I delfini nuotavano veloci e, giocando tra di loro, ogni tanto facevano dei salti.
Al pensiero che, nonostante fossero rinchiusi in un posto del genere, riuscissero lo stesso a divertirsi con entusiasmo, mi venne voglia di ringraziarli. Se soltanto anch’io fossi stata in grado di essere serena anche rinchiusa in una prigione, per quanto pressante fosse la consapevolezza della mancanza di libertà…
Kimiko
(Pagine 35-36)
In questo romanzo Banana affronta tematiche nuove, per lei inusuali, e forse per questo, forse perché non sono entrata in sintonia con la protagonista, ma non mi è proprio piaciuto, e questa è la prima volta, perché, pur tra alti e i bassi, finora i suoi romanzi li avevo sempre apprezzati.
Kimiko è appena uscita da una terribile influenza. Mentre cerca di ritornare alla sua vita di prima, riprende i contatti con Gorō, un collega con cui aveva iniziato ad uscire prima di ammalarsi. I due vanno a visitare un acquario dove ci sono anche dei delfini. Questi animali torneranno a trovare Kimiko nei suoi sogni tempo dopo, e la giovane tenterà di spiegarsi cosa le vogliono dire.
Mi spiace moltissimo ma proprio non sono riuscita a dare più di due stelline a questo libro. Mi spiace molto perché Banana Yoshimoto è una delle mie scrittrici preferite! E invece con questo romanzo non sono riuscita proprio ad ingranare, e ad essere onesta non saprei neanche spiegare bene perché. Forse semplicemente è stata una serie di piccole cose che non mi hanno fatto apprezzare questo libro com’è successo con gli altri.
La trama è leggermente diversa da quelle a cui sono abituata, e, come ho detto, Yoshimoto affronta un tema che finora non avevo mai incontrato nei suoi libri: la maternità. A parte questo a dire il vero non ci sono molti cambiamenti, cioè come al solito la storia procede senza grandi avvenimenti, al massimo con qualche rivelazione. In più c’è (ma questo forse non è una novità, non ricordo con sicurezza) una buona dose di paranormale che, francamente, in un romanzo non fantasy mi infastidisce, specialmente quando è abbastanza importante ai fini della trama, come in questo caso.
I personaggi secondari, come spesso succede nei romanzi di Yoshimoto, sono molto di contorno, la storia è tutta concentrata su Kimiko, la protagonista che parla in prima persona, e che mi è risultata un po’ antipatica fin dai primi righi, e questo è forse uno dei motivi principali per cui non ho apprezzato questo romanzo. Poi c’è il fatto che più di una volta ho avuto dei dubbi sulla sua moralità che mi hanno lasciato perplessa anche nei confronti dell’autrice, visto che le sue scelte paiono, nell’economia del romanzo, essere state quelle giuste. Intendiamoci, non parlo di cose serie tipo violenza o omicidi, ma comunque scelte o a volte solo opinioni che disapprovo o non riesco proprio ad accettare e che invece ci vengono presentate come normali o addirittura positive. VI faccio solo un esempio con un pensiero di Kimiko espresso verso la fine che ho trovato assurdo, che tra l’altro mi ha ricordato un pensiero simile di un altro personaggio di Banana, in N.P.. La frase che mi ha scioccato è questa: “In quella situazione una donna gelosa avrebbe anche potuto far del male alla bambina gettandola dalla finestra o sbattendola contro il muro. Una reazione che […] sarebbe anche potuta risultare naturale.” Naturale?!?! NATURALE?!?! Cioè, io non metto in dubbio che ci siano donne che per gelosia farebbero una cosa del genere, ma non lo definirei mai un comportamento naturale! E il fatto che la donna in questione non faccia niente di tutto ciò per Kimiko significa che non è gelosa, non magari che è solo sana di mente! Ma vabbè, non voglio dilungarmici troppo, anche perché se il romanzo mi fosse piaciuto forse questa esagerazione non mi avrebbe dato così fastidio.
L’ambientazione è forse l’unica cosa che mi è piaciuta. Per buona parte del romanzo siamo vicini al mare, e anche se lo vediamo poco la sua presenza si fa sentire, ogni tanto.
