Il Silmarillion – Quenta Silmarillion capitoli I-IV


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ATTENZIONE SPOILER!
Gli spoiler (anticipazioni sulla trama) non sono segnalati in alcun modo, poiché occupavano gran parte del commento.
Leggete a vostro rischio e pericolo!

L’inizio dei giorni.

Ancora non arrivano i figli di Ilùvatar, tanto attesi da tutti i Valar, però ne abbiamo una prima descrizione, e c’è qui uno dei miei pezzi preferiti del libri, quando viene descritto il dono di Ilùvatar agli Uomini (l’ho riportato più in basso, tra le citazioni, perché era lunghetto). Il dono è nient’altro che la Morte, sconosciuta agli Elfi. Sembra quasi che questo renda gli Uomini dei figli prediletti, e addirittura a causa di questo dono anche le Potenze li invidieranno. Mi fa venire in mente una strofa di una canzone di Jovanotti che amo molto, “Buon sangue”, in cui parla di Caino: Una domanda insanguinava il suo cuore e cervello:/perché Dio quella mattina preferì mio fratello?/Ma nei giorni più cupi, nei momenti più bui,/lui sentiva che invece il più amato era lui/e come segno di amore gli era stato concesso/il dolore e la colpa per il male commesso. Il senso è un po’ lo stesso che vedo in queste pagine: quella che può sembrare la più brutta punizione, è in realtà il regalo più bello che si possa ricevere. D’altronde, come diceva Highlander per bocca dei Queen: Who wants to live forever?.

Aulë e Yavanna.

Prima dell’arrivo dei Primogeniti, Aulë tenta di vincere la solitudine e il desiderio di avere allievi da istruire creando i Nani. A parte la menzione dei “Sette Padri dei Nani” che non ho potuto fare a meno di associare a Biancaneve ;), mi ha colpito in questo episodio dei Nani il gesto di Aulë quando scopre che la sua creazione ha scontentato Ilùvatar, e si accinge a distruggerla, anche se questo gli spezza il cuore. Naturalmente Ilùvatar lo ferma e la scena mi ha ricordato un po’ quella biblica tra Isacco e Abramo. Già la settimana scorsa la cacciata di Melkor mi era parsa simile a quella di Lucifero dal Paradiso, però non so quanto mi faccio suggestionare e quanto invece Tolkien si sia davvero ispirato alle Sacre Scritture per la sua “bibbia”.

Sempre in questo capitolo, ci viene comunicata la nascita di altre creature che abbiamo conosciuto ne Il Signore degli Anelli: gli Ent, pastori di alberi.

L’avvento degli Elfi e la cattività di Melkor.

E, finalmente, gli Elfi sono arrivati! Ho trovato un po’ buffo immaginarli com’erano all’inizio, giovani, inesperti e spaventati, come bambini! Di solito danno l’idea di creature sagge e antiche! Ma il mondo era ancora giovane! ;)

Molto triste apprendere invece della nascita degli Orchi, che non sono altri che Elfi rovinati da Melkor.

Abbiamo qui una scissione degli Elfi, e se non ho capito male era a questa che si riferiva Tolkien ne Lo Hobbit, quando dice che gli Elfi del fiume sono diversi dagli altri perché non sono mai partiti per l’Occidente.

Thingol e Melian.

Capitolo molto breve, con la prima storia d’amore di questo libro, descritta in poche parole, ma in realtà molto lunga, anche solo considerando gli anni che i due hanno passato immobili, mano nella mano! :)

E ora mi chiedo: chi è il figlio nato da questo amore, che era il più bello dei figli di Ilùvatar? Non me lo ricordo, ma ho qualche sospetto…

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Un po’ di frasi

[Il dono di Ilùvatar agli Uomini]
Volle dunque che i cuori degli Uomini indagassero di là dal mondo, e in questo mai trovassero pace; ma che avessero la facoltà di plasmare la propria vita, tra le potenze e i casi del mondo, oltre la Musica degli Ainur, la quale è come un destino per tutte le altre creature; e per opera loro ogni cosa sarebbe stata, in forma e azione, compiuta, e il mondo definito sino all’ultima e alla più minuscola di tutte.
Ma Ilùvatar sapeva che gli Uomini, collocati tra i tumulti delle potenze del mondo, sovente si sarebbero sviati, e non si sarebbero avvalsi in armonia dei loro doni; per cui disse: «Anche costoro, a tempo debito, costateranno che tutto ciò che fanno alla fine torna soltanto a gloria della mia opera». […]
Uno di questi doni di libertà consiste in ciò, che i figli degli Uomini rimangono solo per breve tempo nel mondo vivente, e a esso non sono legati, e ben presto se ne dipartono: per andar dove, gli Elfi non sanno. […] I figli degli Uomini muoiono per davvero e abbandonano il mondo; per cui son detti Ospiti ovvero Stranieri. Morte è il loro destino, il dono di Ilùvatar, che, col passare del Tempo, persino le Potenze invidieranno.

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