di Virginia Woolf
Titolo: Gita al Faro
Titolo originale: To the Lighthouse
Autore: Virginia Woolf
Nazione: Regno Unito
Anno prima pubblicazione: 1927
Casa Editrice: Newton Compton
Traduzione: Anna Laura Malagò
inizio lettura: 15 ottobre 2007
fine lettura: 22 novembre 2007
C’ho messo un bel po’ di tempo a leggere questo libro, ma non perché l’ho trovato noioso, solo, non è uno di quei libri che ti tengono col fiato sospeso per cui li leggi in ogni momento libero che hai perché vuoi andare avanti con la storia. È un libro da leggere con calma quando hai tempo, e ultimamente di tempo libero ne ho avuto ben poco. Però, nel complesso, questo libro mi è molto piaciuto.
Non posso dire di averlo amato appieno, però. Troppe elucubrazioni, troppe riflessioni dei personaggi mentre non accade nulla, anzi, la stessa scena viene vista da persone diverse ognuna col suo punto di vista. Pesante, delle volte. Ma, nonostante questo, estremamente affascinante. Sebbene ho un po’ “sofferto” del ripetersi, come dicevo, della stessa scena, oppure degli interminabili flussi di coscienza, non li ho trovati mai davvero noiosi. Altre parti, poi, sono state invece molto coinvolgenti, come per esempio la cena, e come sempre alcuni personaggi hanno catalizzato la mia attenzione (Lily Briscoe è indubbiamente la mia preferita!).
Insomma, è stato anche questo libro una sfida assai soddisfacente!
Il segnalibro che ho usato durante la lettura. |
Purtroppo mi sono però resa conto che questo libro esulava un po’ dalla sfida dei libri non letti in quanto l’avevo già iniziato, solo che non lo ricordavo minimamente! Non è che leggendo però me ne sia resa conto perché ricordavo qualcosa; semplicemente, avevo sottolineato alcune descrizioni che mi erano piaciute, e ho trovato queste sottolineature fino ad un punto abbastanza avanzato nel romanzo. Come mai la prima volta, pur trovando alcuni brani interessanti, avevo poi abbandonato la lettura, mentre questa seconda volta l’ho finito trovandolo anche piacevole? I motivi possono essere moltissimi. Uno di questi può per esempio essere che questa seconda lettura èiniziata in maniera molto positiva: nella prima pagina ho trovato una descrizione di una particolarità del carattere del piccolo James in cui mi sono rispecchiata in pieno, e per di più era una cosa su cui avevo riflettuto solo qualche giorno prima. È stato emozionante ritrovarmi descritta così bene, che la lettura è proseguita conservando un po’ di quell’emozione.
Per la cronaca, la descrizione in questione era questa:
Quali erano queste straordinarie parole della madre che tanta gioia hanno portato a James? Semplicemente la promessa della gita al faro del titolo. E tutta la vicenda della prima parte, “La finestra”, si svolge la sera precedente questa ipotizzata gita al faro, che però il signor Ramsey subito boccia con la sicurezza che il giorno dopo non sarà bel tempo. Entriamo nella testa dei vari personaggi, scoprendo una parte del loro mondo, vediamo coi loro occhi e sentiamo i loro sentimenti.
La seconda parte si intitola “Il tempo passa” e parla appunto di questo, del tempo che passa, e l’ho veramente adorata. Vorrei potervi dire la tecnica adottata, ricordo anche di averla studiata al ginnasio, a proposito del racconto “I gioielli” di Moupassant, ma non ricordo proprio. In pratica, l’autrice è padrona del tempo, e lo restringe o lo dilata a suo piacimento. Così osserviamo ciò che accade alla casa negli anni che passano, ne visitiamo insieme alla brezza marina ogni anfratto, ne osserviamo il lento disfacimento, mentre quello che accade ai personaggi (la morte della signora Ramsey e di Andrew, il matrimonio e la morte poco dopo di Prue) è detto invece in poche righe dentro parentesi quadre.
Arriviamo poi alla terza parte, “Il faro”. Come il titolo fa intuire, alla fine, dopo 10 anni, finalmente ci sarà la gita al faro. James non è più un bambino, e viene stavolta obbligato a partecipare alla gita, insieme alla sorella Cam, dal padre. Tornano gli ospiti della casa, e mi ha fatto molto piacere rivedere Lily Briscoe! E così l’ultima parte se ne va con la barca diretta al faro, Lily rimasta a casa cercando di dipingere, seguiamo anche qui i pensieri vari dei personaggi, fatti di lotte e sopraffazioni, richieste mute, riflessioni, rese e soddisfazioni. La fine è affidata proprio a Lily, in cui io ho visto una proiezione della Woolf, ipotesi suffragata dal commento fatto nella prefazione che io leggo religiosamente dopo il libro in quanto, ormai già lo so, di solito strapiena di spoiler.
Sono davvero contenta di aver conosciuto finalmente Virginia Woolf, e non solo il suo romanzo, ma anche la sua vita che ho ricercato per inserirla sempre qui sul blog. Confesso che ero piuttosto ignorante riguardo alla sua malattia, nonostante la visione del film The Hours.
Un ultimo commento suggeritomi dalla lettura dell’introduzione. A quanto pare alla Woolf non interessava tanto la trama dei romanzi, la considerava una volgarità da giornalisti, tanto più (dice Armanda Guiducci, la curatrice della mia edizione) se avvincente (come in Conrad). Ora, io di Conrad ho letto La linea d’ombra e ho abbandonato Cuore di tenebra. Dov’è la trama avvincente?!?! Io non ce l’ho vista.
Sempre in questa introduzione, leggo che la Woolf odiava Joyce. Condivido, ho iniziato a leggere Gente di Dublino e non l’ho mai finito, e ne ho un tal brutto ricordo che proprio non ce l’ho fatta ad inserirlo nella sfida della seconda possibilità (l’ho messo come riserva giusto perché prima o poi ci vorrei provare a finirlo!). Ebbene, ad essere sincera mentre leggevo Gita al faro, i punti più pesanti in cui i flussi di coscienza “esageravano” un po’ per i miei gusti… bè, mi hanno fatto pensare proprio a Joyce!
Mamma mia, ho scritto un vero papiro! Era da molto che non scrivevo una recensione così corposa! :D
Per la mia prossima lettura ho optato per il Creepy Autumn Challenge, visto che è la sfida che terminerà per prima!