di Aleksandra Marinina
Anastasija Kamenskaja – Polizia di Mosca
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Titolo: Il volto della morte
Serie: Anastasija Kamenskaja (11)
Titolo originale: Светлый лик смерти (Svetlyj lik smerti)
Genere: poliziesco
Autore: Aleksandra Marinina (sito ufficiale in russo – Wikipedia)
Nazionalità: russa
Anno prima pubblicazione: 1993
Ambientazione: Russia (Mosca), anni 90 del XX secolo
Personaggi: Anastasija (Nastja) Pavlovna Kamenskaja, Viktor Derbyshev, Gennadij Leontev, Tatjana Obrazcova, Ljubov (Ljuba) Serghienko, Ljudmila (Mila) Shirokova, Vladimir (Volodja) Strelnikov, Slava Tomchak, Larisa Tomchak
Traduzione: Rosa Mauro
Pagine: 330
Link al libro: ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 28 aprile 2012
fine lettura: 1 maggio 2012
L’odio è cieco proprio come l’amore.
Pavel Levakov
Una giovane donna viene trovata strangolata vicino a una discarica. Sul luogo del delitto ci sono un paio di cose che non tornano al Maggiore Kamenskaja, e più le indagini proseguono, più indizi vengono fuori, più le incongruenze aumentano, e anche se il colpevole sembra ormai stabilito, la nostra Nastja non si dà pace nel tentativo di far quadrare il tutto.
Continuo ad apprezzare sempre molto questa autrice, anche se ho dei problemi con la cronologia dei suoi romanzi: stando alla data di pubblicazione questo qui doveva venire subito dopo La donna che uccide, ma non ne sono sicura, parla di cose successe in passato che io non ricordo. Comunque è sempre un piacere ritrovare la Kamenskaja, anche se in questo romanzo è meno presente del solito, e possiamo dire che non arriva neanche a risolvere davvero il caso in quanto la soluzione giunge un po’ “da sola”, con una confessione della colpevole.
La trama comunque è molto interessante, con una delle sospettate che si dichiara (a noi lettori) colpevole già a metà libro, salvo poi scoprire che si sentiva tale solo perché aveva fatto il malocchio alla vittima! E poi, come ho detto nella trama, i misteri aumentano a amano a mano che con l’indagine si aprono nuove piste, ad un certo punto un personaggio tira fuori addirittura una storia vecchia più di vent’anni…
A proposito di personaggi, non so se è stata una mia impressione, ma in questo romanzo erano veramente tanti! Oltre ai colleghi di Anastasija, che ancora non ho imparato a conoscere bene, ce n’ero diversi altri che diventano parte attiva della storia, per esempio Tatjana Obrazcova, un giudice istruttore che scrive gialli nel tempo libero (alter ego della Marinina?) e che si improvvisa detective: anche se appare per pochi capitoli ci viene comunque mostrata parte della sua vita privata, che è più di quanto si può dire di Anastasija in questo libro, e soprattutto dei suoi collaboratori! Tanto che coi personaggi occasionali non ho avuto problemi, mentre con quelli ricorrenti ho fatto spesso confusione!
Ma bando alle ciance, il commento generale è senza dubbio positivo, anche se all’inizio ero rimasta un po’ perplessa come la nostra Nastja, ben presto l’infittirsi del mistero mi ha conquistata e infatti ho finito il libro in pochi giorni, che in questo periodo di “magra” per quanto riguarda le letture è sicuramente significativo. Insomma, non il più bel libro della serie, ma sempre una piacevole lettura! :)
Due paroline sul finale: come ho già detto in altri commenti ai libri della Marinina se dovessi dare una definizione di genere per i suoi romanzi direi senza dubbio che sono noir. Anche se ammetto che non sempre riesco bene a definire questo genere, da quanto leggo sulla Wikipedia le sue caratteristiche principali sono una riflessione sulla società contemporanea (e mi sembra che questi romanzi offrano uno spaccato abbastanza realistico della situazione russa degli anni 90) e un finale che, al contrario del giallo classico, non è per niente consolatorio. Questo è vero, a quanto ricordo, per tutti i romanzi della serie che ho letto: alla fine il colpevole viene sì scoperto (almeno questo!), ma non necessariamente arrestato o punito. Questo romanzo non fa eccezione nel presentare un finale a dir poco deprimente: l’assassina viene arrestata, ma alla fine ci fa quasi pena per il dolore e la rabbia che ha covato dentro per tanti anni, e l’ultimo capitolo ci svela che non ha neanche ottenuto la consolazione della verità, perché l’uomo colpevole di aver dato il via alla serie di violenze abusando di sua madre è rimasto impunito e anche non scoperto, visto che l’amico si è addossato la colpa. E quel che è peggio questo amico per tutto il romanzo l’abbiamo visto come l’essere più abbietto di tutti, mentre alla fine si è dimostrato “solo” un ingenuo egoista, ma davvero affezionato ai suoi amici. Insomma, un finale che fa rabbia, che, come dicevo prima, non consola, ma non per questo meno bello.
Copertina e Titolo
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Sfide
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