Lo stile dell’autrice in questo romanzo penso sia sempre lo stesso che ho tanto amato in altri suoi libri, ma ovviamente non avendo apprezzato il libro in sé mi sono ritrovata un paio di volte ad innervosirmi anche dello stile! Mi irritavano proprio le cose che solitamente amavo, come la ridondanza di aggettivi oppure le tante sensazioni descritte in modi inusuali. Insomma, questa lettura mi ha trovata veramente ipercritica! ;)
Commento generale.
Non so se è stato il cambio di tematiche, la poca simpatia per la protagonista, o forse solo il momento sbagliato per leggerlo, ma questo romanzo proprio non mi è piaciuto, ed è la prima volta che ricevo un’impressione così negativa da un romanzo di Yoshimoto. L’ho trovato noioso, e a tratti anche irritante. Non mi sono piaciuti i personaggi principali e non ho trovato la storia interessante, mi sono sforzata di leggere e l’ho finito presto solo perché era corto!
Copertina e Titolo
La copertina di questa mia edizione è bella e molto attinente con la storia… forse troppo! Infatti risulta alquanto spoiler visto che scopriamo che la protagonista è incinta a metà romanzo, e la cosa è assolutamente inaspettata, o almeno lo sarebbe stata se non avessi visto la copertina!
Il titolo mi piace. I delfini sono per la protagonista simbolo di positività e sono legati ad un suo ricordo particolare, quindi lo trovo anche adatto come titolo.
Curiosità
Nel romanzo vengono nominati i kuroko che, come spiega il glossario a fine libro, sono gli assistenti di scena del teatro giapponese tradizionale. Sono vestiti completamente di nero in modo da apparire “invisibili” agli occhi degli spettatori. Questa cosa mi ha ricordato i video visti tempo fa di alcuni programmi giapponesi in cui venivano realizzate delle scene stile Matrix proprio con l’ausilio di personaggi completamente ricoperti di nero, tipo questo ping pong. Mi sa che l’idea deriva proprio dai koroko!
Sul finire dell’inverno presi una brutta influenza.
[incipit]
Odiavo la confusione dei luoghi affollati, anche perché temevo di non riuscire più a sentire la flebile voce dei miei pensieri.
Kimiko
(Pagina 35)
E’ incredibile fino a che punto si possa arrivare. Tutto sommato noi uomini non siamo capaci di fare niente di davvero significativo e non riusciamo a cambiare niente. Eppure possiamo ricostruire il mondo così, partendo dalle piccole cose.
(Pagina 144)
Al futuro avrei pesato quando sarei stata costretta a farlo… Mi affiderò a lei… E anche se quella “lei” ero io stessa, pensando a quella “lei del futuro”, stranamente sentii di potermi fidare.
Akane, completamente all’oscuro dei miei pensieri, dormiva con gli occhi ben chiusi, come fanno tutti i cuccioli d’uomo. In modo da riprendersi dalla fatica di essere passata dal mondo dell’acqua a quello dell’aria, in modo da ritrovare le forze. Dormiva profondamente e con il respiro leggero in quella macchina dove c’erano solo persone che le volevano bene.
sai che mi incuriosiva, ma non l’avevo ancora letto? se mi dici che non è il massimo, magari devio su un altro suo libro! hai un titolo da consigliarmi??
Certo! Ci sono diversi libri di Yoshimoto che invece mi sono piaciuti molto! Per esempio Kitchen, la sua opera prima, oppure Amrita, di cui ricordo poco (l’ho letto davvero molti anni fa) ma che è il romanzo più lungo che quest’autrice abbia mai scritto, e ricordo mi era piaciuto molto. O ancora Sonno profondo (anche di questo ricordo poco, ma lo ricordo sicuramente in positivo!), Tsugumi (con una protagonista davvero molto particolare!), L’abito di piume (uno dei miei preferiti!) e N.P. (un libro che mi ha sorpreso, molto diverso dal solito, più cupo, ma mi è comunque piaciuto molto!).
Spero di averti incuriosita con almeno uno di questi titoli! :)
Peccato, la Yoshimoto piace anche a me, anche se non sempre con la sessa intensità e mi era già capitato di rimanere un po’ “delusa”… mi sa che questo lo evito… :-)
Avendo visto altri commenti negativi sul web, direi proprio di sì, questo lo puoi saltare!
