La bestia umana

di Émile Zola

Titolo: La bestia umana
Serie: I Rougon-Macquart. Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero
Titolo originale: La Bête humaine
Genere: naturalismo
Autore: Émile Zola
Nazionalità: francese
Anno prima pubblicazione: 1890
Ambientazione: Francia (Parigi e Le Havre), 1870
Personaggi: Jacques Lantier, Roubaud, Séverine Roubaud, la Lison
Casa Editrice: BUR
Traduzione: Francesco Francavilla
Pagine: 369
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 11 settembre 2011
fine lettura: 5 febbraio 2012


Non c’è che dire, è una bella invenzione. Si va più in fretta, si sanno più cose. Ma le bestie feroci restano bestie feroci, e avranno un bell’inventare meccanismi ancora più perfetti; nell’ombra vi saranno sempre delle bestie feroci.
Phasie

(Pagina 53)

La locomotiva che tutti i giorni percorre la tratta Parigi-Le Havre si chiama Lison. Il suo macchinista Jacques Lantier le è affezionato come fosse una persona, ed in effetti la Lison è l’unica femmina che Jacques può tollerare nella sua vita, perché non riesce a stare vicino a nessuna donna per cui prova attrazione senza desiderare di ucciderla, per un atavico istinto derivatogli da una tara ereditaria.
Una notte Jacques mentre guarda passare un treno assiste ad un omicidio. Ancora non lo sa ma gli assassini sono due persone che conosce: i coniugi Roubaud.

Mi sono avvicinata a questo libro senza conoscerlo, senza aver letto mai niente di Zola e senza sapere niente dei Rougon-Macquart. Il fatto che riguardasse i treni mi aveva parecchio incuriosita, ma se devo dire la verità è quando entra in scena l’omicidio che il mio interesse si è definitivamente acceso!

Nell’introduzione Roland Barthes definisce La bestia umana il romanzo del Desiderio, del Delitto, del Destino. Io sono d’accordo coi primi due, non tanto con l’ultimo. A lettura finita leggendo appunto questa introduzione e spulciando un po’ la wikipedia ho scoperto che in effetti il tema centrale di Zola in questo romanzo e in tutta la saga dei Rougon-Macquart è il determinismo, ovvero, appunto, l’importanza del destino, della predestinazione, nella vita delle persone. Leggendo a me è sembrato in realtà che i personaggi fossero ben coscienti, consapevoli e colpevoli delle loro azioni, per cui il “destino” non mi è sembrato un protagonista essenziale. Ok, detto così può sembrare ch’io voglia contraddire Zola riguardo alla sua stessa opera! :) Volevo solo dire che la mia impressione leggendo è stata diversa da quella che era nelle sue intenzioni, ma la grandezza dei classici sta anche in questo, secondo me: ognuno ci trova qualcosa di diverso.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da Bluelyne

C’ho messo un po’ a capire a quale “bestia umana” si riferisse il titolo. All’inizio pensavo fosse il treno, visto che la Lison, la locomotiva, era così umanizzata da poter essere considerata un altro personaggio, e, a dirla tutta, anche il personaggio che alla fine mi è risultato più simpatico, e quello per la cui “morte” mi è dispiaciuto di più! Ma poi ho capito che la “bestia umana” era invece la capacità di ogni essere umano di volere il male degli altri, il desiderio insito in ognuno di far del male agli altri per ottenere un bene per se stessi. Per Zola questo evidentemente è colpa del “destino”, della tara genetica che ci portiamo dietro, per me è solo malvagità, fatto sta che l’introspezione di questi personaggi mi ha catturata così tanto che ad un certo punto, quando Séverine e Jacques organizzano l’assassinio di Roubaud, è diventato davvero inquietante! L’idea che si potesse organizzare un omicidio con tanta facilità e freddezza, senza un minimo di senso di colpa, anzi, sentendo di averne tutto il diritto, diventava così nitida da farmi pensare che davvero chiunque potrebbe esserne capace, perfino io! Questa è stata sicuramente la parte che mi ha coinvolto di più emotivamente, infatti da questo punto in poi ho letto il libro molto più rapidamente. Anche perché da questo punto in poi gli eventi capitolano piuttosto rapidamente: Séverine viene uccisa da Jacques, che risulta insospettabile anche grazie alle precauzioni che proprio lei aveva preso nell’organizzare l’omicidio di Roubaud. C’è il processo, che si conclude nel trionfo dell’ingiustizia: Roubaud, l’unico effettivamente colpevole di un omicidio, non viene creduto quando dice la verità, e viene accusato di aver commesso entrambi i delitti per avidità; il povero Cabuche, il più buono e innocente di tutti, viene considerato un mostro; Jacques, l’assassino, riscuote affetto e simpatia da tutti e viene acclamato dalla folla; per finire il Presidente, pedofilo e stupratore, viene creduto un Santo e una vittima innocente.

Il finale del libro m’è piaciuto molto: Jacques torna a lavorare sulla uova locomotiva, impersonalmente chiamata solo col numero 608, che però un pochino viene personificata (anzi, per la verità animalizzata) anche lei, specie quando proprio nelle ultime righe corre inarrestabile e senza controllo perché Jacques e il suo fuochista si sono uccisi a vicenda, trascinandosi dietro il carico di soldati ignari e ubriachi. Ancora una volta un’efficace immagine della bestia umana.

Insomma, tirando le somme, il libro m’è piaciuto o no? Sì, sicuramente, anche se non eccessivamente, infatti gli ho dato 4 stelline ma solo 7 come voto in decimi. L’estrema lentezza della lettura (con una certa vergogna devo ammettere che c’ho messo quasi 5 mesi a leggere questo libro!) è stata, immagino, allo stesso tempo causa e conseguenza di questo gradimento un po’ più basso, ma purtroppo il libro procedeva lentamente, solo a tratti mi prendeva, e poiché, come mio solito, ho letto sempre altri libri in contemporanea, finiva sempre che La bestia umana veniva trascurato.

Però è un bel libro, questo non lo posso negare. Come ho detto, pur essendo del tutto allo scuro delle tematiche di Zola (e avendole anche toppate alla grande!), hanno comunque saputo coinvolgermi e pure l’idea del treno come protagonista (e scena del delitto, e strumento di vendetta, e teatro della tragedia finale) mi ha entusiasmato molto! :)

Copertina e Titolo

Del titolo ho già parlato all’inizio del post, comunque è sicuramente un bel titolo, azzeccato e accattivante.
La copertina anche è molto bella, con le ruote del treno viste in primo piano. (Insomma, s’è capito che amo i treni?!?)

Dammi 4 parole

Treno metafora dell’umanità

Sfide

Un po’ di frasi

Entrato nella stanza, Roubaud posò sulla tavola il pane da una libbra, il pasticcio e la bottiglia di vino bianco. Si soffocava dal caldo; la mattina, prima di andare al lavoro, mamma Victoire doveva aver coperto il fuoco della stufa di molta polvere di carbone.
Il sottocapo stazione aprì una finestra e si appoggiò al davanzale.
[incipit]

A quale scopo dire la verità dato che la logica era nella menzogna?
(Pagina 358)

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