana. Inizia una storia d’amore, e Rachel pensa di stare vivendo un sogno, ma non sa che entrando a far parte della famiglia Geary la aspettano misteri e dolore, ma anche un incontro che le cambierà la vita, quello con Galilee.
Di Clive Barker avevo letto molto tempo fa (2006) Everville, e mi era piaciuto tantissimo. Ovviamente volevo leggere molti altri sui libri, e ovviamente, come mio solito, ho lasciato passare anni prima di farlo, e forse questo è stato uno dei motivi della delusione, perché l’aspettativa magari era tanta ma fittizia, basata su un ricordo sbiadito. Ma forse semplicemente i due libri sono diversi. Questo qui io l’ho trovato un po’ noioso.
La trama è abbastanza interessante. Nel raccontarla in alto mi sono basata su Rachel, che in effetti è secondo me la vera protagonista del romanzo, ma la storia contiene molti altri personaggi, e seguiamo anche le loro storie, più o meno approfondite, più o meno collegate con quella principale. La maggior parte dei personaggi (quasi tutti, direi) fanno parte delle due famiglie “rivali”, quella soprannaturale dei Barbarossa e quella umana dei Geary. Tra le due famiglie c’è una pesantissima inimicizia di cui non conosciamo l’origine, che però funge anche da legame, rendendo in qualche modo uniti i destini delle due stirpi. Per tutto il libro sono stata divorata dalla curiosità di sapere come era nato questo legame, di come hanno fatto questi esseri che sono praticamente dèi ad essere assoggettati da dei mortali. Alla fine, come temevo, il motivo si è rivelato stupido e assolutamente insoddisfacente considerato tutto quello che ha comportato. E questa è stata una buona componente della delusione.
L’ambientazione è invece un pollice alzato senza alcun dubbio. Partiamo con l’Enfant, la casa dei Barbarossa progettata nientepopodimeno che da Thomas Jefferson. Una casa grande, bellissima, particolare e, ovviamente, magica. Poi c’è New York, che vediamo di sfuggita ma nella sua versione più ricca e patinata, con appartamenti enormi dalle viste mozzafiato, ristoranti di lusso e boutique in cui la cosa meno costosa è pari allo stipendio di qualche mese di una persona normale. Poi c’è Samarcanda, città mitica e affascinante, vista nell’antichità, quando probabilmente era la città più grande e importante del mondo (perché, mi sa che non l’ho detto, la storia è costellata di flashback della famiglia Barbarossa anche nei millenni passati), talmente importante nella vita del protagonista che darà il suo nome alla sua preziosa imbarcazione. E infine c’è l’isola di Kaua’i nelle Hawaii, un paradiso sotto molti aspetti, veramente un luogo da sogno!
I personaggi, come ho detto, fanno essenzialmente parte di una delle due famiglie. I Geary sono pessimi, ma diciamo che la cosa non stupisce: la storia è raccontata da Maddox Barbarossa, i Geary sono suoi nemici e lui stesso dice che non sarà proprio sincero al 100%. Ma questo non mi disturba, i Geary sono odiosi e mi sta bene. Quello che mi ha veramente infastidito è invece il fatto che ho trovato particolarmente odioso anche il protagonista, Galilee. A pagina 360 Maddox ci dice: “sto facendo del mio meglio per trasmettere anche a voi quel fascino [di Galilee]” e secondo me fallisce alla grande. Per me onestamente non basta che mi si dica che uno è strafigo, dovrebbe anche dimostrarmelo, ma invece Galilee non riesce ad affascinarmi neanche un minimo! Ok, è l’uomo più bello del mondo, ma da come Rachel reagisce a lui pare che la bellezza non sia la cosa che la colpisce di più, all’inizio lo trova solo bello, è dopo aver subito il suo fascino lo ritiene l’uomo più bello che sia mai esistito. E dopo un po’ il fatto che tutti stravedono per lui e non riescono a resistere al suo fascino mi irrita notevolmente. Perché alla fine Galilee è solo un debole, nonostante i suoi grandi poteri, e ha fatto cose orribili per crudeltà, viltà, apatia e secondo me anche un po’ di stupidità.
La protagonista femminile, Rachel, fa sicuramente una figura migliore, anche se per un bel po’ anche lei viene osannata per essere una donna straordinaria, eccezionale, senza che però a noi lettori questo venga mai mostrato, lo sostengono solo gli altri personaggi. Per fortuna ad un certo punto (dopo la morte di Margie, soprattutto) effettivamente Rachel si dà una svegliata e diventa un personaggio interessante, e anche se continua ad ammosciarsi un poco quando entra in gioco Galilee, comunque alla fine mi è piaciuta di più. Mi è piaciuto soprattutto il fatto che Rachel non pensa mai, neanche quando si trova in pericolo, di dover essere salvata da Galilee, ma al contrario di voler salvare lui (che, moscio e inerte com’è, ne ha proprio bisogno!). Nonostante Rachel mi sia piaciuta di più di Galilee, la loro storia d’amore comunque non mi piace. E’ una di quelle che nascono all’istante perché i due sono fatti l’uno per l’altra, o peggio, destinati a stare insieme: ormai me ne sono resa conto cher non le sopporto le storie così. Per favi un esempio del loro amore: ad un certo punto lui la prende con violenza, lei non è eccitata, prova dolore e lui ci mette un bel po’ per fermarsi alle sue proteste. Lei lo scaccia dopo questo, ma poi all’improvviso dimentica tutto. Quando lui è ferito e svenuto, lei non riesce a resistere alla vista del suo corpo nudo e del suo enorme fallo e fa sesso con lui mentre è privo di sensi. Quindi in pratica lui la violenta e lei abusa di lui. Ma è un grande amore, così dicono tutti, quindi accettiamo la cosa e basta.
