Stazione Termini

di Chiara Amirante

Anno: 1994
Casa Editrice: Città Nuova
pagine:
Stazione Termini su aNobii

Questo libro l’ho letto un bel po’ di tempo fa, ma siccome ho dovuto farne una recensione per il giornale di un’Associazione di cui faccio parte, ho pensato di recensirlo anche qui! Se vi interessa, informazioni sul giornale le trovate QUI.

Chiara Amirante è una giovane laureata in Scienze Politiche che guarda al suo avvenire senza troppe preoccupazioni, quando improvvisamente si ammala in maniera irreversibile agli occhi. Illuminata da una grande fede, dopo un’improvvisa quanto inaspettata guarigione, decide di dedicare la sua vita agli altri, in particolare a quella parte di umanità fatta di giovani sbandati e disperati, vittime di drammatici circoli viziosi, che hanno fatto della strada la loro principale dimora. Chiara li aiuta dapprima con il dialogo, la comprensione, l’amore, poi cercando di orientarli in strutture di accoglienza già esistenti, e infine creando lei stessa nel gennaio del 1994 l’Associazione "Nuovi Orizzonti" (www.nuoviorizzonti-onlus.com), che ancora oggi si occupa di dare una nuova speranza, un “nuovo orizzonte”, appunto, ai diseredati della società, attraverso case d’accoglienza, operatori di strada, centri d’ascolto e orientamento e anche musical e spettacoli. Tutte queste attività sono finanziate unicamente dalla Provvidenza, che attraverso la generosità di molti, si prende cura di ogni necessità.
Nel libro “Stazione Termini” Chiara racconta i suoi primi incontri, avventi tutti nei pressi, appunto, della Stazione:

«Quante volte percorrendo le strade della città mi era capitato di incontrare sguardi spenti, persi nel vuoto, giovani raggomitolati al bordo di qualche marciapiede, fieri di un chitarra sgangherata e dei loro jeans sdruciti. E quante volte avrei voluto fermarmi ad ascoltare il loro canto, il loro silenzio, per poter entrare in punta di piedi nel mondo di ciascuno. L’idea di provare a sfogliare più attentamente il libro della vita, raccogliendo alcune delle infinite storie dei giovani abitanti della strada, da tempo pungolava pericolosamente la mia fantasia. Ero sempre riuscita a contrapporre a questa idea “malsana” un’adeguata resistenza, ma iniziavo ormai ad esaurire le mie riserve, a perdere colpi. Pensieri come: “Ma se mi fermo a parlare con persone che non conosco mi prenderanno, a ragione, per matta!”… “Bisogna essere discreti, non si può invadere il mondo altrui senza esservi invitati!”, sembravano non convincermi più. La solitudine, che potevo scorgere in tanti di questi volti, mi pareva un ottimo biglietto d’invito e il desiderio di poter condividere con quante più persone possibili la gioia profonda che da tempo sperimentavo, diventò la spinta decisiva per affrontare vittoriosamente il “terribile baluardo” del primo impatto.»

Come dice il cardinale Ersilio Tonini nella presentazione, «questo libro è una documentazione dell’arte incredibile che Dio usa per arrivare alle coscienze».
“Stazione Termini” è un invito a sperare.

Avevo sempre pensato e più volte sperimentato che al di là dell’etichetta di “drogato”, “prostituta”, “alcolista”, “barbone”… al di là delle maschere dure, spesso incapaci di sorridere, vi era celata una misteriosa e troppo spesso inesplorata bellezza. Avevo più volte scoperto con stupore, nel più profondo di cuori raggelati e non di rado inariditi da una vita senza amore, dalla morsa della solitudine, del vuoto, dell’angoscia, dei tesori nascosti. Ero convinta che, pur tra le macerie di una persona distrutta, è sempre possibile scoprire, riportare alla luce, quella scintilla divina presente in ogni essere umano, quel cuore che pur desiderando, a volte ardentemente, di non battere più, può e vuole battere ancora, conoscere e donare quell’amore capace di farlo vibrare d’intensa gioia.
Sì, tante volte mi era capitato di confondermi, perdermi in folle anonime che avrei voluto conoscere. Avevo scrutato con interesse e dolore i volti tristi e segnati di molti, chiedendomi: «Chissà cosa pensa, cosa vive, questo giovane dallo sguardo lucido di lacrime fermate dall’eroina? Chissà qual è il suo mondo, quali sentieri avrà percorso e scelto nel viaggio della vita? Crederà davvero nella subdola illusione di quel paradiso artificiale?
E quei giovani punk, orgogliosi delle loro bizzarre capigliature che ben risaltano sullo sfondo di un abbigliamento nero, colorato, qua e là, dall’allegro tocco di teschi, borchie e fulmini, saranno davvero convinti che poter sfoggiare un po’ di macabro sia espressione di libertà?
Chissà cosa prova quella piccola ragazza che ogni sera percorre lo stesso freddo marciapiede in attesa di qualche viandante solitario a cui vendere il proprio corpo?…».
Mi dissi finalmente che se le mie domande erano fina ad allora rimaste senza risposta, perché travolta come ero dal vortice della routine quotidiana non avevo ancora trovato né il tempo né il coraggio di approfondire tali questioni, forse era giunto il momento di darmi da fare. Dopo molteplici e vivaci discussioni tra il mio buon senso e presunto rispetto umano da una parte e questa spinta sempre più forte dall’altra, decisi di buttarmi. Mi convinsi: «Ma sì, dopotutto pensare di percorrere le strade tentando di conoscerne i principali abitanti non è un’idea del tutto assurda. E poi c’è qualcosa che mi attrae in questi personaggi che hanno fatto della strada la loro principale dimora».
E fu così che iniziai il mio “viaggio nel mondo della strada”.

