Frasi da "I contemporanei del futuro"
Classici venivano chiamati non tutti coloro ch'erano compresi nelle prime cinque classi, ma solo gli uomini della prima classe che erano stati censiti per 125.000 assi o più»
Aulo Gellio, Notti Attiche (VI,13,1)
Il libro inizia con questa citazione. Classici, quindi, è un termine militare. Io non lo sapevo!
Prima di parlare nello specifico di vari "classici", Pontiggia spiega per diverse pagine l'origine di questo termine, in maniera forse un po' troppo erudita, ma piacevole e anche a tratti divertente.
Come quando parla del latino, lingua considerata da molti artificiale, suffragati anche dall'incomprensibile «costruzione» delle sue frasi. Lo studente la scambia per una perversione della mente antica, che anziché disporre soggetto, verbo e complementi in una successione logica, li mescola in un caos in cui lui, dopo duemila anni, deve ripristinare l'ordine.
Continuiamo poi con l'evoluzione della parola "classici", o meglio, di quella da cui deriva, classis, intesa come unità che le include tutte, viene identificata con l'aspetto che la caratterizza maggiormente (a parte la funzione periodica di uccidere e di morire) e cioè l'esercizio.
Poi, una bella descrizione dell' "essenza" di un classico:
La proliferazione e insieme la crisi della nozione di classico, le polemiche, esplicite o sotterranee, che l'hanno al centro, la sua presenza ora intimidatoria ora degradata, il conflitto sempre rinnovato tra alto e basso, il principio irriducibile quanto contestato di una gerarchia ricevono una luce inattesa dalle radici delle parole. Noi vediamo tronchi, rami e foglie. Ma la linfa che dà loro nutrimento corre invisibile fin dal tempo in cui un presentimento si è articolato in suoni e una immagine, per la prima volta, è diventata una parola.
Ecco adesso una bellissima e poeticissima descrizione, della... come potrei dire? utilità, o meglio, della "missione" di un classico:
Ma i classici, in un tempo ciclico, realizzavano un destino, non correvano una avventura seguendo la freccia del tempo. Occupavano o difendevano spazi sotto il cielo uguale della tradizione.
Poi, una citazione di Isaac Newton che vuole darci, secondo Pontiggia, una immagine memorabile della speranza, della bellezza e dei limiti del sapere: «Non so come posso apparire agli occhi del mondo, ma a me sembra di essere stato soltanto come un fanciullo che giocava sulla riva del mare e che si divertiva a trovare di tanto in tanto un ciottolo più levigato o una conchiglia più bella del comune, mentre il grande oceano della verità si stendeva sconosciuto davanti a me.»
Infine, finalmente, Pontiggia ci dona una definizione di classico:
Noi non leggiamo un classico per le sue qualità, ma per l'importanza e la bellezza di quello che ci dice. Un classico è una esperienza radicale, un incontro che ci modifica, non un ritrovamento di aspetti reperibili in altri.
E poi ancora più avanti:
L'esperienza dei classici ci dice il contrario. Non sono nostri contemporanei, siamo noi che lo diventiamo di loro. Dimenticarli in nome del futuro sarebbe il fraintendimento più grande. Perché i classici sono la riserva del futuro.
Da qui in poi posto anche brani tratti dai vari commenti ai classici presenti nel libro. Prima di ognuno di questi brani, perciò, c'è autore e titolo cui il commento si riferisce.
[Alonso de Contreras, Storia della mia vita]
I fatti, in un classico come questo, non sono solo l'azione, ma il fascino inesplicabile di chi li racconta, la sua intima barbarie e il suo amore del linguaggio.
[Francesco Bacone, Saggi]
Merito dell'autore è di resistere alla tentazione di mediare, restituendoci finalmente ciò che la modernità ci ha tolto: non più la spiegazione dei comportamenti, ma la incomprensibilità delle sorprese.
Lo stile è l'impronta di ciò che si è in ciò che si fa.
René Daumal
[Ovidio, Tristezze]
Dai confini del mondo conosciuto, sullo sfondo di gelidi scenari squallidi, un poeta continua a credere nella mediazione della parola. Non è ancora guarito da quella che Cioran chiama «la mania di sperare». Questa attesa, anche se sempre più tenue, gli impedisce di attingere il vertice tragico, ma ci restituisce l'uomo in un paesaggio di desolazione e di solitudine.
[Tomaso Garzoni, La Piazza universale di tutte le professioni del mondo]
Aspettavo questo libro da qualche secolo. I bibliofili, oltre che eterni, sono pazienti.
