Titolo: Il deserto dei Tartari
Genere: narrativa
Autore: Dino Buzzati (Associazione internazionale Dino Buzzati – Wikipedia)
Nazionalità: italiana
Prima pubblicazione: 1940
Ambientazione: la Fortezza Bastiani, ubicata sul confine nord di un imprecisato stato europeo
Personaggi: Giovanni Drogo, Pietro Angustina, Capitano Ortiz
Casa Editrice: San Paolo
Copertina: In vedetta di Giovanni Fattori, Collezione Marzotto – Valdagno
Pagine: 228
Provenienza: Biblioteca Libreria Amazon Book Depository BookMooch
Note:
Link al libro: IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 26 marzo 2013
fine lettura: 7 aprile 2013
A una certa età sperare costa grande fatica, non si ritrova più la fede di quando si aveva venti anni.
(Pagina 113)
Questo romanzo risponde pienamente alla mia definizione di classico, ma, pur consigliando a tutti la sua lettura, aggiungerei un’avvertenza: leggetelo intorno ai vent’anni!!! :)
Giovanni Drogo, appena nominato ufficiale, viene assegnato alla Fortezza Bastiani, presidio militare al confine nord della nazione. La fortezza è isolata, spoglia, circondata da una natura deserta e selvaggia. L’incarico non è particolarmente accattivante, e Drogo spera di poter andare via presto, eppure alla Fortezza ci sono militari che sono rimasti lì volontariamente per decenni. Quale misterioso fascino ha esercitato su di loro la Fortezza?
Deserto dei Tartari by hockenberry |
Non sapevo davvero nulla di questo romanzo quando ho iniziato a leggerlo, e confesso di essere rimasta un po’ delusa nello scoprire che il deserto del titolo non era poi così importante ai fini della trama, non in senso stretto, almeno. Mi immaginavo che fosse l’ambientazione della vicenda, che l’avremmo visto e vissuto, invece rimane sempre lì, fuori dalla porta. Nonostante questo, la parte riguardante la natura, spoglia, solitaria e selvaggia, rappresentata da questo deserto, mi ha comunque affascinato moltissimo.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura. |
La trama non è particolarmente accattivante, ha giusto qualche momento emozionante, ma per il resto, se presa alla lettera, francamente non farebbe de Il deserto dei Tartari un romanzo interessante. Ma il fatto è che la storia raccontata in questo libro è tutta una metafora, e una metafora estremamente potente, almeno per quel che mi riguarda. Ed è questo quello che intendo quando dico che questo romanzo risponde pienamente alla mia definizione di classico. Un classico per me è un libro sempre attuale (i contemporanei del futuro li definisce Pontiggia), ma soprattutto è un libro che riesce a parlare di me pur raccontando di tutt’altro. E ne Il deserto dei Tartari io mi sono ritrovata pienamente.
I personaggi rappresentano dei “tipi” diversi, ma a ben vedere alla fine possono essere riconducibili tutti a due soli tipi: quelli che rappresentano me, e gli altri. Eh, sì, perché io sono proprio una Giovanni Drogo fatta e finita!
Infatti, diciamoci la verità: questo è uno dei libri più deprimenti che io abbia mai letto! La storia indubbiamente già di per sé non è allegra, ma il problema è che questo romanzo è triste nei modi in cui mi tocca di più. Cominciamo già a pagina 46 dove inizia una lunga, deprimentissima ma efficacissima rappresentazione della vita e del tempo che passa come una strada. E questo è un concetto a cui sono particolarmente sensibile, ora non mi voglio dilungare a parlarne perché proprio non mi va, ma potete immaginare come mi abbia colpito (e affondato) questa lettura! Quindi, se mi permettete, proseguirò il commento da un punto di vista molto personale, perché è proprio con tali sentimenti che ho letto questo romanzo.
La Fortezza Bastiani è, in pratica, la mia vita. Il deserto dei Tartari l’orizzonte a cui guardo, dove ripongo le mie speranze per il futuro. E io sono Giovanni Drogo, mi sento spesso così, che gli altri intorno a me hanno fatto domanda di trasferimento e solo io, scema, no.
Sono stata talmente coinvolta dalle (poche, a ben vedere) vicende del libro che non mi sono soffermata sullo stile di Buzzati, nel senso che leggendo l’ho apprezzato e ho anche colto qualche sua caratteristica, ma non ho preso appunti e non ricordo veramente più cosa mi aveva colpito di questo aspetto! Poco male, comunque, perché ho senz’altro intenzione di leggere altro di Buzzati, quindi spero di poter rimediare un giorno!
