di Douglas Adams
Guida galattica per gli autostoppisti
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E poi, un certo giovedì, quasi duemila anni dopo che un uomo era stato inchiodato a un palo per aver detto che sarebbe stato molto bello cambiare vita e cominciare a volersi bene gli uni con gli altri, una ragazza seduta da sola a un piccolo caffè di Rickmanswoth capì d’un tratto cos’era che per tutto quel tempo non era andato per il verso giusto, e finalmente comprese in che modo il mondo sarebbe potuto diventare un luogo di felicità. Questa volta la soluzione era quella giusta, non poteva non funzionare, e nessuno sarebbe stato inchiodato ad alcunché.
Purtroppo però, prima che la ragazza riuscisse a raggiungere un telefono per comunicare a qualcuno la sua scoperta, la Terra fu inaspettatamente demolita per fare spazio a una nuova superstrada galattica, sicché l’idea parve perduta per sempre.
Questa è la storia della ragazza.(Pagina 8)
Ancora un altro bellissimo capitolo della saga della Guida Galattica. Un po’ diverso dal solito (restiamo sulla Terra per un bel po’!) ma sempre esilarante e geniale!
Arthur Dent, dopo un bel po’ di autostop, riesce finalmente a tornare sulla Terra. Qui scopre che sono passati solo pochi mesi da quando andò via perché una flotta di navi Vogon aveva spazzato via il pianeta (per far posto a un’autostrada), anche se lui ha viaggiato nella Galassia, e nel tempo, per otto anni. Anche la sua casa è esattamente come l’aveva lasciata, anche se con un po’ di posta accumulata sullo zerbino. Arthur si appresta a ricominciare la vita di prima, ma scoprirà presto che il viaggio in autostop per la galassia l’ha irrimediabilmente cambiato.
Questo romanzo ha iniziato a stupirmi fin dall’inizio. Infatti leggendo l’incipit ho avuto una strana sensazione di deja-vu: io questo inizio l’ho già letto. Sono andata a vedere gli altri volumi della saga, e ho scoperto che così iniziava il primo volume, proprio con le stesse parole. Arrivati però al pezzo che ho riportato all’inizio del post, l’ultima frase era “Questa non è la storia della ragazza“. Ora, a me è bastato già questo per farmi partire in elucubrazioni sul genio di quest’uomo! Aveva già in mente questa storia quando ha scritto quell’incipit? O era uno dei suoi soliti scherzetti, che ha deciso poi di approfondire? Non saprei, ma onestamente neanche mi interessa. Il libro mi è piaciuto molto, non bello come il primo, ovviamente, ma pur sempre una piacevole lettura.
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La trama inizia con una sorpresa: Arthur finalmente torna a casa! Dopo 8 anni passati in vestaglia, finalmente può lavarsi e cambiarsi! E questo influisce anche con l’ambientazione, visto che la storia si svolge in gran parte sulla Terra. Questo un po’ mi è dispiaciuto, perché mi sono mancati gli strani mondi e le ancor più strane creature che abbiamo incontrato nei libri precedenti (anche se pure qui non mancano del tutto!)
Anche i personaggi risentono del cambio di prospettiva, essendo molti di meno (almeno rispetto a quanto ricordo dei volumi precedenti!). Abbiamo Arthur e Ford, a cui si aggiunge una nuova conoscenza, Fenchurch. Nel finale fa la sua comparsa invece un vecchio amico, il robot depresso Marvin! Che gioia rivederlo, anche se più malconcio e depresso che mai! Peccato solo che poco dopo muore! :( Ma era veramente vecchio, porello, e ne aveva passate tante! A causa dei vari stupidi incarichi ricevuti dalle forme di vita organiche ci informa che alla fine era 37 volte più vecchio dell’Universo!
Una cosa che di sicuro non è cambiata è invece lo stile di Adams. Anche se magari questo libro non è entusiasmante come il primo, a me è piaciuto comunque molto. Non ci sono forse genialate pari al 42, o al vaso di petunie, ma sono le piccole cose, le coincidenze inaspettate (e ne capitano davvero moltissime al povero Arthur!), i rimandi agli altri volumi o anche solo a cose che sembravano senza importanza successe qualche pagina prima, che mi hanno fatto amare tanto anche questo libro!
Il segnalibro che ho usato durante la lettura. |
Commento generale.
Questo è ormai il penultimo romanzo della “trilogia in cinque volumi” di Douglas Adams. Come ho detto, non ha la verve e la genialità del primo, inimitabile, capitolo, però si fa comunque leggere con grande piacere, è molto divertente, e ha ancora alcune trovate veramente brillanti! Per me è quindi comunque promosso a pieni voti! L’unico lato negativo che potrei ascrivere a questa lettura è che purtroppo il libro l’avevo già comprato da tempo, altrimenti avrei preferito prenderlo in originale.
Copertina e titolo
La copertina, come più o meno tutte quelle di questa serie, è carina, simpatica e abbastanza attinente, ma non mi aggrada particolarmente. Il titolo, come tutti quelli di questa serie, fa riferimento a qualcosa successo nel primo capitolo: i delfini, la specie vivente più intelligente del pianeta, avevano capito da tempo che la Terra stava per essere distrutta, e così sono volati via, lasciando agli umani il messaggio “Addio, e grazie per tutto il pesce”.
Momento più…
…emozionante: sicuramente nel finale, quando stiamo per scoprire il Messaggio Finale di Dio al Creato…
…sorprendente: quando Arthur si mette alla ricerca dell’esatta ubicazione ai giorni nostri della caverna in cui ha vissuto sulla Terra del passato, e scopre che è casa di Fenchurch.
Mini recensione in 3 parole
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Pagina 205-206: SPOILERISSIMO!! | Leggi> |
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