L.A. Quartet
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Titolo: Il Grande Nulla
Saga: L.A. Quartet (2)
Titolo originale: The Big Nowhere
Genere: giallo, noir
Autore: James Ellroy (Wikipedia)
Nazionalità: statunitense
Anno prima pubblicazione: 1988
Ambientazione: Los Angeles (California – USA), 1950
Personaggi: Daniel “Danny” Upshaw, Malcolm “Mal” Considine, Turner “Buzz” Meeks
Casa Editrice: Mondadori (Oscar Best Sellers)
Traduzione: Carlo Oliva
Pagine: 378
Provenienza: Biblioteca
Link al libro: IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 11 gennaio 2014
fine lettura: 18 gennaio 2014
Se l’investigatore riuscirà a mantenere un atteggiamento obiettivo nella raccolta delle prove materiali e contemporaneamente ad assumere il punto di vista del responsabile, riuscirà spesso a risolvere casi di sconcertante difficoltà.
(Pagina 13)
Un romanzo iniziato un po’ così così, ma nella seconda metà mi ha conquistato!
Los Angeles, 1 gennaio 1950. Viene trovato un cadavere, nudo e orrendamente mutilato. L’investigatore Danny Upshaw è chiamato ad investigare, e il giovane poliziotto, colpito dall’efferatezza del delitto, prende molto a cuore le indagini. Nel frattempo il tenente Mal Considine viene coinvolto in un’indagine per il Gran Giurì volta ad eliminare la minaccia comunista a Hollywood, mentre Turner “Buzz” Meeks, ex poliziotto ora diventato tirapiedi Howard Hughes, è alla ricerca di denaro per pagare i suoi debiti di gioco.
Ho letto questo romanzo perché a gennaio mi è uscito James Ellroy nella sfida GARA D’AUTORE e questo era l’unico titolo ancora in gara disponibile nella mia Biblioteca. All’inizio non mi prendeva per niente, e la cosa mi dispiaceva parecchio perché in questa quinta edizione della sfida finora avevo avuto solo delusioni. Non libri brutti, ma entrambi da 3 stelline. Sì, la storia dell’omicidio era abbastanza interessante, ma non quella dell’indagine sui comunisti, e anche i personaggi coinvolti in quest’ultima, Mal e Buzz, mi piacevano meno di Danny Upshaw, unico personaggio che invece mi stava incuriosendo molto. Ci sono volute almeno 200 pagine, ma alla fine il libro ha cominciato a catturarmi in toto, e ho anche cambiato opinione su Mal e Buzz, e finalmente ho potuto dare un voto alto ad un libro letto per questa sfida!
La trama è quella di un giallo a tinte nere, con efferati omicidi, corruzione ovunque, forze dell’ordine che si mettono a vicenda i bastoni tra le ruote, delinquenti che dominano la città, poliziotti che si rifiutano di indagare sui delitti perché le vittime sono “culi” (omosessuali). Per quanto mi riguarda, come ho detto, l’inizio non mi ha entusiasmato troppo, specie per la parte riguardante l’indagine sulla “minaccia rossa” a Hollywood. In più c’erano spesso riferimenti al caso della Dalia Nera, che sapevo essere il titolo di un altro romanzo di Ellroy, e ho così scoperto che Il grande nulla fa parte di una quadrilogia detta L.A. Quartet o Quadrilogia di Los Angeles, di cui è il secondo volume (il primo era appunto Dalia Nera). Devo dire che sono davvero molto tentata di leggere presto anche gli altri, perché nonostante l’inizio stentato questo romanzo mi ha davvero affascinato!
L’ ambientazione è una delle cose che ho apprezzato di più. Il romanzo inizia proprio la notte del 1° gennaio 1950. Ho letto sulla Wikipedia che la storia si dipana lungo l’arco di tutto l’anno, ma onestamente a parte la data iniziale io non sono riuscita a notare altri riferimenti temporali. Quello che sicuramente si nota è sullo sfondo una Los Angeles che si affaccia sugli anni 50 mostrandosi più sporca e ferita che mai. E bella, mi è piaciuta un sacco. La Seconda Guerra Mondiale è finita da pochi anni, e ancora se ne sentono le conseguenze. Il comunismo è adesso il nemico numero uno, o meglio il capro espiatorio ideale per far avanzare di carriera poliziotti e magistrati. Hollywood sforna a raffica film sui cowboy ed effimere starlette. I neri sono negri, e sono spacciatori o musicisti jazz. Insomma, il quadro dipintoci da Ellroy è quanto mai vivido, colorato e accattivante pur con tutte le sue brutture. Insomma, mi è piaciuta molto questa ambientazione, anche se ogni tanto me ne dimenticavo ed ero costretta a rivedere le mie immagini mentali dei personaggi quando qualche riferimento al vestiario mi ricordava per esempio che i poliziotti vestivano sempre in completi a 3 pezzi e col cappello!
