MALCO
Non posso più tacere. Mi è accaduta una cosa straordinaria, e non posso tenerla solo per me.
Mi chiamo Malco, e ho 27 anni. Da quando Caifa è stato eletto Sommo Sacerdote, io sono al suo servizio. Mi sono sempre trovato bene col mio padrone, che è un uomo santo e giusto. O almeno così credevo. Ora, non ne sono più tanto sicuro. Non sono più sicuro di niente. Per questo devo raccontare a qualcuno quello che mi è successo.
Era la notte dopo gli Azzimi, una decina di giorni fa. Un uomo era giunto nel pomeriggio dicendo di essere un discepolo di quel sobillatore che da tempo dava grossi grattacapi al mio padrone e agli altri Sommi Sacerdoti. Disse di essere disposto a consegnarlo, quella sera stessa, nelle mani dei Sinedrio. I sacerdoti organizzarono in fretta un piccolo distaccamento di soldati e guardie, e scelsero anche me per farne parte. Ci preparammo a dovere: questi rivoltosi sono molto pericolosi. Ero stato presente, anche se solo come spettatore, alla cattura di Barabba, e ricordavo che brutta fine lui e i suoi avevano fatto fare ad un bel po’ di soldati.
Quindi partimmo, di notte, con lanterne, torce e armi, guidati da quest’uomo, questo Giuda, che ci consegnava il suo maestro.
Ci portò in un giardino, di là dal torrente Cèdron, dove l’uomo che dovevamo arrestare si ritirava spesso con i suoi discepoli. E infatti quando arrivammo c’erano diverse persone, che stavano parlando. Vedendoci arrivare, uno di loro si staccò dagli altri e ci venne incontro, chiedendoci: «Chi cercate?»
Nessuno rispondeva, così mi feci avanti io: «Gesù, il Nazareno.» risposi, all’erta, aspettandomi subito una pronta reazione da parte di qualcuno di quei ribelli. Invece l’uomo mi rispose, con tutta calma: «Sono io.»
Le guardie accanto a me fecero un passo indietro, come impauriti. Pavidi romani!, pensai. Però neanch’io mi mossi per arrestare quell’uomo, sebbene avesse ammesso di essere colui che stavamo cercando. Mentre ancora titubavamo, chiese di nuovo: «Chi cercate?»
«Gesù, il Nazareno.» risposi di nuovo io. E lo fissai negli occhi. Sentì un forte brivido percorrermi la schiena, mentre lui mi diceva, guardandomi calmo e sereno: «Ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano.» Non lo so cosa mi prese, ma sentii che la mia mano allentava la presa sull’elsa della spada che fino ad allora avevo stretto convulsamente, pronto a colpire. D’un tratto non avevo più tanta voglia di eseguire gli ordini.
Uno di quelli che era lì con il nazareno, approfittando della mia distrazione, tirò fuori una spada e mi colpì all’orecchio destro. Gridai, portandomi la mano alla ferita, sentendo un dolore immenso, e mi accorsi con sgomento che l’orecchio non c’era più, me l’aveva tagliato!
La mia prima reazione fu di sorpresa e sconcerto: come avevo potuto farmi ferire con tanta facilità? Sono abituato a questo genere di incursioni, diverse volte ho preso parte a battaglie, ho sedato molte sommosse, e ora mi faccio tagliare un orecchio da un poveraccio qualsiasi, un vecchio per giunta! Passato lo stupore, subentrò la rabbia. Estrassi la mia spada, e mi avventai sull’uomo che mi aveva colpito. Ma il nazareno si mise in mezzo, ed io mi fermai, non ce la feci a colpirlo, perché subito si mise a parlare. Solo che non era rivolto a me, ma al suo amico: «Rimetti la spada nel fodero;» gli disse: «non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?»
Ecco, ora ho capito, mi dissi. È un pazzo. Vaneggia. Ma poi si voltò, e mi fissò. E i suoi occhi non sembravano affatto quelli di un folle. Sembravano solo addolorati e pieni d’amore. Senza accorgermene, abbassai la spada, e non lo fermai quando mi sfiorò l’orecchio ferito, sebbene mi facesse molto male.
Poi si rivolse agli altri soldati, e disse: «Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti» Appena ebbe finito di parlare, lo legarono, e io mi toccai l’orecchio, che stranamente non mi faceva più male. E con sgomento scoprii che il mio orecchio era lì, senza più nessuna ferita, come prima che quel tale me lo tagliasse di netto. Caddi in ginocchio, mentre lo portavano via, e i suoi discepoli scappavano spaventati, abbandonandolo.
Rimasi da solo, quindi, in quel giardino, e ci rimasi per un bel po’ di tempo, tanto ero esterrefatto da quello che mi era accaduto. Credevo fosse stato tutto un sogno, ma avevo ancora il sangue che si stava raggrumando sulla parte destra del collo, a testimoniare che il mio orecchio era veramente stato tagliato, e quell’uomo (quello che io ero venuta ad arrestare!) mi aveva guarito. Mio Dio, che terribile errore stavano per fare i sommi sacerdoti, a volerlo condannare! Di colpo mi fu chiaro quello che dovevo fare: andare dal mio padrone, Caifa, e spiegargli tutto. Lui avrebbe capito, mi avrebbe creduto, e avrebbe fatto la cosa giusta. Ma quando raggiunsi il Sinedrio seppi che Gesù era stato mandato da Pilato, il governatore romano. Mi recai lì, e per fortuna incontrai una persona che conoscevo, un mercante che era spesso in affari con i romani. Subito gli chiesi se sapeva qualcosa di questo Gesù, se sapeva dirmi che ne era stato di lui. Mi disse che era stato interrogato per un po’ di tempo, e poi mandato via, sempre scortato dai soldati. Purtroppo, non seppe dirmi dove l’avevano condotto stavolta. Girai come un pazzo per tutta Gerusalemme, chiedendo a chiunque incontravo, e ricevendo da tutti informazioni diverse. Alla fine, seppi che era stato condannato a morte, e ad una morte terribile.
Non mi diedi per vinto, e corsi di nuovo dal mio padrone. Lui è un personaggio influente, ero sicuro che avrebbe potuto fare qualcosa. Ma nonostante tutti i miei sforzi Caifa non volle ricevermi, anzi, mi licenziò per non essere tornato con gli altri a fare rapporto.
Così, lo hanno crocifisso, ed io non sono stato in grado di fare niente per lui. Solo andare a vederlo morire. E piangere, e soffrire vedendo le sue sofferenze. E ascoltare le sue ultime, sconcertanti parole.
Vivevo nello sconforto più totale da quel giorno, finché ieri…. Ieri ho sentito cose strane. Delle donne vanno dicendo in giro che Gesù è risorto. E anche alcuni dei suoi discepoli cominciano a parlarne. È assurdo! Come può essere risorto? Ma è assurdo anche un orecchio guarito solo sfiorandolo. E ancora più assurdo è un uomo che si mette a curare i suoi assalitori. E ancora più assurdo è uno che in punto di morte perdona i suoi assassini.
Uno così, potrebbe anche risorgere, no?