Anche io ho avuto alti e bassi con la Yoshimoto, ma finora erano stati al massimo libro da 3 stelline, quindi comunque carini, questo qui invece non mi è proprio piaciuto!
Non ho letto il libro (e nemmeno mai libri della Yoshimoto, per il momento) ma mi sono ritrovata molto nella tua osservazione di come quando un romanzo non mi piace tendo a notare e a far diventare enormi dei difetti che probabilmente in un altro libro non mi avrebbero infastidita più di tanto. Comunque le “differenze di opinioni” che hai notato sono proprio l’elemento che fino ad ora mi ha tenuta lontana dai romanzi di autori giapponesi: ho il pregiudizio (che magari verrà del tutto smentito) che non riuscirei a capirli perché mi danno l’impressione di essere così lontani da me culturalmente da non essere capace di godermeli. Prima o poi ovviamente proverò, ma è un po’ come con la fantascienza: non riesco mai a decidermi a fare il “grande passo” (anche se con la fantascienza adesso ce l’ho fatta).
Guarda, siuramente è vero che la mentalità dell’estremo oriente è diversa dalla nostra, ma solitamente a me questa cosa piace! Mi piace scoprire attraverso un romanzo un diverso modo di vedere le cose, dalle piccole alle grandi. Ma in questo romanzo parliamo proprio di assurdità!!
Sono contenta che ti sia decisa a buttarti con la fantasienza, è un genere che io amo molto! Ho visto sul tuo blog che le cose ti stanno andando anche bene, mi pare!
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sai che mi incuriosiva, ma non l’avevo ancora letto? se mi dici che non è il massimo, magari devio su un altro suo libro! hai un titolo da consigliarmi??
Miss Piggy
Certo! Ci sono diversi libri di Yoshimoto che invece mi sono piaciuti molto! Per esempio Kitchen, la sua opera prima, oppure Amrita, di cui ricordo poco (l’ho letto davvero molti anni fa) ma che è il romanzo più lungo che quest’autrice abbia mai scritto, e ricordo mi era piaciuto molto. O ancora Sonno profondo (anche di questo ricordo poco, ma lo ricordo sicuramente in positivo!), Tsugumi (con una protagonista davvero molto particolare!), L’abito di piume (uno dei miei preferiti!) e N.P. (un libro che mi ha sorpreso, molto diverso dal solito, più cupo, ma mi è comunque piaciuto molto!).
Spero di averti incuriosita con almeno uno di questi titoli! :)
Peccato, la Yoshimoto piace anche a me, anche se non sempre con la sessa intensità e mi era già capitato di rimanere un po’ “delusa”… mi sa che questo lo evito… :-)
Avendo visto altri commenti negativi sul web, direi proprio di sì, questo lo puoi saltare!
Anche io ho avuto alti e bassi con la Yoshimoto, ma finora erano stati al massimo libro da 3 stelline, quindi comunque carini, questo qui invece non mi è proprio piaciuto!
Non ho letto il libro (e nemmeno mai libri della Yoshimoto, per il momento) ma mi sono ritrovata molto nella tua osservazione di come quando un romanzo non mi piace tendo a notare e a far diventare enormi dei difetti che probabilmente in un altro libro non mi avrebbero infastidita più di tanto. Comunque le “differenze di opinioni” che hai notato sono proprio l’elemento che fino ad ora mi ha tenuta lontana dai romanzi di autori giapponesi: ho il pregiudizio (che magari verrà del tutto smentito) che non riuscirei a capirli perché mi danno l’impressione di essere così lontani da me culturalmente da non essere capace di godermeli. Prima o poi ovviamente proverò, ma è un po’ come con la fantascienza: non riesco mai a decidermi a fare il “grande passo” (anche se con la fantascienza adesso ce l’ho fatta).
Guarda, siuramente è vero che la mentalità dell’estremo oriente è diversa dalla nostra, ma solitamente a me questa cosa piace! Mi piace scoprire attraverso un romanzo un diverso modo di vedere le cose, dalle piccole alle grandi. Ma in questo romanzo parliamo proprio di assurdità!!
Sono contenta che ti sia decisa a buttarti con la fantasienza, è un genere che io amo molto! Ho visto sul tuo blog che le cose ti stanno andando anche bene, mi pare!