Era un giorno come tanti altri quello in cui decisi di iniziare il mio «viaggio» ed il cielo incerto sembrava lo scenario adeguato di tutti i timori e le perplessità che ancora mi accompagnavano.

A volte il bisogno di sentirci accettati dalle persone che ci stanno intorno è tale che perdiamo la libertà di essere ciò che realmente siamo per diventare ciò che gli altri di volta in volta si aspettano da noi.

Anch’io ho vissuto dei momenti nella mia vita in cui ho sperimentato quel senso di profonda solitudine che d’un tratto ti attanaglia, facendoti sentire straniero in un mondo non più tuo. Quel qualcosa di sottile e tagliente capace di penetrare l’anima e ferirla. Quei momenti in cui gli schiamazzi di centinaia di persone che si accalcano intorno a te non servono ad altro che a rendere più acuto il tuo dolore; ed il continuare a ridere e scherzare superficialmente con tanti, da maschera a maschera, non ti diverte più, ma sembra quasi rendere più amaro ed invalicabile quel muro d’incomunicabilità che d’un tratto avverti.
[…]
Ma ho anche avuto la fortuna di scoprire quella forza potente e rivoluzionaria che è dentro di noi; quella forza capace di sfondare le mura più imponenti per incontrare il cuore dell’altro; quella forza che sradica e scioglie come d’incanto le maschere più incallite, mostrandoti senza più veli la celata Bellezza. Sì, ho sperimentato la forza dell’amore che riaccende quella scintilla d’infinito presente in noi, capace di illuminare e darci di scoprire quella presente – anche se a volte nascosta – in ogni persona che ci passa accanto. Ho creduto e continuo a credere fermamente che se Dio si è fatto uomo per dirci amatevi, non c’è niente di più importante.

Ogni volta che sono riuscita ad uscire dal soffocante guscio del mio egoismo per allargare un po’ i miei interessi, ho sperimentato una nuova pienezza, una nuova libertà. Sono convinta che il cuore dell’uomo è stato creato dall’infinito per l’infinito.

COSA PENSI DELLA FELICITA’?
Mi rendevo conto che a volte è sufficiente il sorriso di un bimbo, un bell’arcobaleno, l’attenzione di un amico per sentirsi felici. Sono momenti che mi danno nuova carica nel cercare la felicità con la certezza di incontrarla prima o poi. (Claudio)
[…]
So che per sentirmi felice devo potermi specchiare senza paura di guardarmi. So che mi sento felice quando non devo fuggire da me stessa e posso guardare negli occhi le persone che stimo, quando posso sentirmi amata e accettata per ciò che sono.
Mi sento felice quando posso contare sul conforto e l’abbraccio di qualcuno, quando sono soddisfatta di me, quando riesco a dare senso a ciò che vivo, al mio soffrire, ma quanto mi sembra difficile poter realizzare tutto questo! (Evelyne)
[…]
Inizio infatti a convincermi che la felicità abbia una caratteristica molto particolare: solo nel momento in cui ci si decide a non volerla possedere a tutti i costi e a vivere per donarne un po’ agli altri, questa si moltiplica misteriosamente. Solo nel momento in cui si diventa capaci di dimenticare la propria felicità per cercare quella di chi ci sta accanto la si può finalmente raggiungere. Claudio
[…]
Portai con me l’impressione che nell’aver condiviso i nostri pensieri e sentimenti, non ci eravamo limitati a parlare della felicità, ma avevamo creato una nuova occasione per poterla in parte sperimentare.

La mia Casa è il mondo
la mia terra è il Cielo
la mia Patria il cuore di ogni uomo.
Ed ogni persona che incontro
lì il mio tesoro,
nell’oscurità delle tenebre
lì la mia luce,
nello strazio dell’umanità sofferente che grida
lì il mio cuore.

Ricominciare è una parola splendida! Sono convinta che si è sempre in tempo per… "ricominciare"! Certo non abbiamo la possibilità di ritornare indietro e cambiare il nostro passato, ma sono convinta che in ogni momento abbiamo la possibilità di morire per poi risorgere.

Immagina che cosa mai può essere quando capita che una creatura si innamora del Creatore, l’infinitamente niente si innamora dell’infinitamente tutto. E’ davvero difficile da spiegare e da comprendere. Il fatto è che succede.

Mi dissero che Dio è Amore e ci ha amato a tal punto da dare la sua vita per noi. Mi restò molto impresa una frase del Vangelo: "A chi mi ama mi manifesterò", e poi un’altra: "Come fai ad amare Dio che non vedi se non ami il fratello che vedi?", e compresi che la via per conoscere Dio era il cuore perché se Dio è Amore, avrei potuto comprendere qualcosa di lui solo sintonizzandomi sulla sua stessa lunghezza d’onda, solo entrando nel suo linguaggio: l’Amore.

Ho sperimentato che il dolore può essere come un fuoco, dove ciò che è oro si raffina e il resto viene bruciato. […] Un po’ come una forte bufera che d’un tratto arriva e spazza via tutto. E in questo spazzare via tutto spegne, anche tutte quelle luci al neon che prima ti davano sicurezza, ma in qualche modo ti impedivano di alzare gli occhi verso il Cielo e vedere molto più chiaramente il firmamento stellato in tutta la sua limpidezza e bellezza.

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