[Aristofane, Le nuvole]
Sotto il guanciale del letto di morte di Platone, ricorda Nietzsche, «non si trovò alcuna bibbia, niente d'egiziano, di pitagorico, di platonico, bensì le opere di Aristofane».
Quasi tutti gli uomini sono schiavi (...) perché non sanno pronunciare la sillaba no. Saper pronunciare questa parola e saper vivere soli sono i due unici modi per conservare la propria libertà e il proprio carattere.
da Massime e pensieri. Caratteri e aneddoti di Nicolas de Chamfort
I classici esigono, confessiamolo, qualche sacrificio. Almeno logistico, di trasferta e di ambientamento, prima di rivelarsi allo sguardo.
I classici non sono attuali, ha detto una volta Borges, sono qualcosa di più, sono eterni.
Ancora, un appunto sul significato di un classico. Da cosa lo si distingue dai non classici? Può essere un giusto metro la sua "grandezza"? Secondo Pontiggia, no, poiché secondo lui occorre spostare l'accento sulla vitalità durevole del testo, su una eccentricità inventiva, su una energia di cui il tempo non ha affievolito l'efficacia e confermato invece una attualità imprevedibile.
[Marziale, Epigrammi]
Plinio il Giovane [...] esprimerà dopo la sua [di Marziale] morte il timore che l'opera non gli sopravviverà. In duemila anni forse si sarà rassicurato.
Il genio non è che una lunga pazienza.
Buffon (non il calciatore, il naturalista!)
Noi non sappiamo nulla di noi stessi e ci muoviamo, viviamo, sentiamo e pensiamo senza sapere come; gli elementi della materia ci sono sconosciuti come tutto il resto; e siamo dei ciechi che procedono e ragionano a tentoni.
da Vita di Federico II di Voltaire
A chi ancora dubitasse della superiorità della donna ricorderei la letteratura sterminata - fatta di denigrazione, di paura e di odio - che l'uomo ha accumulato nei secoli contro di lei. Tanto accanimento è sospetto.
Ai messaggi positivi provvede la pubblicità, affidata ai «creativi». Uno scrittore si impegna per qualcosa di più labile e più durevole, un bagliore che ci riguardi.
L'apparente inattualità dei classici è la loro forza. Io non so quanti lettori troverà questa collana. So che saranno più del previsto. Perché persino gli uomini attuali sono saturi di attualità.
Il figlio di Dio è morto: è credibile, perché è illogico.
Tertulliano, da La carne di Cristo
A chi lo accusava di "plagio", Virgilio rispose una volta: «Perché non tentano anche loro gli stessi furti? Si accorgerebbero che è più facile strappare la clava a Ercole che un verso a Omero.»
Commenta Pontiggia: si sa che le battaglie contro l'ottusità non sono mai vinte, anche se, per fortuna, mai perdute.
Si può dubitare dell'esistenza di Shakespeare, ma non di quella di Amleto. Pirandello contrapponeva alla storicità di Manzoni l'eternità di don Abbondio. E possiamo ignorare dove sia sepolto Cervantes, ma sappiamo che don Chisciotte continua a cavalcare nella Mancia.
Può darsi che Maupassant, una volta letto tutto, non lo si rilegga. Ma quelli che vogliono essere riletti non saranno letti.
Jules Renard, Diario
[Guy de Maupassant, Tutte le novelle]
Edmond de Goncourt si rammaricava di essere considerato «Un gentleman, un dilettante, un aristocratico ce si balocca con la letteratura». E si chiedeva nel suo Diario, il 27 marzo 1887: «Perché invece Guy de Maupassant è un vero scrittore? Vorrei proprio che mi spiegassero la differenza.» Come spiegargliela? Basta togliere il punto interrogativo alla sua domanda.
Sono finita qui per caso, e sono felice che sia capitato. Mi piace molto il tuo blog.
Ti regalo una citazione sulla lettura.
Dalla lettura delle pagine scritte, la lettura che gli amanti fanno dei loro corpi (di quel concentrato di mente e corpo di cui gli amanti si servono per andare a letto insieme) differisce in quanto non è lineare. Attacca da un punto qualsiasi, salta, si ripete, torna indietro, insiste, si ramifica in messaggi simultanei e divergenti, torna a convergere, affronta momenti di fastidio, volta pagina, ritrova il filo, si perde.
Italo Calvino se una notte d'inverno un viaggiatore
Ciao! Sono davvero contenta che il blog ti sia piaciuto! Grazie mille della visita e della citazione! :)