Peccato quindi per i due protagonisti perché invece i personaggi secondari mi sono piaciuti molto di più, in particolare Cesaria, la madre di Galilee. Appare poco, di più nella seconda parte del romanzo. Cesaria è una dea, in tutti i sensi: è un essere antico come il mondo, senza genitori, estremamente potente, ed è stata (e probabilmente è ancora) adorata in svariate parti del mondo. Cesaria sa anche essere molto crudele, e come per Galilee alcune sua azioni sono più che discutibili, ma lei come personaggio mi piace. Forse perché la sua forza non sta solo nella seduzione (anche se pure lei come il figlio è in grado di incantare chiunque) ma è palese, e non solo in senso fisico (anche se comunque è spettacolare quando scatena la sua furia!) Questo per dire che non è che Galilee non mi è piaciuto perché è, tra le altre cose, un assassino a sangue freddo, perché Cesaria lo è molto più d lui, e a differenza del figlio non prova il minimo rimorso. E proprio questo è forse il motivo per cui la preferisco. Anche un’altra sua figlia, Zabrina, ad un certo punto confessa candidamente al fratellastro di aver commesso degli omicidi, e di essere fiera di come le è riuscito bene (tra l’altro aveva pure una certa ragione perché se lo meritavano), invece Galilee si piange addosso, si odia per quello che ha fatto, dice che è stato costretto, ma quando alla fine conosciamo i fatti scopriamo che a costringerlo è stata solo la sua debolezza. Insomma, abbasso Galilee, e invece viva Cesaria, che sarà anche a volte cattiva ma almeno lo è con stile e consapevolezza! E poi come si fa a non amare una donna che ha una passione per i porcospini? :) I capitoli che riguardavano Cesaria sono state penso la parte del libro che ho amato di più, mentre ogni volta che tornava in scena Galilee sbuffavo di noia.
Lo stile di Barker in questo romanzo è interessante. La storia, come ho detto, è narrata in prima persona da un personaggio, Edmund Maddox Barbarossa, fratellastro di Galilee. Il racconto di quest’ultimo è intervallato da momenti di vita all’Enfant, durante la stesura del libro, fino a che, ovviamente, Galilee torna a casa e quindi le due storie di congiungono. L’intervallarsi dei due racconti è casuale, imprevedibile, perché Maddox prende spunto da quando gli accade per raccontare qualche episodio del passato, o interrompe la storia del fratello perché vuole condividere con noi qualcosa che gli è successo nel presente. A volte questa frammentarietà nella narrazione mi ha dato fastidio, altre volte mi è invece piaciuta. L’ho trovata comunque un espediente piacevole, con questo narratore onnisciente ma solo fino a un certo punto, che comunque volutamente ci cela delle cose per svelarcele solo più tardi, alimentando curiosità, tensione e aspettativa (che purtroppo un paio di volte verrà delusa).
La copertina di questa edizione mi piace moltissimo: mi piace l’immagine della barca (la Samarcanda, suppongo) nel mare in tempesta, e come il titolo sia trasparente, fondendosi col paesaggio. Il titolo in sé invece non mi piace molto, ma forse solo perché non mi è piaciuto il personaggio. Comunque “Galilee” significa “Galilea”, cosa che nel libro secondo me dovrebbe essere spiegata, perché ad un certo punto qualcuno commenta che con un nome così i suoi genitori dovevano conoscere il Vangelo, e solo per questo ho capito che Galilee significava qualcosa e non era un nome inventato, e sono andata a cercarmi il significato.
Commento generale.
Forse sto diventando troppo severa nel dare i voti ai libri, perché comunque mi è piaciuto leggere questo romanzo, però le parti che non ho apprezzato hanno pesato nel giudizio, e non sono riuscita a dargli neanche 4 stelline.
Galilee è infatti un romanzo avvincente, 700 pagine che si leggono con facilità, ma alcune parti sono molto noiose, il protagonista non è un bel personaggio e la storia d’amore l’ho trovata irritante.
Proverò a leggere altro di questo autore? A questo punto non so. Certo è che altri suoi titoli mi incuriosiscono. Vedremo!
Sfide
La sfida grammaticale 2014
La sfida infinita 2014
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Mount TBR Challenge 2014
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La Sfida dell’Alfabeto 2014
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Sfida del P… protagonista 3
Mini recensione in 4 parole
Un po’ di frasi
Mi ha segnata nel suo libro
Enumerando i miei torti,
E nelle sue pagine sono al sicuro.
Solo Colui Che Cadde
Ci vuole perfetti;
Perché allora non avremo più bisogno delle cure degli angeli.
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