I personaggi principali sono 3, di cui si alternano i punti di vista (raccontati in terza persona): Danny, Mal e Buzz. Danny è il primo che incontriamo, e quello a cui sono rimasta più affezionata. All’inizio era proprio l’unico che mi piacesse e le cui vicende seguivo con interesse, solo molto più in là ho cominciato ad affezionarmi anche a Mal e Buzz, specie a quest’ultimo che subisce una metamorfosi nel corso del romanzo, specie dopo essersi innamorato. Intorno a loro girano parecchi personaggi minori, alcuni dei quali realmente esistiti (Howard Hughes, Johnny Stompanato, Mickey Cohen). Nessuno è un personaggio solamente positivo, hanno tutti ombre e lati oscuri, alcuni ci vengono mostrati da subito, altri li scopriamo a poco a poco. E forse questo è anche uno dei motivi per cui alla fine ho apprezzato davvero molto il personaggio di Buzz Meeks: lui parte mostrandoci già la sua parte più negativa, e pian piano lungo il corso del romanzo tira fuori i suoi aspetti migliori. Ma non riesce a superare Danny nel mio cuore! Mi sono davvero molto affezionata a questo giovane poliziotto con un passato da ladro d’auto, che studia il metodo di indagine scientifica, lavora a un caso che non gli hanno dato perché vuole la verità, è molto intelligente, capace e sfortunato. A libro finito, continuo ancora a pensare spesso a lui, forse anche per via della brutta fine, per me totalmente inaspettata, che gi capita: si suicida per non doversi sottoporre alla macchina della verità, che rivelerebbe una sua indagine irregolare e, soprattutto, la sua omosessualità.
So che i vari romanzi della serie non sono strettamente correlati tra loro, si svolgono solo tutti a Los Angeles a distanza di pochi anni, io però spero comunque che qualche personaggio che ho conosciuto possa saltare fuori anche negli altri romanzi, se non altro per farci sapere che fine ha fatto (per esempio: Buzz è riuscito a sfuggire a Mickey? Dudley Smith la pagherà per quello che ha fatto?)
Lo stile di Ellroy non è male. Non mi ha colpito in nulla di particolare, ma considerato quanto mi è piaciuto alla fine il libro non posso che approvarlo. E’ vero che, come ho detto, all’inizio non mi aveva preso, ma si faceva comunque leggere con facilità, e la bellezza della seconda parte compensa abbastanza la prima. Ci sono un po’ di cose che si intuiscono facilmente, ma anche molte che invece mi hanno colta totalmente impreparata. L’incrocio poi di storia inventata e avvenimenti realmente accaduti è sempre qualcosa che apprezzo molto (anche se gli avvenimenti in questione li ignoravo prima di leggere il romanzo.)
La copertina non è proprio bellissima, ma mi ha incuriosito subito con quel teschio di animale feroce in bella vista. Vuole rappresentare, ovviamente, il ghiottone, o volverina, di cui si parla nel romanzo (l’assassino usa una dentiera fatta con i veri denti di quest’animale per infierire sui corpi delle sue vittime).
Il titolo viene spiegato solo alla fine, ed è il titolo di una composizione musicale per sax che l’assassino stava scrivendo: Un lungo assolo, pieno di silenzi spettrali, che esprimevano le menzogne e la duplicità. I riff avrebbero messo in evidenza quelle sonorità particolari […]: dei suoni intensi che poco per volta si ammorbidivano, con lunghi intervalli di silenzio, per concludersi in una cascata di note in diminuendo, e sfociare in una specie di quiete assoluta, […] più fragorosa di qualsiasi suono che avrebbe mai potuto produrre. Il titolo italiano è una traduzione abbastanza fedele dell’originale, che però più precisamente io penso si possa tradurre con “Il grande da nessuna parte“, sicuramente meno efficace, me ne rendo conto, ma forse più intuitivo come significato, A libro ultimato posso immaginare che voglia significare che tanti sforzi, tanto lavoro da parte dei personaggi, di tutti, più o meno sfociano alla fine in un grande nulla. Bel titolo, comunque, forse il più interessante tra quelli della quadrilogia.
Commento generale.
Insomma, questo libro mi è piaciuto molto. Non gli ho dato 5 stelline solo perché c’è voluto un bel po’ (più di metà romanzo) perché mi prendesse, ma poi mi ha catturato così pienamente che non ho potuto che dargli un voto comunque alto. Solitamente a me non piacciono i libri, i gialli in particolare, in cui alla fine non c’è una chiara soluzione positiva per i “buoni” (per quanto fosse labile questa etichetta in questo romanzo) e i “cattivi” non sono tutti, in qualche modo, sconfitti. Sì, lo ammetto, c’ho questa debolezza di volere che, almeno nella finzione, tutto vada a finire nel migliore dei modi. Essendo questo libro però un noir, già immaginavo che non sarei rimasta completamente soddisfatta da questo punto di vista. Nonostante questo comunque il romanzo m’è piaciuto molto, anzi, direi che proprio questa componente “nera” ha accresciuto il mio piacere nel leggere, perché non mi sarei affezionata così tanto ai vari personaggi se non fossero stati così tristi, fallaci, imperfetti, sfortunati e un po’ “neri” anche loro.
Curiosità
Grazie a…
…Lucy in the sky with diamonds che ha proposto James Ellroy nella Gara d’Autore (5^ edizione), altrimenti onestamente non so se avrei mai provato a leggere questo libro, o anche solo questo autore.
Sfide
La sfida grammaticale 2014
La sfida infinita 2014
Mini Recensioni 2014
GARA D’AUTORE 5
I Love Library Books (2014)
La Sfida in Giallo 2014
Mini recensione in 3 parole
Un po’ di frasi
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