Titolo: Il senso di Smilla per la neve
Titolo originale: Frøken Smillas Fornemmelse for Sne
Autore: Peter Høeg
Nazione: Danimarca
Anno prima pubblicazione: 1992
Ambientazione: Danimarca e Groenlandia
Casa Editrice: Mondadori DeAgostini
Traduzione: Bruno Berni
Link al libro: ANOBII
«Smilla. Com’è possibile che una ragazza carina e minuta come te abbia una voce così rude?»
«Mi dispiace» dico «di dare l’impressione di essere rude solo con la bocca. Mi sforzo quanto posso di esserlo in tutto.»
Questa è Smilla che parla in prima persona, all’inizio del romanzo.
Lei “sente” la neve, come dice il titolo, la “capisce”. E la neve le dice che la morte di un bambino suo vicino di casa non è stata un incidente, come tutti sembrano pensare. Comincia così questo giallo un po’ atipico, che mi è piaciuto davvero davvero molto. Soprattutto ho adorato le ambientazioni, tra la Danimarca e la Groenlandia, freddo, neve e ghiaccio, ma ancor di più ho adorato il personaggio di Smilla e le sue considerazioni, in cui spesso mi sono ritrovata.
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A distanza di tempo grazie al Great Random Challenge ho riletto questo libro e ne sono stata molto contenta. Sono stata molto indecisa se abbassare o no un pochino la votazione, da 4 stelle passare a 3*. In realtà sarebbero 3 e mezzo: 4 piene non me la sentivo di dargliele perché a tratti rileggendolo l’ho trovato lento e soprattutto un po’ confusionario, però mi è piaciuto davvero molto, 3 stelle mi parevano poche. La prima votazione con 4 stelle l’avevo data molto tempo dopo la lettura, quando ricordavo solo la bellissima impressione che il libro mi aveva dato. Impressione che confermo pienamente. Quindi… lasciamo 4 stelle, va!
Adoro Smilla sempre più, la adoro perché è sola, fredda, forte e quasi insensibile, ma anche passionale, fragile e ferita. E’ umana, e sotto alcuni aspetti (forse i peggiori!) mi somiglia moltissimo. E poi la adoro perché è proprio un bel personaggio, ben costruito, approfondito e sfaccettato, diviso tra due mondi senza appartenere veramente a nessuno dei due. Poi può anche risultare antipatica (a me no!!), però come personaggio la trovo veramente affascinante!
Il segnalibro che ho usato per questo libro è stato realizzato da Thot appositamente per il Great Random Challenge. |
Non ricordavo il finale così enigmatico, senza una precisa fine, come dice la stessa Smilla: Racconta, verranno a dirmi. Così capiremo e chiuderemo il caso. Si sbagliano. Solo ciò che non capiamo può avere una conclusione. Non ci sarà nessuna conclusione.
Deduco da queste parole che lei ha capito. E’ tornata qanik, la neve dell’inizio, quella che accompagna il funerale di Esajas. Era questo, in fondo, no?, che Smilla desiderava: capire perché.
Comunque, anche se le sorti di Tørk, del meccanico e della stessa Smilla non vengono chiarite, pure il finale m’è piaciuto. E’ stato questo a farmi definitivamente optare per la riconferma delle 4 stelline, perché ho potuto amare e leggere con emozione questo libro fino all’ultimo rigo.
L’ex-libris è opera di Ombraluce. |
Sfide
Un po’ di frasi
I fiocchi sono come piccole piume, e la neve è così, non necessariamente fredda. Ciò che avviene in questo istante è che il cielo piange su Esajas, e le lacrime si trasformano in piume di ghiaccio che si posano su di lui. E’ l’universo che in questo modo gli stende sopra una trapunta affinché lui non debba mai più avere freddo.
E’ solo una piccola domanda. Ma il mondo si dà sempre un gran daffare per sapere come mai una donna nubile e indifesa della mia età non ha un marito e un paio di incantevoli marmocchi. Così col tempo si sviluppa un’allergia alla domanda.
Forse già allora avevo cominciato a desiderare di capire il ghiaccio. Voler capire significa provare a riconquistare qualcosa che abbiamo perso.
I coltelli che ho in casa sono abbastanza affilati da aprire le lettere. Tagliare una fetta di pane è quasi al limite delle loro possibilità. Io non ho bisogno d’altro. Nelle brutte giornate mi capita spesso di pensare che ci si può sempre mettere in bagno davanti allo specchio e tagliarsi la gola. In tali occasioni è bello avere l’ulteriore sicurezza di dover andare prima dal vicino a farsi prestare un coltello decente.
Il sistema numerico è come la vita umana. Per cominciare ci sono i numeri naturali. Sono quelli interi e positivi. I numeri del bambino. Ma la coscienza umana si espande. Il bambino scopre il desiderio, e sai qual è l’espressione matematica del desiderio? […] Sono i numeri negativi. Quelli con cui si dà forma all’impressione che manchi qualcosa. Ma la coscienza si espande ancora, e cresce, e il bambino scopre gli spazi intermedi. Fra le pietre, fra le parti di muschio sulle pietre, fra le persone. E fra i numeri. Sai questo a cosa porta? Alle frazioni. I numeri interi più le frazioni danno i numeri razionali. Ma la coscienza non si ferma lì. Vuole superare la ragione. Aggiunge un’operazione assurda come la radice quadrata. E ottiene i numeri irrazionali. […] E’ una sorta di follia. Perché i numeri irrazionali sono infiniti. Non possono essere scritti. Spingono la coscienza all’infinito. E addizionando i numeri irrazionali ai numeri razionali si ottengono i numeri reali. […] Non finisce. Non finisce mai. Perché ora, su due piedi, espandiamo i numeri reali con quelli immaginari, radici quadrate dei numeri negativi. Sono numeri che non possiamo figurarci, numeri che la coscienza normale non può comprendere. E quando aggiungiamo i numeri immaginari ai numeri reali abbiamo i sistemi numerici complessi. Il primo sistema numerico all’interno del quale è possibile dare una spiegazione soddisfacente della formazione dei cristalli di ghiaccio. E’ come un grande paesaggio aperto. Gli orizzonti. Ci si avvicina a essi e loro continuano a spostarsi. E’ la Groenlandia, ciò di cui non posso fare a meno! E’ per questo che non voglio essere rinchiusa.
Scoprire il proprio compito. Forse è questo ciò che Esajas mi ha dato. Che ogni bambino può dare. La sensazione che ci sia uno scopo.
Ciò che complica la vita sono le possibilità di scelta. Chi ha qualcuno ch sceglie per lui, ha la vita facile.
Non si può vincere contro il ghiaccio.
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* Mi riferivo ovviamente al vecchio sistema di valutazione di aNobii a quattro stelline.