Due paroline sul finale del libro, quindi, ovviamente, SPOILER: se il succo del romanzo fosse stato “aspetterò tutta la vita che arrivino i Tartari, ma non arriveranno mai” sarebbe stato già molto triste, ma in realtà è peggio ancora, è tipo “aspetto tutta la vita e quando finalmente arrivano io me ne devo andare”! Le ultime righe, con Giovanni che affronta la morte finalmente consapevole e con ritrovata dignità, lascia una qualche triste consolazione, ma molto piccola e molto triste!
L’immagine presente sulla copertina. |
La copertina della mia edizione non mi piace particolarmente. Innanzi tutto l’immagine è troppo piccola, poi è poco pertinente (un soldato a cavallo – forse della legione straniera? vicino ad un muro).
Il titolo invece mi piace molto, ha fatto lavorare la fantasia fin dal primo momento in cui l’ho sentito nominare, e questo mi ha anche causato una leggera delusione nello scoprire che il deserto non era affatto lo sfondo della storia!
Commento generale.
Il deserto dei Tartari rispecchia in pieno quella che io penso sia la definizione di classico: nonostante parli di avvenimenti che non potrebbero essere più lontani da me, il libro comunque parla di me. Questa è secondo me la sempiterna attualità che rende un libro un grande classico. Leggere questo romanzo non è stato facile, ma nonostante la tristezza che mi ha trasmesso, nel complesso mi ha lasciato un ricordo positivo. Forse solo perché mi ha dato la consolazione di scoprire che la mia situazione non è poi così inusuale (come si suol dire, mal comune mezzo gaudio!), non so, fatto sta che la lettura è stata senz’altro piacevole!
Bonus
Dammi 3 parole
Sfide
Sfida grammaticale
La sfida della TBR pile
Tutti diversi
Mini Recensioni
Sfida del P…protagonista – seconda edizione
ALPHABET CHALLENGE 2013
Io leggo italiano!
Quick fix Challenge
Questo sì… Questo no!
Trasposizioni
Un po’ di frasi
explicit | Leggi> |
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Io ho letto questo romanzo qualche anno fa e anche io, come te, l’ho sentito profondamente mio. In realtà, credo che un po’ mi abbia cambiata. E’ uno dei grandi poteri della letteratura.
Concordo sul finale, ricordo ancora le sensazioni con cui ho chiuso il libro… rievocate anche dalle belle citazioni che hai deciso di riportare.
Conoscevo la canzone di Colin Hay e, oltre che bellissima, la trovo effettivamente molto adatta.
P.S. il quadro della tua copertina rappresenta delle vedette :) E’ un quadro di Giovanni Fattori, un macchiaiolo. Mi piace, ma preferisco il dipinto che è stato scelto per la copertina degli Oscar Mondadori, che se non sbaglio è un quadro dello stesso Buzzati (e, non vorrei dire una scemenza, il quadro ha lo stesso titolo del romanzo). :)
Io ho letto questo romanzo qualche anno fa e anche io, come te, l’ho sentito profondamente mio
Davvero?!?! Io ero convinta che fosse anche un po’ l’età che mi ci aveva fatto identificare così tanto, invece tu (che sei già tanto giovane!) mi dici che l’hai letto anni fa e pure ti ci sei ritrovata… non c’è che dire, davvero un grande classico!!!
Concordo sul finale, ricordo ancora le sensazioni con cui ho chiuso il libro… rievocate anche dalle belle citazioni che hai deciso di riportare.
Mi fa piacere!
Conoscevo la canzone di Colin Hay
Curiosità: come l’hai conosciuta? Io tramite una puntata di Scrubs! :)
il quadro della tua copertina rappresenta delle vedette :) E’ un quadro di Giovanni Fattori, un macchiaiolo.
Sì, lo so, però non conoscevo l’opera, complimenti per la tua cultura in fatto di arte! :) Il quadro comunque non mi dispiace, solo che lo trovo poco attinente al romanzo!
Mi piace, ma preferisco il dipinto che è stato scelto per la copertina degli Oscar Mondadori, che se non sbaglio è un quadro dello stesso Buzzati (e, non vorrei dire una scemenza, il quadro ha lo stesso titolo del romanzo). :)
Online ne ho trovate due di copertine della Mondadori, una con un’uniforme “vuota”, e un’altra con un muro e delle figure stilizzate. A quale ti riferisci?
Eh già, credo proprio che sia il potere dei classici!
Sai che non mi ricordo proprio come l’ho conosciuta? Forse anche io attraverso Scrubs, sono una grande fan della serie ;D
Grazie, in questo caso è solo fortuna: un mio professore di arte, alle medie, ce lo fece copiare. Per questo lo ricordo bene!
La copertina che intendo io è quella con l’uniforme vuota :)
Grazie della precisazione sulla copertina! Sì, di sicuro è molto interessante, e si vede anche il cavallino nello sfondo: direi che è azzecatissima come copertina, e comunque la scelta ideale essendo un’opera dello stesso Buzzati! Peccato non avere quell’edizione!